La Milano di san Carlo Borromeo

La Chiesa, fatta di clero e di fedeli profondamente uniti come membra di Cristo, faceva esame di coscienza e confessava i propri peccati, innalzava cappelle, templi, cattedrali per ringraziare della fine delle epidemie. Pensiamo, ad esempio, a quanto fece a Milano san Carlo Borromeo (1538-1584). Alla fine della pestilenza del biennio 1576-1577, il popolo milanese si rivolse a lui per chiedere come ringraziare Dio per la cessazione del morbo ed egli suggerì quale ex-voto l’erezione di una chiesa da dedicare a san Sebastiano, poco distante dal Duomo, sul luogo di una chiesetta dedicata a san Tranquillino, nella quale già c’era un altare dedicato a san Sebastiano, a cui i fedeli accorrevano in caso di epidemie. Iniziato nel 1577, il luogo di culto venne completato con alcune modifiche intorno al 1630, in occasione di un’altra peste, quella manzoniana.
Sempre legata alla peste è la chiesetta di San Carlo al Lazzaretto, dove veniva celebrata la Santa Messa per i degenti: la posizione era stata scelta in modo da permettere ai malati, ospitati sotto i portici o in piccole stanzette, di assistere alla Santa Messa senza spostarsi dai loro ricoveri. Venne iniziata nel 1585, per essere terminata nel 1591. Non basta, nella chiesa di San Tomaso in Terramara, sempre a Milano, nella cappella dell’Immacolata, una lapide riporta le iscrizioni latine della vicina chiesetta di San Nazaro in Pietrasanta, demolita nel 1888, e da cui proviene la statua dell’Immacolata, incoronata d’argento nel 1578 da san Carlo Borromeo come ex-voto per avere scacciato la peste.
Questo testo di Elena Falletti è tratto dalla rivista Radici Cristiane. Visita il sito radicicristiane.it