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I Re Magi

Santi: ritratti di fede06 Gennaio 2019
Podcast "Santi: ritratti di fede" di Cristina Siccardi | Radioromalibera.org
Testo dell'audio

Cristo, il Re dei re, il Sommo Sacerdote, discende da una progenie di sovrani e fin dalla sua nascita è stato adorato da dei sovrani sacerdoti, i Re Magi. Gesù, Figlio di Dio e di Maria Vergine, venne adorato fin dal principio: i primi a riverirlo e contemplarlo furono Maria Santissima, san Giuseppe, gli Angeli, poi i pastori e i Re Magi. Nacque in povertà, ma ricevette gli onori di un Re. Emanuele, il «Dio con noi», venne esaltato al suo arrivo in terra, ma sarà umiliato, disprezzato e ucciso al termine della sua missione salvifica; tuttavia là, sulla croce alla quale venne appeso come un infame, stava comunque scritta la sua riconosciuta regalità: I.N.R.I., così Cristo, l’«Unto di Dio», continuò ad essere pubblicamente considerato Re. E dei sovrani, dall’Oriente, vennero ad adorarlo.

I Re Magi erano studiosi di astrologia e, vedendo la stella cometa, diedero ad essa un valore straordinario poiché la dottrina di Zoroastro parlava di «un soccorritore partorito da una fanciulla senza che alcun uomo l’avvicini», il soccorritore avrebbe ristabilito il regno del bene e del male e la sua nascita sarebbe stata segnalata dall’apparizione di un astro luminoso. Seguirono quindi il percorso della stella e, conoscendo l’attesa di un Messia da parte degli ebrei, s’incamminarono, non escludendo che il loro animo fosse illuminato dalla grazia divina.

Il Vangelo secondo Matteo è l’unica fonte cristiana canonica a narrare l’adorazione ai piedi di Gesù dei Re Magi venuti dall’Oriente. Al loro arrivo a Gerusalemme, come primo atto fecero visita ad Erode, il re della Giudea romana, domandando dove fosse «il re che era nato», poiché avevano «visto sorgere la sua stella». Erode, mostrando di non conoscere la profezia dell’Antico Testamento (Michea 5,1), ne rimase turbato e chiese agli scribi dove doveva nascere il sovrano atteso dagli ebrei. Informato che si trattava di Betlemme, inviò là i Re Magi, esortandoli a trovare il bambino e riferire i dettagli del luogo dove trovarlo, «affinché anche lui potesse adorarlo» (Mt 2,1-8).

Secondo atto: il loro arrivo a Betlemme, città del re Davide e del Salvatore. Giunti sul luogo della nascita di Gesù si prostrano in adorazione e gli offrono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non ritornare da Erode, fanno ritorno alla loro patria per un’altra strada (Mt 2,9-11). Scoperto l’inganno, Erode s’infuria e manda ad uccidere tutti i bambini di Betlemme di età inferiore ai due anni, dando luogo alla Strage degli innocenti (Mt 2,16-18), ma Giuseppe, avvertito anticipatamente in un sogno, fugge in Egitto (Mt 2,13-14) con la sua famiglia.

Matteo parla di «alcuni Magi dall’Oriente» (μαγοι απο ανατολων, magoi apo anatolōn). Dal Vangelo secondo Luca si apprende che Giuseppe, Maria e Gesù rimasero a Betlemme almeno 40 giorni, cioè sino alla Presentazione al Tempio ed è in questo tempo che si compì, dopo i pastori, l’autorevole visita dei Magi.

Il termine Magi è un titolo riferito specificamente ai sacerdoti dello Zoroastrismo tipici dell’Impero persiano. I tre sovrani pagani vennero chiamati Magi a motivo della loro grande competenza nella disciplina dell’astrologia, ma anche della loro saggezza. I Magi divengono Re Magi nella tradizione liturgica cristiana in quanto la festa dell’Epifania è collegata al Salmo 72 (71): «I re di Tarsis e delle isole porteranno offerte,/ i re degli Arabi e di Saba offriranno tributi./A lui tutti i re si prostreranno,/lo serviranno tutte le nazioni.»

La tradizione ha dato loro un nome, Gaspare, Melchiorre, Baldassarre, e un volto, con la sterminata iconografia. E, sempre secondo la tradizione, poiché erano sacerdoti, sebbene zoroastriani, seguendo la stella celeste e raggiungendo il neonato re di Israele, essi hanno riconosciuto Gesù Bambino come unico Dio. Dunque i Magi giunsero alla mangiatoia di Betlemme con piena coscienza dell’importanza religiosa e cosmica della nascita di Cristo, l’unto di Dio.

Infatti, secondo il Vangelo di Matteo, i Magi sono state le prime autorità religiose e civili ad adorare Cristo. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Dopo essersi prostrati e dopo averlo adorato, aprirono quindi i loro scrigni per offrirgli in dono l’oro, simbolo della regalità; l’incenso, simbolo del sacerdozio di Gesù; la mirra, usata nella preparazione dei corpi per la sepoltura, la quale indica l’espiazione dei peccati attraverso il sacrificio.

