Il ritratto profanato di San Francesco d’Assisi. «Fratelli tutti» non significa inclusione, ma fratelli nel Figlio di Dio

Papa Francesco continua a non conoscere la vita di San Francesco d’Assisi e a non seguirne gli insegnamenti pur avendo scelto di portare il suo nome. Il 4 di ottobre u.s., infatti, il Pontefice Bergoglio ha firmato l’enciclica Fratelli tutti incentrata sulla fraternità e l’amicizia sociale, un documento dal sapore aridamente laico, dove, ancora una volta, propone la secolarizzazione della fratellanza universale, che non ha nulla dei connotati della fratellanza degli uomini in Cristo, unico Salvatore dell’umanità, di cui san Francesco si fece portavoce. Purtuttavia c’è chi ha lamentato la “discriminazione di genere”, poiché il messaggio è rivolto ai «fratelli» e non alle «sorelle» e, chissà, anche ai “transgender”… il Papa non accontenta mai: lo vogliono, ormai e completamente, zerbino del mondo. Povera Chiesa…
Gli inganni sono abnormi. Il Pontefice e i suoi collaboratori hanno estrapolato due parole, «Fratelli tutti» (VI, 1, FF 155), da un passo chiarissimo di san Francesco, perché san Francesco non va mai interpretato, essendo cristallino come l’acqua di montagna e avendo per unico modello Cristo ed il Vangelo, e le hanno utilizzate ai loro fini mondialisti e interreligiosi. Dice, infatti, san Francesco nelle Ammonizioni (VI, 1-3, FF 155): «Guardiamo con attenzione, fratelli tutti, il buon pastore, che per salvare le sue pecore sostenne la passione della croce. Le pecore del Signore l’hanno seguito nella tribolazione e nella persecuzione, nella vergogna e nella fame, nell’infermità e nella tentazione e in altre simili cose, e per questo hanno ricevuto dal Signore la vita eterna. Perciò è grande vergogna per noi, servi di Dio, che i santi hanno compiuto le opere, e noi vogliamo ricevere gloria e onore con il raccontarle e predicarle». Questa la citazione reale, da dove è stato tratto il «Fratelli tutti»!
Gesù volle fare di san Pietro un pescatore di uomini per condurli alla Santissima Trinità e volle san Francesco suo milite e alter Christus per riordinare la Chiesa tutta, a cominciare dalle alte gerarchie, ed oggi ci si serve di lui per estendere insegnamenti che avvelenano le anime e non conducono alla Salvezza eterna.
Nella biografia San Francesco. Una delle figure più deformate della storia, con la prefazione di Padre Serafino Tognetti, edito da Sugarco, abbiamo scritto: «Il suo parlare è come quello di Gesù: con amorevolezza indica ai suoi frati il modo di relazionarsi con il mondo, agendo in maniera contraria al mondo. Tutto esattamente come fece Cristo durante i tre anni di predicazione deve proiettarsi in vista di un bene futuro: il regno eterno, che va preparato già qui in terra».
Questa pervicacia nel proseguire ad utilizzare san Francesco per scopi contrari al «piccolino di Assisi», come egli si firmava, non porta a nulla di buono, anche perché, per utilizzare una felice espressione che Archibald Joseph Cronin fa dire più e più volte al dottor Andrew Manson nel suo bellissimo romanzo La Cittadella: «A Dio non la si fa… a Dio non la sia fa… a Dio non la si fa…».