Isabella la Cattolica, una regina mossa dalla Fede

La Regina Isabella la Cattolica (1451-1504) è conosciuta sì per aver dato le caravelle a Cristoforo Colombo, ma soprattutto per la revoca del permesso di residenza agli ebrei spagnoli (erroneamente noto come “decreto di espulsione degli ebrei”) e per l’istituzione dell’Inquisizione spagnola. I più, compresi molti cattolici, sono all’oscuro del fatto che è in corso il suo processo di canonizzazione e che ella gode del titolo di Serva di Dio (il processo è al momento fermo a causa delle proteste del mondo ebraico e musulmano avvenute tra il 1990 e il 1992).
Una donna eccezionale, una grandissima sovrana
La leyenda negra che grava sulla Spagna ha sminuito e oscurato la figura di Isabella, che fu la sovrana che riformò in capite et membris tutta la Spagna, realizzando la riforma dello Stato e dell’Università, degli ordini religiosi come del clero secolare, che istituì la milizia popolare della Santa Hermandad e l’Inquisizione, che portò a termine la sette volte secolare Reconquista con la vittoria definitiva sul Regno di Granada e preparò, tramite il matrimonio della figlia Giovanna (la Pazza) con l’erede al Trono del Sacro Romano Impero Filippo il Bello d’Asburgo, l’immenso impero che sarà poi di suo nipote Carlo V d’Asburgo, erede della Spagna, dei suoi domini italiani, del Sacro Romano Impero, delle Fiandre e della Borgogna, e conquistatore delle Americhe.
L’operato della Regina forgiò una nuova Spagna, ancorata profondamente alla fede cattolica al punto di divenire baluardo in Europa contro l’infezione protestante, facendola diventare il Regno più importante d’Europa e il braccio destro della Chiesa nella guerra contro i turchi e nella riforma cattolica del secolo XVI.
Le sue gesta hanno avuto ripercussioni che perdurano ancora ai nostri giorni: Isabella fu l’unica che appoggiò fin dall’inizio il viaggio di Cristoforo Colombo ad partes Indiae che sfociò nella scoperta dell’America e fu la prima sovrana della storia ad abolire la schiavitù nei suoi domini, riconoscendo la piena umanità degli indios e concedendo loro i diritti fondamentali dell’uomo.
Spiritualità e fede di una regina
Cosa ancor più sconosciuta, è il fatto che la Regina sorprendeva e affascinava i suoi contemporanei. I cronisti del suo tempo sottolineano il fatto che ella «sembrava condurre una vita più contemplativa che attiva» e che «prediligeva maggiormente le cose divine piuttosto che le umane»: Isabella attingeva la forza per realizzare imprese epocali dalla sua profondissima e immensa fede e si presenta agli studiosi come un’anima in continua perfezione dai primi anni della sua vita fino alla sua morte. La sua religiosità si esprimeva particolarmente nelle devozioni ai Luoghi Santi, al Santissimo Sacramento, all’Immacolata Concezione e a san Giovanni Evangelista.
Le Solennità dell’anno liturgico erano occasioni per sostanziose elemosine sia per lei che per i figli. Il giorno dell’Annunciazione vestiva e serviva da mangiare di propria mano a nove donne povere in onore dei nove mesi della gravidanza di Maria Vergine; partecipava e assisteva, a volte anche scalza, alle processioni quaresimali; il Giovedì Santo vestiva e dava da mangiare ai poveri che si lavavano i piedi e visitava il Santissimo Sacramento in numerose cappelle; il Venerdì Santo assisteva all’adorazione della Croce e alle processioni penitenziali con una cappa e un mantello nero.
Attendeva sempre al suo turno nell’adorazione eucaristica; pregava tutti i giorni le ore dei sacerdoti e arrivò a chiedere al Papa Giulio II di imporre il silenzio a quanti negassero la dottrina dell’Immacolata Concezione.
Amava a tal punto la Santissima Eucaristia che aveva degli informatori sul culto e l’attenzione che le era prestata: il 17 agosto 1501 ordinò ai vescovi di riporre l’Ostia consacrata in casse d’argento, di tenere puliti e ben ordinati gli addobbi e il necessario per la Messa e di tenere accesa la lampada davanti il Santissimo.
Nel redigere il suo testamento, in punto di morte, decretò che la cera «che si pensava di comprare per le esequie venga data ad alcune chiese povere perché arda davanti il Santissimo Sacramento» e che «i rimanenti miei beni mobili siano dati alle chiese ad ai monasteri perché vengano impiegati per le spese necessarie al culto del Santissimo Sacramento».
Spirito missionario e crociato
La Regina era animata inoltre da un fortissimo ideale missionario e uno spirito di crociata che può sembrare anacronistico nell’Europa del XV secolo. L’ideale della crociata che aveva animato l’Europa medievale si era assopito in un periodo di grosso travaglio per la Cristianità: nel 1453 i turchi avevano conquistato Costantinopoli; nel 1461 cadde il Regno di Trebisonda (ultimo regno cristiano d’Oriente); nel 1480 sempre i turchi conquistano temporaneamente la città di Otranto massacrandone 12.000 abitanti con il chiaro intento di puntare su Roma. Nel frattempo, avanzavano impunemente nei Balcani, con l’usuale carico di orrori e soprusi.
