La critica di Jürgen Habermas alla “genetica liberale” (I parte)

In tutte le sue accezioni, il termine “Liberalismo” designa la centralità conferita sia in ambito morale sia in ambito politico, all’individuo, ai suoi diritti, alle sue libertà. Nella nostra epoca, sembra non esserci personalità politica o culturale che non si definisca “liberale”, tanto grande è il timore di venire associato a ideologie che hanno fatto come loro bandiera entità collettive come “nazione”, “classe” o “razza”.
Egli è “libero e sovrano” e, avendo una natura in-definita e, dunque, plastica e indeterminata, ha la possibilità di progettare se stesso, ma soprattutto ritiene di dover costruire e conquistare da sé il proprio posto nel mondo fino alla pretesa di auto-crearsi e auto-distruggersi. Questa visione incide prepotentemente anche sui temi bioetici, in particolare quelli legati alla manipolazione genetica, anche quella legata alla generazione. Questa riflessione ha portato lo studioso Jürgen Habermas al testo “Il futuro della natura umana. I rischi di una genetica liberale”, che, in un percorso di due puntate, ci proponiamo di ripercorrere.