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La critica di Jürgen Habermas alla “genetica liberale” (II parte)

Diario di bioetica25 Settembre 2020
Testo dell'audio

Dopo aver tracciato nella prima parte alcuni elementi chiave della visione liberale, in questa puntata possiamo meglio comprendere la critica di Jürgen Habermas a una “genetica liberale” nel testo Il futuro della natura umana. Pur trovandoci spesso in disaccordo con l’autore – ad esempio sull’identità pre-personale dell’embrione o sulla separazione tra principio di indisponibilità e quello di inviolabilità della vita umana – l’analisi del suo testo è degna di nota.

Secondo Habermas, paradossalmente, è proprio il “libero poter essere se stessi” così tanto professato dal liberalismo della libertà come autodeterminazione, a sembrare in pericolo. Nell’intervento genetico, infatti, chi è sottoposto a manipolazioni, il figlio, non è più “fine in sé”, ma egli stesso deve raggiungere un fine, quello dei genitori. Che cosa succederebbe se una persona venisse a scoprire che la sua identità corporea non è “sua” fin dall’origine, ma è risultato del pensiero e poi dell’azione di altri, che, così facendo, si sono posti in un’ottica oggettivizzante nei suoi confronti?

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