Il Valore del Sacrificio Eucaristico (Parte VII)

Fino a questo momento, abbiamo considerato il valore e l’efficacia del Sacrificio Eucaristico, in quanto Cristo non è solo la vittima, ma anche il sacerdote sacrificante, in altre parole, nella misura in cui il sacerdote visibile compie e offre il Sacrificio come servitore e strumento vivente di Cristo. Da questo punto di vista, la Santa Messa è quella essenziale, quindi sempre e ovunque “oblazione pura”, che non può essere contaminata da alcuna indegnità o peccaminosità del sacerdote celebrante o dei fedeli che vi assistono, cioè, essere sgraditi a Dio, o diminuita in valore o efficacia.
Poiché è Cristo stesso ad offrirsi per mano del Suo rappresentante visibile, il valore, l’efficacia e il frutto del Sacrificio dell’altare non dipendono dalla santità e dalla devozione del sacerdote e dei fedeli, ma unicamente e solo dalla dignità infinita di Cristo e dai meriti che Egli ha acquisito sulla Croce. Questo è ciò che si intende, quando si dice che il Sacrificio di Cristo è sempre gradito a Dio ed efficace ex opere operato, cioè, in virtù della sua valida esecuzione senza alcuna ulteriore cooperazione umana. Questo frutto, che ha il suo fondamento immediato ed esclusivo in Cristo e nei suoi infiniti meriti, è il più grande e prezioso del Sacrificio, il frutto sacrificale essenziale o reale: ciò è sempre inteso, quando si fa riferimento al frutto della Messa.
In secondo luogo, il valore e l’efficacia del Sacrificio devono essere considerati, in quanto la sua celebrazione è un atto della Chiesa unita, o, in altre parole, in quanto il sacerdote in nome e su incarico di tutta la Chiesa svolge questa funzione sacra presso l’altare. Il Sacrificio Eucaristico e le preghiere del Breviario costituiscono la parte principale del culto divino pubblico, che secondo l’ordinamento e per il bene della Chiesa, è condotta da ministri appositamente ordinati e nominati a tal fine. All’altare la Chiesa unita offre e prega attraverso il sacerdote, suo rappresentante e delegato; lì presenta a Dio il Sacrificio di lode e di ringraziamento, di propiziazione e di petizione.
Sotto questo aspetto, il valore e l’efficacia del Sacrificio della Messa si misurano con la dignità, il merito e la santità della Chiesa. Ne consegue che il valore del Sacrificio Eucaristico, nella misura in cui lo offre la Chiesa, è sempre finito e limitato, perché essa non è mai stata né può essere infinitamente santa. È ovvio che da parte della Chiesa gli effetti che seguono la celebrazione della Messa sono sempre limitati quanto al grado e alla grandezza. Si deve qui notare, però, che la Chiesa, in quanto essa offre il Santo Sacrificio e prega attraverso il sacerdote, non può meritare e soddisfare, in quanto per questo è necessario un atto positivo o la sofferenza di una persona gradita a Dio. Ma nella celebrazione della Messa non c’è, da parte della Chiesa, una tale attività positiva, alla quale potrebbe essere attribuito il potere di meritare o di soddisfare.
Di conseguenza, la celebrazione del Sacrificio Eucaristico da parte della Chiesa ha solo il potere impetratorio, cioè, può trarre le grazie e le benedizioni dal Cielo solo mediante la petizione. La santità è un segno essenziale della Chiesa e, pertanto, non le potrà mai mancare; la Chiesa brilla sempre nello splendore e nell’ornamento della purezza, perché è la Sposa di Cristo.
Di conseguenza, il Sacrificio, offerto dalle sue mani, accompagnato da molte petizioni e suppliche, è sempre considerato e ricevuto favorevolmente da Dio, e ricompensato da Lui con grazie e benedizioni. Ma dal momento che la santità della Chiesa consiste nella santità dei suoi membri, non è sempre e invariabilmente la stessa, ma può essere più grande in un periodo che in un altro; pertanto, anche il Sacrificio della Chiesa può essere in un certo tempo maggiormente, e in un altro in misura minore gradito a Dio e benefico per l’uomo.