A parlare dei Re Magi ci sono anche altre fonti, oltre ai vangeli canonici e quelli apocrifi. Compaiono nel VI secolo nei cosiddetti Excerpta Latina barbari, ma anche in un manoscritto di Parigi del VII secolo e in quello del prete cronista Agnello, del IX secolo. Un altro documento che nomina i Magi è il Liber nomine Seth (III secolo), che tratta della predicazione di San Tommaso apostolo in India e in Persia e del suo incontro personale con i Magi. Infine ricordiamo Il Milione di Marco Polo (capp. XXII-XXIII), dove l’autore sostiene che i Re Magi erano venerati nel XIII secolo a Savah in Persia, ritenuta loro città di origine, in tre tombe grandi e bellissime. Le salme erano integre, con i capelli e le barbe. Informazione confermata anche dal beato Odorico da Pordenone, che verso il 1320 si trovava in quella terra.

Nel transetto della basilica romanica di Sant’Eustorgio a Milano si trova la cappella dei Magi, nella quale è conservato un colossale e vuoto sarcofago di pietra, risalente al tardo Impero romano. Secondo le tradizioni ambrosiane, la basilica sarebbe stata fatta costruire dal vescovo Eustorgio intorno all’anno 344: la volontà del vescovo era quella di essere qui sepolto, dopo la sua dipartita, vicino ai corpi dei Re Magi. Per questo motivo, con l’approvazione dell’imperatore Costante avrebbe fatto arrivare i loro resti dalla basilica di Santa Sofia a Costantinopoli, dove erano stati portati alcuni decenni prima da sant’Elena, madre di Costantino, e che li aveva ritrovati durante il suo pellegrinaggio in Terra Santa, quando trovò le Sacre reliquie della passione di Cristo.

Nel 1162 l’imperatore Federico Barbarossa, con la conquista di Milano, fece distruggere la chiesa di Sant’Eustorgio e si impossessò delle spoglie dei Magi. Nel 1164 l’imperatore ordinò al suo arcicancelliere, Reinald von Dassel, che era anche arcivescovo di Colonia, di portarle in Germania al fine di rafforzare il prestigio della corona imperiale. Vennero dunque trasportate, attraverso la Lombardia, il Piemonte, la Borgogna e la Renania, nel duomo della città tedesca, dove ancora oggi sono conservate in un prezioso reliquiario. Ai milanesi rimase solo una medaglia realizzata, così si dice, con parte dell’oro donato dai Magi a Nostro Signore, che da allora, ossia dal saccheggio, venne esposta il giorno dell’Epifania in Sant’Eustorgio, accanto al sarcofago vuoto. Invano e a più riprese Milano tentò di riavere le reliquie. Né Ludovico il Moro nel 1494, né papa Alessandro VI, né Filippo II di Spagna, né papa Pio IV, né papa Gregorio XIII, né Federico Borromeo riuscirono a riavere le spoglie in Italia. Ma il 3 gennaio del 1904 il cardinale Ferrari, arcivescovo di Milano, fece solennemente ricollocare in Sant’Eustorgio alcuni frammenti ossei delle reliquie dei Magi: due fibule, una tibia e una vertebra, offerti dall’arcivescovo di Colonia Anton Hubert Fischer. Furono perciò posti in un’urna di bronzo, accanto all’antico sacello vuoto con la scritta «Sepulcrum Trium Magorum» (tomba dei tre Magi). Il cronista Galvano Fiamma lascia testimonianza che nel 1336 a Milano si celebrava un corteo dei Magi a cavallo attraverso la città. Una versione del dettagliato racconto è contenuta nella Historia Trium Regum (Storia dei tre re) del chierico del XIV secolo Giovanni di Hildesheim. L’autore, per spiegare la presenza a Colonia delle reliquie mummificate dei saggi orientali, inizia la sua narrazione con il viaggio a Gerusalemme di sant’Elena:

«La regina Elena […] cominciò a pensare grandemente ai corpi di quei tre re, e si schierò e con un largo seguito si recò nella terra dell’Indo […] quand’ebbe trovato i corpi di Melchiorre, Baldassarre e Gaspare, la regina Elena li mise in uno scrigno che ornò di grandi ricchezze, e li portò a Costantinopoli […] e li pose in una chiesa chiamata Santa Sofia.»

Molti luoghi in Italia, Francia, Svizzera e Germania si fregiano dell’onore di avere ospitato le reliquie, durante il tragitto, delle spoglie dei Magi da Milano a Colonia e in molte chiese si trovano frammenti lasciati in dono. Brugherio, per esempio, conserva in un reliquiario del XVIII secolo le falangi. La testimonianza di questo passaggio si trova anche nelle insegne di alberghi e osterie tuttora esistenti.

Nella cattedrale di Colonia è quindi conservata l’arca preziosa d’argento dorato, fatta realizzare dal successore di Reinald, Filippo di Heinsberg, nella chiesa di San Pietro, trasformata successivamente nella magnificente cattedrale gotica.

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