I frutti dello spirito santo: la gioia (Parte II)

Isaia dice “il Signore fece ricadere su di Lui l’iniquità di noi tutti”, et posuit Dominus in eoiniquitatem omnium nostrum (Is.53,6), e san Pietro dice ”Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno” , qui peccata nostra ipse pertulitin corpore suo super lignum (1Pt.2,24), san Tommaso d’Aquino scrive che “Gesù Cristo redimendoci non solo ha guadagnato la virtù e i meriti infiniti che appartenevano alle Sue sofferenze, ma ha scelto di soffrire una profondità di dolore sufficiente a soddisfare abbondantemente e rigorosamente tutti i peccati del genere umano”.
Questa Sua sofferenza comprende anche la vergogna personale del peccato, del peccatore, il Signore si fece tutt’uno con noi, con il capo e con il corpo, volle che le nostre colpe fossero considerate colpe sue e perciò pagò non solo con il Suo Sangue ma anche con la vergogna di questi peccati.“L’infamia mi sta sempre davanti e la vergogna copre il mio volto” (Salmo 43), “la vergogna mi copre la faccia; Tu conosci la mia infamia, la mia vergogna, il mio disonore” (Salmo 68).
Il Signore ha sofferto tutto il dolore dovuto al peccato. Quando leggiamo le vite dei martiri, dice sant’Alfonso, ci pare al primo sguardo che alcuni abbiano sofferto dei dolori più amari di quelli del Signore, però san Bonaventura dichiara che il dolore di nessun martire poteva mai assomigliare in intensità ai dolori di Nostro Signore.
San Tommaso scrive che i dolori di Cristo erano i dolori più severi che si possono sperimentare in questa vita, san Bonaventura aggiunge che (Gesù) ha scelto di soffrire tanto dolore come se avesse commesso Egli stesso tutti i nostri peccati. San Lorenzo Giustiniani scrive che in ognuno dei tormenti che ha subito, in virtù dell’agonia e dell’intensità della sofferenza, ha sofferto tanto quanto tutti i tormenti di tutti i Martiri insieme.
Il re Davide l’aveva predetto quando disse, nella persona di Cristo, nel Salmo 87: “Pesa su di me il tuo sdegno, sopra di me è passata la tua ira” – Super me confirmatus est furor tuus; In me transierunt irae tuae. Sant’Alfonso commenta: “tutta l’ira di Dio che aveva concepito contro i nostri peccati, si è versata sulla Persona di Gesù Cristo + così che l’apostolo poteva dire di Lui che era divenuto peccato per noi, che era divenuto una maledizione per noi”.
Sia lodato Gesù Cristo.
In nomine Patri, et Filii, et Spiritus Sancti.