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I partecipanti ai frutti della Santa Messa – V Parte

Liturgia16 Giugno 2022
Testo dell'audio

È una fonte di salvezza che non viene mai a mancare, aperta più specialmente al celebrante che a chiunque altro. Quindi, non può non essere arricchito in maniera piuttosto significativa con le benedizioni del Cielo, se, oltre ad avvicinarsi all’altare in stato di grazia, egli, inoltre, celebra con attenzione e devozione. Questo personale frutto sacerdotale, il celebrante lo riceve semplicemente eseguendo il suo dovere sacrificale nel modo appropriato. Non è richiesta alcuna applicazione speciale o desiderio di ottenere questo frutto del Sacrificio; la sua fonte non sta nei sentimenti devoti del sacerdote, che sono solo una condizione necessaria per ottenere questo frutto in una misura più abbondante. – Anche per questo è di vitale importanza che il sacerdote faccia del suo meglio per prepararsi bene alla celebrazione quotidiana della Messa. Se vuole ottenere all’altare le molte e grandi grazie di cui ha bisogno per assolvere in modo edificante l’ufficio di cui è responsabile, deve sforzarsi di condurre una vita immacolata e celebrare sempre i Divini Misteri con ardente amore. 

La Chiesa lo esorta ad usare ogni sforzo e cura per celebrare sempre il Santo Sacrificio con la massima purezza e devozione. Prima di accostarsi all’altare, si ponga le seguenti domande: quanto peccaminoso, quanto pieno di imperfezioni, quanto pigro sono io al servizio di Dio, io che mi azzardo ad offrire il Santo Sacrificio? Come è indicibilmente esaltata, gloriosa e preziosa la Divina Vittima, che sta per riposare nelle mie mani e nel mio cuore? Quanto inconcepibile sublimare la grandezza e la maestà dell’Altissimo, che ci si aspetta che io onori e glorifichi con la celebrazione della Messa? Quanto sono molteplici le preoccupazioni e le tribolazioni della Chiesa e dei suoi figli, per le quali si aspettano aiuto e assistenza dalla forza del Sacrificio Eucaristico? – Tali riflessioni infiammano l’anima di amore e devozione. 

  1. Infine, dalla Messa deriva inoltre un frutto propiziatorio e impetratorio (ex opere operato), che viene impartito a coloro per i quali il sacerdote, in modo speciale, celebra la Santa Messa – e questo frutto è chiamato il frutto ministeriale o di mediazione (fructus ministerialis vel medius). Poiché il sacerdote è servo di Cristo e dispensatore dei misteri di Dio (1 Cor 4, 1), egli non solo ha il potere di offrire il Sacrificio, ma anche di determinare a chi debba essere applicato il frutto del Sacrificio stesso. Per quanto riguarda il frutto ministeriale del Sacrificio, il sacerdote può disporne liberamente a proprio favore o a favore di altri, ma al celebrante e a lui solo spetta di fare la speciale applicazione della Messa. – Il potere e il diritto di offrire specialmente il Santo Sacrificio per gli altri, di applicare i suoi frutti in loro favore con speciale intenzione, è inviolabilmente impartito al sacerdote durante la sua ordinazione. E l’obbligo di celebrare la Messa per un tale obbligo speciale può derivare da varie cause.

Nasce in generale dall’ordine dell’autorità ecclesiastica, o dal libero consenso del sacerdote, che, nel ricevere un’elemosina o una qualche prebenda (eleemosyna vel stipendium), si obbliga ad essa. Che una tale applicazione speciale del frutto sacrificale sia lecita, utile e salutare, è manifestato non solo dalla natura del Sacrificio considerato in sé, ma anche dalla pratica costante dai tempi antichi e dall’insegnamento esplicito della Chiesa. Fin dall’inizio è sempre stata prassi della Chiesa offrire la Santa Messa per le singole persone e per certe intenzioni. Così i pastori sono strettamente obbligati nelle domeniche e nei giorni festivi a celebrare la Santa Messa per il gregge affidato alla loro cura. L’affermazione che l’applicazione speciale della Messa per certe persone o certe classi di persone non è di particolare vantaggio per loro, è stata condannata dalla Chiesa.

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