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I Gonzaga: gloriosa famiglia italiana

Tesori d'Italia09 Gennaio 2019
Testo dell'audio

Tra le nobili famiglie che la governarono, la casata dei Gonzaga è indubbiamente quella che più di ogni altra è legata alla città di Mantova. Il primo Gonzaga a ricoprire la più alta carica cittadina fu Luigi (1268-1360): spalleggiato da Cangrande I della Scala, che lo rifornì di numerosi armati, riuscì non solo a spodestare Rainaldo Bonacolsi, ma anche a subentrargli quale capitano generale con il diritto di nominare il proprio successore. Era il 1328: l’anno successivo venne nominato vicario imperiale da Ludovico il Bavaro.

Passarono dieci anni e Luigi restituì l’aiuto ricevuto offrendo le proprie milizie a Mastino II della Scala, alleatosi con l’usurpatore Lodrisio Visconti contro il fratello Luchino, signore di Milano. Fu la prima di una serie di alleanze politiche che, assieme a una fitta rete di matrimoni con l’aristocrazia italiana ed europea, permisero alla casata di essere riconosciuta come legittima signora di Mantova e non solo.

Era quindi naturale che il successore di Luigi venisse da questi scelto in seno alla propria numerosa progenie, creando una dinastia che avrebbe visto quindici Gonzaga e poi tre Gonzaga-Nevers reggere la città lombarda.

I Gonzaga nella scena rinascimentale

Tra i successori – per i quali non mancarono contrasti in seno alla stessa famiglia – va innanzitutto ricordato Francesco I (1366-1408), che dovette barcamenarsi tra la Repubblica di Venezia e la Milano dei Visconti, casata che stava divenendo sempre più potente.

Anche qui intervenne un matrimonio “diplomatico”: quello dello stesso Francesco con Agnese, figlia di Bernabò Visconti. La vicenda nuziale però finì tragicamente e la pubblica decapitazione di Agnese nel 1391 (dopo un’accusa presumibilmente fasulla di adulterio) rispecchia il cambiamento di alleanze del marito.

In seconde nozze Francesco sposò Margherita Malatesta, che portò in eredità, purtroppo, anche la malattia del rachitismo (già Giovanni detto lo Zoppo o Gianciotto, marito della famosa Francesca da Rimini, ne era affetto), che si trasmise periodicamente anche ai signori di Mantova.

Francesco Gonzaga è ricordato anche per le importanti opere che vennero costruite sotto il suo governo, dal castello di San Giorgio alla facciata gotica del Duomo di Mantova, dal campanile della basilica di Sant’Andrea al santuario di Santa Maria delle Grazie a Curtatone.

Francesco desiderava molto il riconoscimento del titolo marchionale, ma questo sarebbe giunto con tutti i crismi solo al figlio Gianfrancesco (1395-1444), noto soprattutto per aver incaricato Pisanello di abbellire una sala del Palazzo Ducale di Mantova (con il ciclo di affreschi dedicato al Torneo-battaglia di Louverzep).

Il Concilio di Mantova

A quest’ultimo successe Ludovico III (1412-1478) e, negli anni in cui egli resse la città, Mantova salì al suo massimo prestigio politico, riuscendo addirittura ad ospitare un Concilio, che si tenne dal 27 maggio 1459 al 19 gennaio 1460.

Il Concilio di Mantova era stato convocato da Papa Pio II per lanciare una crociata contro gli Ottomani, che avevano conquistato Costantinopoli sei anni prima; anche se la Crociata non si realizzò, Ludovico – che si era dimostrato fino ad allora un buon condottiero – ottenne il soprannome de “il Turco”. Poco fortunato sul versante della politica matrimoniale della famiglia (due sue figlie non divennero spose di Galeazzo Maria Visconti a causa di tare ereditarie), ebbe l’intuizione di nominare Andrea Mantegna artista di corte e di affidare lavori architettonici e urbanistici a un architetto del calibro di Leon Battista Alberti.

Duchi e Marchesi

Un altro notevole personaggio della casata dei Gonzaga fu Federico (1500-1540), primo a ricevere il titolo di Duca di Mantova nel 1530. Figlio di Isabella d’Este ereditò dalla madre una grande iniziativa diplomatica, sicuramente maggiore delle sue doti militari, che gli permisero, assieme a una complicata rete di contatti con le Signorie del tempo, non solo di ottenere il titolo di Duca di Mantova, ma anche il Marchesato del Monferrato senza colpo ferire (ma un po’ d’oro sborsare).

