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India e Nicaragua, nuove persecuzioni

Zoom: una notizia alla settimana13 Marzo 2023
Testo dell'audio

Prosegue in Nicaragua la persecuzione posta in essere contro la Chiesa: questa volta il dittatore comunista Daniel Ortega ha imposto la chiusura di due Università cattoliche del Paese, azzerando la loro personalità giuridica e confiscandone i beni.

Nel mirino del governo sono finiti gli atenei «Giovanni Paolo II» e l’«Università Cristiana Autonoma»: secondo quanto pubblicato dal quotidiano ufficiale del governo, La Gaceta, nell’edizione dello scorso 7 marzo, il durissimo provvedimento sarebbe stato assunto «per il mancato rispetto delle leggi», ad esempio per «non esser state accreditate in base agli indicatori di qualità, non aver reso noti i propri bilanci ed i propri consigli di amministrazione per oltre due anni, non aver presentato chiarimenti su patrimonio, immobilizzazioni, entrate, spese, esecuzione dei fondi, aumenti e diminuzioni dei conti senza giustificazione, come richiesto dalle normative vigenti», ostacolando i controlli e la supervisione prevista da parte della Direzione Generale di Registrazione e Controllo delle Organizzazioni no profit del ministero degli Interni. Secondo questo giornale anche Caritas Nicaragua e quella della diocesi di Jinotega, cui sono state rivolte le medesime accuse e cui pure sono stati confiscati i beni, avrebbero «accettato lo scioglimento volontario e la liquidazione su decisione unanime dei loro membri». In realtà, i media locali spiegano come tali enti non abbiano avuto alcuna possibilità di scelta, a causa degli ostacoli insormontabili imposti loro dalla dittatura, tra cui una legge del 2022, che limita fortemente i margini di manovra delle organizzazioni non governative.

Non è un caso, se tra i 222 nicaraguensi recentemente esiliati negli Stati Uniti, vi sia anche il rettore dell’Università «Giovanni Paolo II», Padre Ramiro Tijerino. Le autorità dell’ateneo, comunque, in un proprio comunicato dello scorso 8 marzo, si sono dette sorprese e rattristate per la cancellazione del loro status giuridico. Ora i funzionari dei due atenei dovranno consegnare i registri accademici al CNU, il Consiglio Nazionale delle Università, che procederà d’ufficio a trasferire tutti gli studenti iscritti presso altre strutture analoghe.

Ricordiamo come tali provvedimenti facciano seguito all’arresto ed alla successiva condanna a 26 anni di carcere del vescovo Rolando Álvarez di Matagalpa, che ha rifiutato l’esilio propostogli come alternativa. Il prelato, accusato di tradimento, attentato all’integrità nazionale e diffusione di notizie false, è stato anche privato della cittadinanza e costretto a pagare una forte sanzione. Ciò fa parte di una più vasta offensiva, scatenata da Ortega contro la Chiesa cattolica, offensiva di cui fan parte anche i numerosi arresti di sacerdoti, le ripetute espulsioni dei missionari, la chiusura delle radio cattoliche e di un altro ateneo, pure cattolico, il divieto di una processione e di un pellegrinaggio nella capitale, Managua.

Anche in India il numero crescente di attacchi sferrati contro i cristiani residenti nel Paese ha spinto 93 ex-alti funzionari pubblici – tra i quali l’ex-vicegovernatore di Delhi, Najeeb Jung, e l’ex-ministro degli Affari esteri, Sujatha Singh – a riunirsi sotto la comune sigla «Constitutional Conduct Group» ed a scrivere al primo ministro Narendra Modi, chiedendo che vengano assunte misure concrete per arginare questa piaga e per assicurare alle vittime un trattamento equo ed imparziale da parte delle amministrazioni ed, in particolare, della giustizia.

La pubblica presa di posizione fa riferimento, in particolare, alla morte di Padre Stan Swamy, giunta dopo una lunga detenzione, ed alla nomina di un giudice ferocemente anticristiano all’Alta Corte di Madras. In India i cristiani costituiscono solo il 2,3% della popolazione, eppure per qualcuno questo piccolo gruppo, falsamente accusato di conversioni forzate, rappresenterebbe una minaccia per l’80% della popolazione indù. Secondo quanto dichiarato dagli aderenti al «Constitutional Conduct Group», «le chiese e le case dei cristiani tribali e dalit sono distrutte, i cimiteri vengono vandalizzati, le istituzioni scolastiche e sanitarie attaccate e gli incontri di preghiera sottoposti a intimidazioni. Tutto questo accade soprattutto in Chhattisgarh, Assam, Uttar Pradesh, Madhya Pradesh, Odisha, Karnataka, Gujarat e Maharashtra».

Al primo ministro gli aderenti al «Constitutional Conduct Group» hanno inviato una lettera, in cui chiedono «di pronunciarsi contro questi atti inaccettabili e di assicurare che la Polizia e gli alti funzionari impediscano il ripetersi di simili incidenti. La violenza può essere fermata immediatamente con una sola parola da parte dei vertici del BJP [il Bharatiya Janata Party, il partito al governo-NdA], del governo dell’Unione e di tutti i governi statali. E, come ex-funzionari, sappiamo anche che il silenzio non farà altro che generare altra violenza».

Sarebbe buona cosa se anche il resto del mondo non guardasse dall’altra parte, fingendo di non sapere e di non vedere quel che accade.

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