La città delle chiese

Un uro – antico bue ormai estinto – bianco in campo rosso: questo l’antico simbolo della città di Kaunas, che i sovietici sostituirono con un bisonte europeo. Ma, con l’indipendenza dall’Urss, l’animale originario fu riportato sullo scudo araldico cittadino. E non bastò: venne inserito tra le sue corna un simbolo che non lascia dubbi, una Croce d’oro, a simbolizzare la profonda vocazione religiosa di questa terra.
Primo centro industriale della Lituania, seconda città per abitanti rispetto a Vilnius, da cui dista circa 100 chilometri, e che sostituì come capitale per venti anni, dal 1920 al 1940, Kaunas si caratterizza per uno sviluppo urbanistico che è riuscito a lasciare intatto (e quasi completamente pedonale) l’ampio centro storico, una sorta di triangolo che si incunea verso la confluenza dei fiumi Nemunas e Neris. Il suo edificio più antico è il castello, che fu più volte attaccato e distrutto dai Cavalieri Teutonici, fino alla sconfitta dell’Ordine nella battaglia di Tannenberg (1410). Successivamente la città entrò nella Lega Anseatica, sviluppandosi rapidamente come centro economico e commerciale.
La città soffrì diverse dominazioni: napoleonica, zarista, polacca, sovietica, nazista e poi ancora sovietica. Quest’ultima cercò di cancellarne lo spirito religioso, trasformando tutte le sue chiese in magazzini, palestre, uffici o altro. Ad esempio la chiesa di San Giorgio, che sorge di fronte ai resti del castello e che è uno splendido esempio di gotico lituano, caratterizzato dall’uso di mattoni rossi, divenne un magazzino sotto i napoleonici e una sala da ballo sotto i comunisti sovietici. Attualmente è tornata ai Francescani (vi è un convento annesso) e, parimenti, tutte le bellissime chiese della città sono tornate al culto: ad esempio l’antica chiesa francescana di Vytautas, fatta costruire nel XV secolo dal granduca ed eroe nazionale Vitoldo (1352-1430), per ringraziare la Santa Vergine Maria d’avergli salvato la vita in battaglia.
Sorge lungo il fiume Nemunas, in una zona strategica, tanto che i soldati francesi la utilizzarono come deposito di munizioni. Dopo la sconfitta di Napoleone, i russi la consegnarono agli ortodossi, mentre i sovietici la trasformarono nuovamente in deposito. Infine, è stata definitivamente restituita al culto cattolico. Sorte simile accadde alle altre costruzioni religiose, in una città particolarmente ricca di chiese monumentali, che costituiscono il principale patrimonio artistico cittadino: troviamo chiese gotiche (oltre alle due citate, va aggiunta quella di Santa Gertrude), chiese barocche (la splendida e ricchissima Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, in cui ogni pilastro presenta un altare autonomo ed usato per le celebrazioni; il complesso dei Gesuiti, dedicato a San Francesco Saverio; il monastero camaldolese di Pažaislis), chiese neobizantine (San Michele Arcangelo) ed anche chiese contemporanee come l’imponente chiesa della Resurrezione (la cui realizzazione risale ai giorni dell’indipendenza del 1918 come ringraziamento al Signore), caratterizzata dall’altissimo campanile, terminato nel 2005 (Stalin aveva fatto abbattere il precedente quando aveva fatto trasformare l’edificio in fabbrica) e fortemente voluto dalla municipalità di Kaunas come simbolo cittadino che celebrasse il ritorno alla piena religiosità della Lituania.
L’Arcidiocesi di Kaunas comprende inoltre nel proprio territorio la Diocesi di Šiauliai, in cui sorge la celebre Collina delle Croci, antico luogo di pellegrinaggio divenuto sotto i sovietici il simbolo dell’identità nazionale lituana e che i comunisti cercarono inutilmente di distruggere: basti pensare che agli inizi del XX secolo c’era poco più di un centinaio di croci, mentre adesso se ne contano oltre 50.000.
Questo testo di Gianandrea de Antonellis è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. È possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it