Il Duomo di Orvieto. Miracolo della cristianità

Percorrendo la strada che si avvolge intorno alla alta rocca di tufo su cui sorge la bella Orvieto, già è possibile intravedere le punte più alte del Duomo che rappresenta, con i suoi colori e la sua decorazione ricchissima, un apice dell’architettura ecclesiastica del tardo Medioevo. “Dal cuore religioso e l’animo fermo di una piccola popolazione” fu edificata l’antica chiesa per celebrare ed esaltare nei secoli l’evento miracoloso avvenuto a Bolsena. Appresa la notizia, il vescovo di Orvieto fu inviato da Papa Urbano IV a prelevare il lino sacro che fu riposto nella Cattedrale di Santa Prisca. Nel 1264 il papa con apposita Bolla istituiva la festa del Corpus Domini.
A quel punto era necessaria la costruzione di un edificio adeguato a custodire la reliquia e furono iniziati i lavori della nuova cattedrale. La posa della prima pietra da parte di Papa Niccolò IV risale al 1290 e nel corso di quattro secoli la chiesa fu terminata e poi ulteriormente modificata durante i restauri ottocenteschi della facciata. Per l’esecuzione del grandioso progetto, secondo alcuni realizzato su disegno di Arnolfo di Cambio (1240 ca.-1302/10), fu chiamato l’architetto senese Lorenzo Maitani (1270 ca.-1330), che proseguì il lavoro di Fra’ Bevignate, introducendo alcune importanti trasformazioni a livello strutturale come l’aggiunta dei contrafforti e degli archi rampicanti esterni. Anche dal punto di vista stilistico l’edificio assunse un aspetto più propriamente gotico.
La facciata richiama da vicino quella del duomo di Siena. L’intero cantiere si rifà a quello senese, oltre che per la decorazione articolata della fronte, anche per il parato bicromo che uniformemente riveste interno ed esterno. Ma ad un analisi più profonda sono chiari i riferimenti più quietamente classicheggianti alla Basilica romana di Santa Maria Maggiore.
Procedendo dall’entrata verso l’altare maggiore, all’altezza del transetto sulla sinistra si apre la Cappella del Corporale, dove è conservato il magnifico, opulento Reliquiario. Il vescovo Beltramo Monaldeschi affidò il lavoro di alta oreficeria a Ugolino di Vieri che lo eseguì all’incirca tra il 1337 e il 1339. Realizzato in argento, oro e smalti traslucidi, l’oggetto di altissimo artigianato richiama nella forma la facciata stessa tricuspidale della chiesa che lo ospita, mentre le scene che ricoprono le facce raccontano gli “Episodi della Vita di Gesù” e naturalmente Il “Miracolo di Bolsena”.
Gli affreschi furono inizialmente commissionati all’eccelso Beato Angelico (1395-1455), il quale riuscì a completare i disegni per la crociera sopra l’altare, prima di essere chiamato a lavorare in Vaticano. Circa cinquant’anni dopo, la decorazione fu ripresa da Luca Signorelli (1445-1523), noto per la grande abilità particolarmente nell’eseguire figure.
Nel XVI secolo con il rinnovamento voluto dalle istanze riformiste che coinvolsero anche le arti figurative, furono risistemate le navate laterali, la controfacciata e furono aggiunte pale d’altare e statue marmoree in tutta la chiesa, secondo un preciso programma stilistico e iconografico, rispettoso dei dettami tridentini. Come l’uomo del Rinascimento poteva identificarsi nei corpi tormentati dipinti da Signorelli e poteva sbalordire davanti al Reliquiario del sacro lino, così ancora oggi, l’uomo contemporaneo non può impedirsi di essere trasportato da una profonda emozione entrando nel Duomo, custode silenzioso e solido di opere d’arte e di testimonianze miracolose.
Questo testo di Michela Gianfranceschi è tratto da Radici Cristiane. Visita radicicristiane.it