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Il mondo marcia per la Vita

Attualità10 Aprile 2018
Testo dell'audio

L’appuntamento con l’ottava edizione della Marcia per la Vita italiana, prevista per il prossimo 19 maggio a Roma, è sempre più vicino, ma già dagli Stati Uniti e dalla Francia sono giunti nelle scorse settimane due importanti segnali di una sensibilità pro-life ed antiabortista, in crescita a livello popolare e di coscienza pubblica.

Storico discorso del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ai partecipanti alla tradizionale Marcia per la Vita, svoltasi lo scorso 19 gennaio a Washington, a 45 anni dalla sentenza Roe vs Wade, che il 22 gennaio 1973 legalizzò l’aborto negli Stati Uniti. Da allora si stima che negli Usa siano stati uccisi nel grembo materno oltre 60 milioni di bambini. Un’ecatombe inimmaginabile. A centinaia di migliaia di pro-life riuniti con l’entusiasmo alle stelle per la partecipatissima Marcia per la Vita annuale – la più grande ed imponente al mondo, dal Campidoglio alla Corte Suprema -, Trump è intervenuto in diretta dal Rose Garden della Casa Bianca ed ha promesso piena tutela della vita da parte della sua Amministrazione ed ha promesso di voler cambiare la normativa sull’aborto, bollata come una delle «più permissive in tutto il mondo», assieme, ad esempio, a Cina e Corea del Nord.

Il Presidente ha elogiato l’impegno della galassia pro-life: «La Marcia per la Vita è un movimento nato per amore. Voi amate le vostre famiglie, voi amate i vostri vicini, voi amate la nostra Nazione. E voi amate ogni bambino, nato e non ancora nato, perché credete che la vita è sacra, che ogni bambino è un dono prezioso di Dio». Per questo ha decretato che ogni 22 gennaio si celebri la Giornata nazionale per la Sacralità della Vita. Poi il Presidente degli Stati Uniti ha commentato: «Gli americani sono sempre più a favore della vita», «solo il 12% sostiene l’aborto a richiesta in qualsiasi momento». È giunto insomma il tempo di dare voce a chi non ha voce.

Il vicepresidente americano Mike Pence, dal canto suo, ha sposato in pieno questa linea e definito Trump come «il Presidente più pro-life nella storia» degli Stati Uniti. Prima di lui, infatti, solo Ronald Reagan nel 1987 e George Bush nel 2003 e nel 2004 espressero il proprio sostegno alla Marcia per la Vita, ma lo fecero con una semplice telefonata. Il coinvolgimento dell’amministrazione Trump, invece, nonostante l’oscuramento riservatogli dai media, è stato pieno, esplicito, pubblico e totale. Gli americani non dimenticheranno. Pence ha aggiunto come gli Stati Uniti, «con l’aiuto di Dio», siano sul punto di ricollocare «la sacralità della vita al centro della legge americana».

Dal canto suo, alla veglia di preghiera, che ha preceduto la Marcia per la Vita di Washington, nella Basilica del Santuario dell’Immacolata Concezione, il card. Timothy Dolan, arcivescovo di New York e presidente della Commissione episcopale degli Stati Uniti per le attività pro-life, ha ricordato come la battaglia non si possa vincere solo sul fronte politico, ma anche e soprattutto sul fronte spirituale: l’aborto deve infatti essere riconosciuto come «un potere delle tenebre», più forte di altri nella Creazione, «ma non di uno, Nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, che si è definito la Via, la Verità e la Vita».

La Marcia per la Vita di Washington si è svolta nelle stesse ore in cui, sempre negli Stati Uniti, la Camera aveva approvato il Born-Alive Abortion Survivors Protection Act, una legge che protegge i bambini sopravvissuti all’aborto, garantendo loro il diritto alla medesima assistenza sanitaria propria di qualsiasi altro bimbo loro coetaneo, dal trasporto in un ospedale attrezzato per le cure alle sanzioni per gli operatori, che non assumano immediatamente tali provvedimenti, ciò che le cronache hanno purtroppo confermato essere già avvenuto e più volte.

