Il teismo

IL TEISMO
(La Dimostrazione dell’Esistenza di Dio)
La Chiesa dichiara dogmaticamente ed infallibilmente che si può giungere all’esistenza di Dio sia con la sola ragione, sia con la Fede. Dire che si può conoscere l’esistenza di Dio con la sola ragione, significa che si può logicamente dimostrare che Dio esiste.
Il Concilio Vaticano I dichiara: “Dio, nostro Creatore e Signore, può essere conosciuto con certezza tramite le cose create per mezzo della luce naturale della ragione”. Chi lo nega viene anatemizzato.
Il Giuramento Antimodernista dell’anno 1910, aggiunge che: “Dio può essere conosciuto con certezza tramite le cose create per mezzo della luce naturale della ragione, come causa di effetti, e quindi anche dimostrato”.
Tramite la ragione conosciamo Dio meditando sull’universo, guardandolo come creato, come l’effetto dell’operazione divina. Tramite la ragione conosciamo Dio come causa dell’universo, dunque, come la sua causa ed il suo fine ultimo. Tramite la Fede, invece, conosciamo Dio nel mistero della Sua intima natura, cioè come Santissima Trinità.
Ci possiamo chiedere più precisamente: Cos’è nell’universo che bisogna meditare più da vicino, per giungere all’esistenza di Dio? La Sacra Scrittura dà una risposta triplice a questa domanda: la natura, la coscienza e la Provvidenza.
I. La Natura
Il libro della Sapienza (13. 5) dice: “Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si conclude al loro creatore”. Similmente scrive S. Paolo nella lettera ai Romani (1. 20): “Le Sue perfezioni invisibili possono essere contemplate coll’intelletto nelle opere da Lui compiute, come la Sua eterna potenza e divinità… così che loro (cioè gli atei) sono inscusabili”.
Possiamo dire in illustrazione di questa dottrina che le meraviglie, l’armonia, la bellezza, l’ordine, la complessità, la grandezza e la sublimità del creato sono tali da non poter essere altro che opera di Dio.
Abbiamo già visto che la teoria del caso e dell’evoluzione è interamente incapace di spiegare l’ordine e la complessità del mondo. Possiamo aggiungere che è molto meno probabile che l’universo esista così per puro caso piuttosto che tutte le enciclopedie del mondo venissero in esistenza come conseguenza di una esplosione di un’immensa fabbrica di carta ed inchiostro.
II. La Coscienza
La seconda prova accennata nella Sacra Scrittura riguarda la coscienza. San Paolo scrive di nuovo nella stessa Lettera ai Romani (2.15): “Essi (cioè i pagani) dimostrano che quanto la legge esige è scritto nei loro cuori come risulta dalla testimonianza della loro coscienza e dai loro stessi ragionamenti, che ora li accusano, ora li difendono”.
Possiamo dire in sintesi che il fatto della coscienza dimostra l’esistenza di Dio, in quanto la coscienza rivela una legge oggettiva; ma una legge oggettiva richiede un Creatore ossia un Legislatore e questo legislatore non può che essere Dio.
Un esempio ne potrebbe essere la legge di non uccidere una persona innocente. Tutti gli uomini di buona volontà di tutte le culture e di tutti i tempi hanno sempre riconosciuto questo come una legge morale oggettiva, che obbliga tutti. Ma da dove viene, se non dal Creatore dell’uomo, che così esprime la Sua volontà come Legislatore, su come l’uomo si debba comportare nella società?
III. La Provvidenza
La terza prova è quella della Provvidenza. S. Paolo scrive (nella stessa Lettera 14.17): “(Dio) non ha cessato di dare prova di Sé, beneficando, concedendovi dal cielo piogge e stagioni ricche di frutti, fornendovi cibo e riempiendo di letizia i vostri cuori”.
Difatti, come potremmo spiegare l’abbondanza e la disponibilità costanti di tutte le cose necessarie all’umanità, per conservarla in esistenza, assisterla, guarirla e renderla felice, se non con il riferimento alla Divina Provvidenza?
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Tali meditazioni, tali riflessioni, con il ricorso al principio di causalità dimostrano con certezza l’esistenza di Dio. Forniscono la base per la dimostrazione tecnica filosofica della Sua esistenza, come esposta soprattutto dal principe dei filosofi e dei teologi, che è San Tommaso d’Aquino.
San Tommaso d’Aquino medita nelle sue famose “Cinque Vie” su cinque fatti propri al creato per dimostrare l’esistenza di Dio: il fatto che è mobile, causato, contingente, composto ed imperfetto, molteplice ed ordinato.
Appoggiandosi sempre sul principio di causalità, dimostra che questi fatti non possono che derivare dall’Essere immobile, non causato, necessario, semplice e perfetto; dall’Essere Che allo stesso tempo è l’intelligenza che crea ed ordina tutto l’universo. L’Essere che possiede tutte queste caratteristiche è nient’altro che Dio Stesso.
I filosofi moderni come Hume e Kant, nei loro tentativi arditi di rifiutare tali argomenti, si sono compiaciuti di negare il principio di causalità (in un modo o in un altro). Ma, così facendo, hanno negato uno dei primi principi della metafisica e dello stesso pensiero: un principio per di più, che è autoevidente.
In seguito hanno rinunziato alla possibilità di spiegare le cose e alla possibilità stessa del pensiero.
Secondo la parola di uno dei più grandi teologi dello scorso secolo, Padre Garrigou –Lagrange OP (nella foto): “Bisogna scegliere: o Dio o l’assurdità radicale”.