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Il beato Reginaldo d’Orléans. Il domenicano che stupiva la Sorbona di Parigi

Santi: ritratti di fede01 Febbraio 2022
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Reginaldo d’Orléans fu stretto collaboratore di san Domenico di Guzmán. Beatificato da papa Pio IX nel 1875, il Martirologio Romano fissa la sua memoria liturgica al 1º febbraio, mentre le comunità domenicane lo ricordano il 12 dello stesso mese. Nato in Francia, ad Orléans, nel 1180, morì a Parigi nel febbraio del 1220. Dopo aver rivestito per molti anni l’incarico di professore di Diritto Canonico alla Sorbona di Parigi, divenne decano della collegiata di Saint-Agnan a Orléans. Nel 1218 seguì a Roma il vescovo della sua diocesi, Manassé de Seignelay, il quale doveva incontrare papa Onorio III e successivamente recarsi in pellegrinaggio a Gerusalemme.

A Roma fece conoscenza del cardinale Ugolino di Anagni, molto attento nel patrocinare le opere dei Domenicani e dei Francescani e che in seguito salirà al soglio pontificio con il nome di Gregorio IX. Fu proprio il cardinale Ugolino a presentargli san Domenico, e il beato Reginaldo rimase conquistato dal fondatore dell’Ordine dei Predicatori. Durante il suo soggiorno si ammalò gravemente e promise a fra’ Domenico che se fosse guarito avrebbe fatto parte della famiglia domenicana. Proprio durante la sua infermità, gli apparve Maria Santissima che gli mostrò l’abito bianco con il mantello nero domenicano e lo invitò ad indossarlo. Guarito miracolosamente, pronunciò i voti religiosi nelle mani di san Domenico, che lo pregò di seguirlo a Bologna. Nella prima Università del mondo molti studenti e professori rimasero entusiasticamente impressionati dalla grande dote di abilità nella predicazione di fra’ Reginaldo, fra questi maestro Moneta e Rolando da Cremona.

Una giovane nobile bolognese, Diana degli Andalò, divenne penitente di fra’ Reginaldo e per la gratitudine si prodigò per far donare ai Domenicani la chiesa di san Niccolò delle Vigne con i vasti terreni annessi, lo stesso luogo dove ora sorge la maestosa basilica di san Domenico, dove sono custodite le sue spoglie, precisamente dietro l’altare di san Niccolò. Sul sito venne annesso alla chiesa un convento e Diana pronunciò i voti domenicani, divenendo poi badessa, con la benedizione dei padri Domenico e Reginaldo.

Divenne quindi priore dei Domenicani di Bologna, città dove si fermò per quasi un anno per essere poi trasferito, su mandato di san Domenico, a Parigi e qui divenne priore del convento domenicano di Saint-Jacques. Dottrinalmente e teologicamente preparato e con la sua oratoria perfetta suscitò il vivo interesse anche in molti docenti della Sorbona e in diversi studenti, fra questi due tedeschi Enrico e Giordano dei conti di Oberstein, quest’ultimo diverrà successore di san Domenico nella guida dell’Ordine. Il secondo priore dei Domenicani, padre Giordano di Sassonia, disse riferendosi alla sua persona: «La sua eloquenza era infuocata e la sua parola, come fiaccola ardente, infiammava l’animo degli ascoltatori, ben pochi avevano il cuore così indurito da resistere al calore di quel fuoco. Pareva un secondo Elia».

La sua vita di studio, di intensa preghiera, di continua predicazione, di rigorosa povertà e penitenza si concluse a soli 40 anni e poiché i figli di san Domenico non avevano ancora un sepolcreto nella capitale francese, venne sepolto nel cimitero benedettino di Notre-Dame-des-Champs. 

Secondo il suo giudizio, sacrifici e rinunce erano un piacere, infatti affermava: «Non si può seguire Gesù senza croce! Io credo di non aver acquistato alcun merito particolare entrando nell’Ordine, perché vi sono sempre stato molto felice».

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