La Carne
Procediamo presentando la dottrina della Chiesa su queste tre concupiscenze: ‘la concupiscenza triplice’, altrimenti conosciuta come ‘La Carne’.
La Carne significa dunque la concupiscenza triplice che viene definita da San Giovanni Evangelista (1.Gv, 2.16) come: ‘La concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi, e la superbia della vita’. La terza forma di concupiscenza si chiama anche ‘la concupiscenza spirituale’ o ‘la concupiscenza della propria eccellenza’. Osserviamo che il termine ‘carne’ ha due sensi: un senso generico quando viene inteso come nemico dell’uomo, ed un senso stretto inteso come una delle tre concupiscenze.
La Concupiscenza della Carne
Dio ha creato tutto per un buon fine. Il fine del piacere carnale è di indurre l’uomo a fare ciò che gli è utile in quanto uomo. Il piacere del mangiare e del bere induce l’uomo a tenere in esistenza sé stesso; il piacere del rapporto coniugale lo induce a tenere in esistenza il genere umano.
Se questi piaceri (e tutti quelli della carne) sono gustati con moderazione e con un orientamento al loro proprio fine, sono buoni; ma se sono ricercati come fini in sé stessi, divengono cattivi. Cercare i piaceri carnali come fini in sé stessi, cioè in modo disordinato, è nient’altro che dare sfogo libero alla natura caduta ferita, irrazionale, cieca, con la sua tendenza inerente verso il caos, la distruzione, ed il nulla.
Il piacere sensuale si attacca a tutti i sensi: ‘Entra dolcemente attraverso gli occhi’, nelle parole di Tommaso da Kempis, ‘e finisce con lo strangolare l’uomo a mo rte’; entra per l’udito mediante discorsi libidinosi o canti pieni di morbidezza, accendendo il fuoco della passione e suscitando immagini sconcie; entra per l’odorato e per il gusto portando il soggetto alla gola; entra per il tatto che, diffuso su tutta la superficie del corpo, inclina la persona alla sensualità e alla morbidezza. Di fatti il pericolo particolare del piacere carnale consiste proprio nella sua estensione sul corpo intero tramite i cinque sensi esterni.
Bisogna aggiungere che il piacere sensuale si attacca ugualmente ai sensi interni: la fantasia e la memoria.
Il pericolo del piacere carnale cresce nella misura in cui un piacere carnale ne suscita un altro ed in cui i sensi collaborano per eccitare la voluttà, così che anche un piacere innocente può condurre ad un piacere colpevole.
La condizione della carne moralmente infiammabile richiede un rimedio forte che è la mortificazione del piacere. San Paolo dice: ‘Quelli che sono di Cristo hanno crocifisso la loro carne con i suoi vizi e le sue concupiscenze.’ (Gal. 5.24)
Questa mortificazione è di ordine sia interiore che esteriore. La mortificazione interiore consiste nel legare e vincere tutti i desideri impuri e disordinati che sentiamo nella carne; quella esteriore consiste nell’impedire il contatto dei sensi con gli oggetti atti di suscitare in noi tali desideri.
La mortificazione è, nell’analisi finale, un prolungamento del battesimo ed un’ imitazione ed assimilarsi a nostro Signore Gesù Cristo Che ha crocifisso la Sua carne e Che è morto per risuscitarci ad una nuova vita di Grazia. Lo stesso apostolo scrive (Rom. 6. 2-4): ‘Noi che già siamo morti al peccato, come potremmo ancora vivere nel peccato? O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo siamo stati dunque sepolti nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre così anche noi possiamo camminare in una vita nuova.’
La mortificazione è un dovere per ogni cristiano secondo le parole dello stesso San Paolo (Rom 8.13): ‘Se vivrete secondo la carne, poi morirete; se invece con l’aiuto dello Spirito Santo voi fate morire le opere del corpo, vivrete.’
Sul livello pratico accenniamo brevemente ai tre oggetti eventuali della mortificazione:
a) I piaceri peccaminosi;
b) I piaceri pericolosi che conducono quasi sempre al peccato secondo il principio: chi ama il pericolo perirà in esso;
c) Almeno alcuni piaceri leciti come quelli ad esempio che possiamo combattere nella Quaresima per rafforzare la nostra volontà contro l’attrazione del piacere in genere, poiché chi gusta senza restrizione tutti i piacere leciti è molto vicino a scivolare in quelli illeciti.