Il sacrificio di un tenero gregge di agnelli

Come “il sacrificio di un tenero gregge di agnelli” i bambini innocenti furono sacrificati per Cristo e per l’opera di Cristo: in cambio hanno avuto in premio l’eterna beatitudine. Per questa meravigliosa sorte che l’onnipotente Signore e Creatore ha riservato loro, Lo lodano ora con giubilo, traboccanti di gratitudine: l’Onnipotente ha tagliato l’astuto laccio posto dal tiranno sanguinario e li ha così sottratti ai tranelli del mondo, alle lotte e alle miserie della vita terrena. Questo Graduale riverbera, in un certo senso, l’Epistola con cui S. Giovanni – in una visione celeste – vede e ascolta tutte le anime pure e vergini che, come primizie per Dio e per l’Agnello, furono acquisite dal mondo a caro prezzo; egli vede davanti a sé il trono di Dio, e ascolta come essi cantano un canto nuovo che al di fuori di loro nessuno può cantare. Il Vangelo racconta con sublime e commovente semplicità come questi agnellini innocenti furono martirizzati al posto del bambino Gesù.
Il Vangelo ha il seguente Graduale:
Ha dato ordine ai Suoi
Angeli di proteggerti in tutte le
tue vie
Ti porteranno sulle loro mani
affinché il tuo piede non inciampi
nei sassi
Gli angeli custodi portano – così ci dice il Graduale con una bella descrizione – le anime date loro in custodia sulle loro mani, come un tesoro prezioso. Provvedono e vigilano amorevolmente e instancabilmente sui bambini in loro affidamento, per ogni via e sentiero, affinché non inciampino su alcuna pietra; cioè, non abbiano a soffrire danni in mezzo ai grandi pericoli ed esempi seduttori del mondo. Conseguentemente l’Epistola illustra l’attività di custodia dei santi angeli, come anche la riverenza che dobbiamo avere nei loro riguardi. Nel medesimo Vangelo poi, il Signore stesso indica quanto terribile sia il peccato di dare scandalo ai piccoli: infatti, Egli rivela che questi sono custoditi dagli angeli della luce che vedono sempre il volto del Padre Celeste.
Il Graduale con il verso “alleluiatico” (Versus allelujaticus). Raramente, per es. in certi giorni della Quaresima, il Graduale è cantato o letto da solo: normalmente ha un’aggiunta, con carattere di gioia o di tristezza, corrispondente alla liturgia dell’anno. Di natura gioiosa è il cosiddetto Alleluia minore, che nel corso dell’anno viene aggiunto sovente al Graduale. Quest’ultimo è composto da due Alleluia, di un verso, e da un altro Alleluia ancora: perciò è spesso chiamato “verso alleluiatico”. Con quest’aggiunta il Graduale si dilata e si eleva a canto giubilante, quasi un raggio fulminante che colpisce i cuori. L’inno di lode soprannaturale, il canto beato, il giubilo di felice riconoscenza dell’Alleluia era sommamente apprezzato nel Medioevo e, in certi luoghi, era collocato ancora prima del Graduale, distinto per essere cantato esclusivamente da un chierico, su uno scalino più alto dell’ambone.
Anche nelle Messe le cui circostanze richiamano più tristezza che gioia, la Chiesa ha scelto normalmente il verso dell’Alleluia così “che il suo contenuto giustifichi la gioia, che è propria di questo canto. Infatti, né un testo triste, né un canto lamentevole è opportuno quando l’esclamazione di gioia dell’Alleluia precede la proclamazione della buona novella del Vangelo”. Il contenuto del verso inserito fra i tre Alleluia non è una semplice estensione dei significati racchiusi nel Graduale, ma piuttosto un più chiaro sviluppo e una più perfetta espressione di essi. Ciò può avvenire perché la Chiesa si permette una più grande libertà nella scelta di questi versi.
Mentre essa compone il Graduale quasi esclusivamente dai Salmi, non si è invece attenuta a questa regola nel caso del verso alleluiatico, ma spesso ha usato anche altri testi biblici: infatti, più di trenta di questi versi – specialmente nelle Messe in onore dei Santi – non sono desunti dalla Scrittura ma hanno un’origine ecclesiastica. In questo modo si rese più facile precisare e meglio evidenziare il senso della liturgia del giorno. Tali versi, composti dalla Chiesa, sono per es. i seguenti per l’Assunzione di Maria: “Assunta è Maria in Cielo, esultano i cori angelici”. Nella festa di S. Lorenzo: “Il levita Lorenzo ha compiuto un’opera buona, poiché egli con il segno della Croce ha dato la luce ai ciechi”; e nella festa di S. Francesco di Assisi: “Francesco, il povero e umile, entra ricco in Cielo e viene onorato con inni celesti”.
Il Graduale non è un canto triste e di penitenza, ciononostante esprime i più svariati sentimenti, inclusa la vera tristezza, seguita poi da una grande gioia: ma ciò che gli è proprio è un moto di delicata passione, di intimo anelito. I canti appena eseguiti dopo la lettura dell’Epistola hanno ravvivato e commosso l’animo del popolo presente. Il coro, con i suoi canti, tocca ancora una volta il sentimento, il cuore dei fedeli i quali, con viva gratitudine per le verità della salvezza appena udite nell’Epistola, uniscono umile sollecitudine e anelito verso cose più alte: vogliono sentire la Parola del Signore che, presto, udranno dal Vangelo. Con il canto del Graduale l’anima agogna ad ascendere nuovi gradini, nell’amore e nel servizio di Dio; e come numerosi Salmi si concludono con parole di speranza, di consolazione e di gioia, così anche il Graduale – immediatamente prima del Vangelo – sfocia in un gioioso, fragoroso Alleluja. Il moto che il Graduale genera nel sentimento, e che nell’Alleluja trascina il cuore a tanta gioia, sta però soprattutto nella melodia, piuttosto che nelle parole, le quali spesso non hanno un carattere così marcato in questi canti.
Così recita il Graduale con il canto dell’Alleluia nella festa del SS. Cuore di Gesù:
Salvaci, Signore, Dio
nostro, e radunaci di mezzo alle genti,
perché sia celebrato il Tuo santo
Nome e ci si glori della Tua lode.
Tu, Signore, sei nostro
Padre e nostro Redentore, da sempre
è il Tuo nome.
Alleluia, Alleluia.
Dica la mia bocca
la lode del Signore e benedica
ogni carne il Suo Santo Nome.
Alleluia