La morte viene per l’arcivescovo

Autore: Willa Cather
Edizioni Fede&Cultura, Verona 2019, p. 288, € 18
Per il lettore disposto ad immergersi nell’atmosfera dell’America di frontiera, del New Mexico di metà Ottocento, abitato dai Navajos e percorso da avventurieri senza scrupoli, ecco, pubblicato da Fede&Cultura un romanzo in grado di coinvolgere per il suo stile semplice ed immediato, per l’umanità dei protagonisti e per l’intensa ed efficace narrativa. Narra la vicenda del giovane vescovo francese Jean-Marie Latour, che, nel 1851, a soli 35 anni, venne inviato come vicario apostolico proprio in questo territorio: era stato da poco annesso agli Stati Uniti e questo preoccupava Roma. In effetti, l’inizio della missione, a Santa Fé, fu subito duro: il clero messicano si rifiutò di riconoscere l’autorità del nuovo Vescovo.
Ad aggravare la situazione, l’immoralità e la corruzione di molti sacerdoti locali, oltre alla contrapposizione tra gli interessi dei colonizzatori – per lo più, mercanti, cacciatori, pionieri e cercatori d’oro – e quelli dei nativi, decisi a difendere fino all’ultimo la propria indipendenza e la propria identità. Padre Latour, assistito da Padre Joseph Vaillant, per trent’anni, passando di villaggio in villaggio, riuscì comunque ad annunciare Cristo, ad evangelizzare, ad incontrare persone speciali ed a conoscere storie incredibili.
Come quella dell’anziana indiana, che per 19 anni conservò la fede e perseverò nella tradizione ricevuta in gioventù, nonostante le persecuzioni per questo patite; oppure il Navajo, che salvò padre Latour dalla tempesta, conducendolo nella grotta sacra al suo popolo. La nomina ad arcivescovo non interrompe quest’intensa esperienza missionaria, che prosegue sino al termine del viaggio terreno di padre Latour, a Santa Fé, laddove tutto era iniziato.