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Il Papa la Storia e l’appeasement verso Hitler

Pensieri e Voce03 Aprile 2019
Testo dell'audio

Sull’aereo che lo riportava dal Marocco in Italia papa Bergoglio ho parlato diffusamente del suo tema favorito, i migranti. Favorito, come ben sappiamo, non solo da lui, ma da potenti organizzazioni mondiali, grandi finanzieri, e politici che si dicono di sinistra e poi da questi finanzieri dal passato piuttosto torbido e dal presente inquietante ricevono senza turbamento pacchetti e pacchi di soldi.

Rispetto alla reazione di non pochi Paesi oggetto di un’immigrazione interessata e stravolgente, il Pontefice ha detto: “La paura è l’inizio delle dittature. Andiamo al secolo scorso, alla caduta della Repubblica di Weimar, questo lo ripeto tanto. La Germania aveva necessità di un’uscita e, con promesse e paure, è andato avanti Hitler, conosciamo il risultato, conosciamo il risultato. Impariamo dalla storia, questo non è nuovo: seminare paura è fare una raccolta di crudeltà, di chiusure e anche di sterilità”.

In realtà, alcune dittature, per esempio quelle di sinistra, sono nate senza questo marchio di peccato originale; e hanno fatto, e continuano a seminare disastri e lutti infiniti, ma chissà perché con queste si preferisce dialogare.

Però le lezioni della Storia bisognerebbe citarle, e impararle tutte. E una di queste, ahimè, è che l’appeasement non paga; anzi apre il ponte che conduce al baratro. Hitler è potuto procedere nella sua tragedia perché in Europa, in un certo momento storico, hanno vinto quelli che preferivano il dialogo alla fermezza. E se l’Unione Sovietica è implosa, è stato anche, oltre alle sue fragilità intrinseche, perché dall’altra parte del mondo si è preferita una linea di fermezza, che ha esasperato debolezze e linee di frattura interna.

Negli anni passati personalità di mente, studi e chiarezza eccezionali, come Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno individuato il grande scontro attuale. Quello fra chi difende e vuole realmente difendere l’uomo, sin dal concepimento, e nei suoi valori, e chi invece lo vuole come singolo strumento, da consumare o da spingere al consumo: schiavi. Chissà se questo è ancora chiaro, ai vertici della Chiesa di oggi. Ai laici, a molti laici sì; ad alcuni filosofi e politici, anche di sinistra, sì; a quelli che vengono definiti spregiativamente populisti o sovranisti, sì.

Al Pontefice? Il punto interrogativo è necessario. Ogni tanto si hanno frasi che sembrano alludere a una consapevolezza. Poi vengono le scelte di uomini, e i comportamenti (vedi il disinteresse per le battaglie laiche sulla Famiglia) che vanno in direzione opposta. È di questi giorni la notizia che il nuovo arcivescovo di Lima, Carlos Castillo Mattasoglio, ha chiesto di rinviare a una data imprecisata ad agosto la Marcia per la Vita che si tiene nella capitale, prevista per maggio, e che ha radunato l’anno scorso ottocentomila persone. E mentre grazie al suo predecessore il card. Cipriani la posizione della Chiesa sul tema è stata chiara e netta e producente, le affermazioni di Mattasoglio in questo campo appaiono ambigue.

Mattasoglio non è solo: ovunque vengono scelti dal Pontefice vescovi che in questa guerra epocale condotta contro la vita scelgono la non belligeranza. Chissà se un giorno gli storici, come hanno rimproverato a molti vescovi di non aver parlato chiaro al tempo delle grandi dittature europee rimprovereranno a papa Bergoglio e alla sua squadra l’appeasement nei confronti dei grandi poteri che questa guerra hanno scatenato contro l’uomo e la Chiesa, l’inutile pretesa del dialogo con i Padroni del Mondo.

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