Anche in Spagna la Reconquista si era di fatto arenata nel 1462 con la conquista di Gibilterra. Isabella e suo marito Ferdinando riaccesero nell’animo degli spagnoli lo spirito della crociata: nel 1480 iniziò la Reconquista del Regno di Granada che si concluse il 2 gennaio 1492 con l’entrata dei Monarchi nella città andalusa.
La Regina reclutò truppe ed ebbe talmente a cuore la salute spirituale e fisica dei suoi soldati, da costruire per farli ristorare la città di Santa Fe e il primo ospedale da campo della storia moderna. Con l’impresa di Granada, Isabella si pone al termine di un processo storico che aveva coinvolto da vicino i suoi avi: ella era pronipote, tra gli altri, di doña Berenguela, san Ferdinando III e doña Maria del Portogallo.
Lo spirito evangelizzatore si può vedere nella conclusione della conquista delle Isole Canarie (1478-1496) dove la Regina scelse, appoggiata in questo dalla Santa Sede, il carattere della “conquista evangelizzatrice”: i Monarchi e i missionari avevano per fine principale la conversione degli abitanti delle isole, perciò le operazioni militari avevano esclusivamente l’obiettivo di vincere la resistenza indigena e permettere il lavoro dei missionari.
In Terra Santa come in tutto il Medio Oriente, la Regina favorì (già nel XV secolo) la permanenza dei cristiani e la cura delle Basiliche elargendo annualmente grandi elemosine e ottenendo un patronato regio su alcune chiese di quelle terre così da essere paragonata in vita a Sant’Elena.
Con la conquista di Granada, il Sultano d’Egitto, signore della Terra Santa, aveva inasprito la persecuzione sui cristiani: Ferdinando e Isabella, non potendo conquistare l’Africa, inviarono nel 1501 un loro ambasciatore dal Sovrano per intimorirlo e per far rispettare i diritti e le libertà dei cristiani della Terra Santa. L’ambasciata ebbe un successo enorme e i cristiani non subirono più le persecuzioni (la stessa cosa era avvenuta anni prima in favore dei cristiani della Georgia).
Legata allo spirito di crociata è ancor più la scoperta e la successiva conquista dell’America. Colombo stesso, in due lettere, ammette che si recò da Isabella e Ferdinando per andare nelle Indie perché loro soltanto potevano riconquistare Gerusalemme assalendola contemporaneamente da Est e da Ovest.
Ideale missionario, crociata: queste furono le parole d’ordine nella scoperta dell’America e condussero l’intera Spagna nell’opera evangelizzatrice per la salvezza eterna delle anime di popoli pagani (dopo aver migliorato loro anche la vita terrena).
Cristo e la Chiesa portati in America
Il popolo spagnolo visse la scoperta dell’America in senso apostolico e missionario perché avvenne nello stesso anno della reconquista di Granada: la forza profusa dall’intera popolazione spagnola (ma prima ancora dai Monarchi) nella riconquista del Regno di Granada non si esaurì il 2 gennaio 1492 ma continuò a vivere come un fiume carsico, dando i suoi frutti nel continente americano. Solamente l’entusiasmo e la gioia per la riconquista di Granada possono spiegare infatti l’approvazione data da Isabella e Ferdinando al progetto (che era scientificamente sbagliato).
La stessa Isabella, nel suo Codicilo, afferma che nella scoperta «la nostra principale intenzione fu (…) di provare a convertire le popolazioni di quella terra alla nostra santa fede cattolica, e di inviare a quelle Isole e Terra Ferma sacerdoti, religiosi, chierici e altre persone dotte e timorate di Dio per istruire gli abitanti di quelle terre nella fede cattolica».
La coscienza cristiana guidò la Regina, dal 1496 fino alla sua morte, anche nel redigere il divieto di schiavitù di tutti gli indios americani (con la sola esclusione dei cannibali) e nell’elaborare le leggi per il governo degli indios per i quali la Spagna costruì città, scuole, ospedali, parrocchie e quanto fosse utile alla loro crescita morale e civile: senza la sua religiosità l’America non sarebbe mai stata scoperta oppure la storia avrebbe avuto esiti disastrosi e soprattutto sanguinari.
Esempio di santità
Isabella la Cattolica si mostra ai cristiani di ogni tempo come un valido esempio da imitare in particolare nell’anteporre la gloria di Dio alla gloria effimera del mondo. Lanciandosi in imprese che venivano viste come folli o inutili, più attenta al culto di Dio che al potere temporale, la Regina seppe agire in ogni occasione applicando le virtù cardinali che dovrebbero essere la regola da seguire di ogni governante.
Preghiamo Dio perché la Chiesa riconosca le virtù di Isabella e che venga beatificata e posta come esempio a tutti i fedeli cristiani per continuare la sua opera di edificazione del regno di Cristo e la salvezza delle anime qui sulla terra.
Questo testo di Francesco Del Giudice è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. È possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it