Raggiunti gli scopi dinastici, Federico si dedicò all’abbellimento del Palazzo Ducale e fece iniziare la costruzione dello splendido Palazzo Tè, la residenza estiva edificata da Giulio Romano fuori dalle mura di Mantova.

Tra i successori di Federico ricordiamo Guglielmo (1538-1587) secondo figlio di Federico II Gonzaga e di Margherita Paleologo, che ebbe la conferma della signoria sul Monferrato dal Trattato di Cateau-Cambrésis (1559), di cui sarebbe divenuto duca.

Guglielmo, pur essendo un accorto amministratore, fu notevole mecenate (era anche, in prima persona, musicista) e aumentò le collezioni della famiglia; dal punto di vista politico riuscì a tenere i propri possedimenti lontani dagli scontri tra le potenze che li circondavano.

Vincenzo, ultimo principe del rinascimento

Suo figlio Vincenzo I (1562-1612), nato dal matrimonio con Eleonora d’Austria, fu poi uno degli uomini più rappresentativi del suo periodo, un grande principe rinascimentale: sotto la sua signoria Mantova divenne uno dei principali centri artistici e culturali italiani.

Egli era di carattere molto diverso da quello del padre e si distinse per la prodigalità (mentre il padre era stato un oculato amministratore, nonostante la propensione al mecenatismo), per l’amore verso il lusso e infine anche per certe sue intemperanze, che forse concorsero a spingere il poeta Francesco Maria Piave ad ambientare a Mantova il Rigoletto, la trasposizione operistica per la musica di Giuseppe Verdi del testo teatrale di Victor Hugo Le roi s’amuse, originariamente ambientato alla corte francese di Francesco I.

Desideroso di rinverdire le gesta degli avi, Vincenzo organizzò diverse – e pare abbastanza dispendiose – spedizioni in Ungheria per combattere i turchi: in nessuna di queste però ebbe modo di dar prova di particolare valore, in quanto non si andò mai al di là di brevi scaramucce, e sembra che le spedizioni facessero notizia più per l’imponente apparato di feste che accompagnava l’esercito mantovano, che per vere e proprie imprese belliche.

Altra impresa del duca fu quella di far costruire la cittadella di Casale Monferrato: purtroppo, più che servire a difendere la città, attrasse le brame dei vari confinanti, fino a che i Savoia non l’annessero nel 1713.

Dal punto di vista del mecenatismo fu memorabile: la sua corte ospitò Torquato Tasso (che lo stesso Duca aveva fatto liberare dalla prigionia ferrarese e lo scrittore sorrentino a Mantova compose la tragedia Re Torrismondo), Claudio Monteverdi vi compose i suoi primi madrigali e Pieter Paul Rubens venne “scoperto” in un viaggio in Fiandra e subito condotto a Mantova.

Importanti architetti ricevettero commissioni come la residenza di caccia a Marmirolo e un teatro – purtroppo perduto durante il Sacco di Mantova – che poteva ospitare fino a mille spettatori.

Vincenzo inoltre fondò l’Ordine militare del Sangue di Gesù Cristo, ispirandosi alla reliquia del sangue di Gesù conservata presso la cattedrale di Mantova.

A proposito di Torquato Tasso, un altro Gonzaga da ricordare è il cardinal Scipione (1530-1575), del ramo di Guastalla, che fu grande amico e protettore di Torquato Tasso, del quale curò l’edizione più corretta della Gerusalemme Liberata, quella contenuta appunto nel Codice Gonzaga.

Verso il declino

I successori non furono all’altezza degli avi: il brevissimo governo di Vincenzo II (1626-7) si caratterizzò per la vendita ad una cifra irrisoria dell’imponente collezione di quadri accumulata nel periodo precedente; problemi dinastici videro poi il Ducato passare nelle mani dei Gonzaga-Nevers, che non riuscirono a evitare il sacco da parte delle truppe dei lanzichenecchi (1630) e si dimostrarono deboli, se non addirittura viziosi.

Infine Ferdinando Carlo, durante la Guerra di Successione Spagnola, si distinse per le sue varie fughe, finendo per essere dichiarato decaduto dalla Dieta di Ratisbona (30 giugno 1708), che liberò i sudditi mantovani e monferrini da ogni impegno nei suoi confronti, mettendo fine al governo dei Gonzaga su Mantova, che passò sotto la corona austriaca.

 

Questo testo di Luigi Vinciguerra è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. È possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it

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