La norma definisce infatti ogni neonato una «persona, un essere umano, un bambino ed un individuo»  soggetto di diritti per la legge federale e permette anche alle madri di citare in giudizio i sanitari, che di fatto provochino la morte dei loro figli, intenzionalmente o per negligenza.

Non solo: sempre in contemporanea con la Marcia per la Vita, il Dipartimento per la Salute americano ha annunciato la rescissione del decreto varato a suo tempo dall’Amministrazione Obama, con cui si negava ai governi la possibilità di rifiutare i fondi pubblici alle cliniche di Planned Parenthood, in quanto erogatrici di aborti. Ottimi segnali, insomma, di una reale e concreta volontà, anche politica, di tutela della vita, fatta non di parole (che già sarebbe molto…), bensì operativa.

Oltre 40 mila i partecipanti anche alla XII edizione della Marcia per la Vita di Parigi contro l’aborto, la fecondazione artificiale, promotrice di un uomo «selezionato, congelato, manipolato»,  e l’eutanasia, in cui fa rientrare a pieno titolo anche la «sedazione profonda»: nonostante la pioggia battente ed ininterrotta, l’enorme corteo umano era partito da Porte Dauphine in direzione Trocadéro.

Durante l’evento, cui hanno preso parte tantissimi giovani e famiglie con bambini, sono state proposte testimonianze forti. Quella di Madeleine, ad esempio, un’infermiera, che ha raccontato la propria esperienza come stagista in un blocco operatorio nel reparto di Maternità-Ginecologia, dell’orrore provato davanti ad un neonato morto in un grande secchio bianco, della muta sofferenza che ha letto nei volti distrutti dei suoi colleghi, prestatisi per interventi abortivi: «Occorre liberare la parola, dire che l’aborto fa soffrire le madri», ha dichiarato.

Ha portato la propria testimonianza l’eurodeputato polacco Marek Jurek, che ha illustrato i frutti portati nel suo Paese da una battaglia costante contro l’aborto condotta tra la gente ed ora anche nelle sedi istituzionali col proposito di modificare la norma sull’interruzione di gravidanza in senso ancor più restrittivo.

La Marcia per la Vita francese viene promossa ogni anno da un comitato composto da più associazioni, tra le quali Scegliere la Vita, la Fondazione Jérôme Lejeune, Rinascimento cattolico  e I Sopravvissuti. L’obiettivo è quello di ridurre il numero enorme di 220 mila aborti all’anno nel Paese d’Oltralpe.

Non sono mancate ombre, che denunciano una volta di più la brutale violenza, fisica e concettuale – propria dei nemici della Marcia per la Vita: un’auto di manifestanti, ad esempio, è stata bloccata a Rennes da una quarantina di militanti di Sinistra. Un video, postato sui social, mostra le immagini dell’aggressione. All’assembramento dei partecipanti alla manifestazione, a Porte Dauphine, sono ad un certo punto comparse alcune Femen inneggianti alla fecondazione artificiale, ma sono state immediatamente bloccate da agenti di Polizia.

Ed ora l’appuntamento è a Roma, il prossimo 19 maggio per l’ottava edizione della Marcia per la Vita italiana, segno dell’esistenza di un popolo che non si arrende, che intende affermare la sacralità della vita umana e perciò la sua assoluta intangibilità dal concepimento alla morte naturale; segno di un popolo, che è determinato nella volontà di far prevalere i diritti di chi non ha voce sulla logica dell’utilitarismo e dell’individualismo esasperato, sulla legge del più forte. Ed, a Roma, ci sarà per combattere qualsiasi atto volto a sopprimere altra vita umana innocente.

 

Questo testo di Luigi Bertoldi è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. E’ possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it

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