Il Santo Sacrificio della Messa – la Scuola e la Fonte da cui La Vita Cattolica riceve il suo Spirito di Sacrificio – Parte XIII

Nessuna penna è in grado di descrivere lo zelo ardente, la generosità, l’energia, la
purezza del cuore e la grandezza dell’anima, la magnanimità e la mitezza, la pazienza e la
negazione di sé – in breve, lo spirito e l’amore di sacrificio che sono scaturiti dall’altare per
più di diciotto secoli, e fatti da milioni di figli della Chiesa che offrono sacrifici santi per
compiacere Dio (Rm 12, 1). Anche noi dovremmo aspirare ad essere fra questi suoi buoni
figli, che costituiscono la sua corona e la sua gioia (Fil 4, 1); dovremmo fare di noi stessi un
sacrificio a Dio e per i nostri simili conducendo una vita pura e casta, attiva e paziente,
devota e caritatevole – una vita di sacrificio.
La vita dei veri figli di Dio e della Chiesa, in un’epoca anticristiana e in un mondo estraniato
da Dio, può essere altro che una vita di continuo sacrificio? “Quanti vogliono vivere in Cristo
subiranno persecuzioni” (2 Tm 3, 12). Solo nel bagliore del fuoco l’incenso emana i suoi dolci
odori, solo nel crogiolo l’oro acquisisce tutta la sua purezza e lucentezza; così anche noi
dobbiamo essere messi alla prova, purificati e provati nel crogiolo della sofferenza e della
tribolazione, in modo che che i semi fecondi della virtù possano germogliare in noi, e che
possiamo raggiungere la gioia e la gloria eterna, “è parola di fede, che perché se siamo morti
con Cristo, regneremo anche con Lui” (2 Tm 2, 11-12).
Soprattutto sono necessari coraggio perseverante e amore paziente per permetterci di
sostenere i molti sacrifici, piccoli e grandi, che vanno tutti a comporre la croce posta sulle
nostre spalle e a farsene carico durante il nostro pellegrinaggio lungo la vita. Non dovremmo
trascinare penosamente la nostra croce quotidiana, ma dovremmo abbracciarla con coraggio
e con gioia, perché poi perde il suo peso, la sua durezza e amarezza – e si rivela per noi una
fonte di pace benedetta e di gioia indisturbata. Dal momento che siamo i figli di Dio, una
generazione scelta, un sacerdozio santo e regale (1 Pt 2, 9), il nostro fine e la nostra
condotta nella vita dovrebbe risplendere e brillare con un coraggioso, attivo, paziente amore
del sacrificio, fino a quando non avremo offerto al servizio di Dio e del prossimo tutte le
nostre forze e beni, e il sacrificio di noi stessi sarà consumato. Una tale vita di sacrificio è
veramente dura e dolorosa per la natura umana, ma per grazia di Dio diventa dolce e
piacevole.
Il Sacrificio di Cristo fortifica e rafforza sino alla sopportazione paziente; dall’altare ci
giungono ogni giorno la pace e la gioia, il conforto e il ristoro.
La via del sacrificio è la via regale che conduce alla vita vera e il cui esito è glorioso;
sì, anche in mezzo ai disagi, difficoltà e tribolazioni di questa via, il Signore riempie e
rinfranca l’anima generosa con recondita dolcezza, celeste consolazione e pace, così che
essa, sotto il soffio vivificante della grazia, ogni giorno rinnova la sua forza, prende il volo
come quello dell’aquila, corre e non si stanca, vola e non ha bisogno di riposo (Is 40, 31).