I Domenica di Quaresima – Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo.

Secondo un grande papa dell’Ottocento, papa Leone XIII, tutta la storia può essere intesa come una guerra tra due forze contrapposte: egli chiama questi due eserciti “il regno di Dio sulla terra, cioè la vera Chiesa di Gesù Cristo”, e “il regno di Satana, i cui sudditi”, dice, “sono quanti seguono i funesti esempi del loro capo” (Humanum genus). Cristo è a capo del Suo regno e il diavolo è a capo del suo. Ciò conferisce un interesse unico al Vangelo di questa prima domenica di Quaresima, che descrive l’unico confronto di cui siamo a conoscenza tra questi due re, ossia tra Nostro Signore Gesù Cristo, che l’Apocalisse chiama “il Re dei re”, e il diavolo, che il libro di Giobbe chiama “il re di tutti i superbi”.
Qual è stato il motivo di questo confronto? Come sappiamo, il diavolo fu creato buono, ma si ribellò a Dio e fu scacciato dal Cielo. Da allora, ha avuto due principali motivi di azione: l’orgoglio e l’invidia. Questi due motivi lo portano alla stessa meta, che è impedire agli esseri umani di raggiungere la salvezza. Egli ci invidia la beatitudine celeste alla quale siamo chiamati e dalla quale lui si è escluso per sempre. E, nel suo orgoglio, desidera aumentare l’estensione del suo regno, che è composto da tutti gli angeli decaduti e le anime perdute.
Sia l’orgoglio che l’invidia del diavolo, quindi, lo hanno portato a cercare questo incontro con Nostro Signore nel deserto. Il diavolo sapeva che Dio avrebbe mandato un Salvatore nel mondo: lo sapeva, perché era lì, all’inizio, nel giardino dell’Eden, quando Dio promise di mandare questo Salvatore, dopo la caduta dei nostri primogenitori. E lo sapeva anche perché i Profeti che vissero dopo ne avevano spesso parlato nelle loro profezie. Ma il diavolo non sapeva ancora con certezza se Gesù di Nazareth fosse questo Salvatore. Vide che Nostro Signore era un uomo giusto, nel quale non aveva potuto trovare alcun difetto, ma non sapeva se fosse il Figlio di Dio. Probabilmente il diavolo era in grande perplessità. Da un lato, vedeva che Cristo sembrava non avere difetti; ma d’altra parte, l’orgoglio stesso del diavolo gli impediva di credere che il Figlio di Dio sarebbe potuto venire al mondo in modo così umile, come figlio di una povera famiglia in un oscuro villaggio.
Perciò il nemico viene a mettere alla prova Cristo con alcune sottili tentazioni. Ovviamente non si presentava come diavolo; forse si presentò come un angelo santo. San Paolo ci dice che il diavolo sa trasformarsi, almeno per un po’, in angelo di luce. Cerca di far rivelare apertamente al nostro Salvatore chi Egli sia, oppure di farGli commettere qualche peccato che dimostrerebbe, una volta per tutte, che non può essere il Figlio di Dio.
Questo spiega perché Satana abbia cercato questo incontro con Nostro Signore. Ma perché Cristo accettò di incontrarlo? Mi vengono in mente tre ragioni, senza pretendere che queste siano le uniche: gli atti di Dio sono sempre troppo grandi perché possiamo comprenderli appieno. La prima ragione per cui Nostro Signore accettò questo confronto fu di permettere al diavolo di ingannare sé stesso. Si noti che non dico che Cristo stesso inganni il Suo nemico. Cristo è la verità e quindi non può ingannare nessuno. Ma parla in modo tale da sapere che il Suo nemico ne trarrà conclusioni sbagliate.
Perché dico questo? Nostro Signore, in questa occasione, sembra non parlare di propria autorità. In altre parti del Vangelo, parla con un’autorità che supera quella dei Profeti e persino di Mosè. Ad esempio: Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; […]. Ma Io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello sarà sottoposto a giudizio. Ma qui, parlando al nemico della nostra razza, Gesù cita semplicemente la Scrittura, come avrebbe potuto fare qualsiasi pio Ebreo, senza aggiungere nulla al Suo insegnamento. Non di solo pane vive l’uomo… Non tenterai il Signore Dio tuo … Adorerai il Signore Dio tuo. Il diavolo deve aver pensato tra sé: “Se fosse veramente il figlio di Dio, non si accontenterebbe di citare Mosè in questo modo. Parlerebbe da sé stesso, userebbe la propria autorità!”. Così, l’umiltà di Cristo confonde l’orgoglio del nemico che inganna sé stesso. Perché è importante che il diavolo non sappia con certezza chi sia veramente Nostro Signore? San Paolo sembra darci la risposta quando dice: Nessuno dei dominatori di questo mondo avrebbe crocifisso il Signore della gloria, se avesse conosciuto la sapienza di Dio. Cioè, gli spiriti decaduti non avrebbero incitato gli Ebrei e i Romani a crocifiggere Cristo, causando in tal modo la redenzione dell’uomo, se avessero saputo che era il Verbo fatto carne. Perché immaginavano che la crocifissione sarebbe stata la loro rovina. Come affermano alcuni Padri della Chiesa, la croce fu come l’amo con cui venne pescato il pesce.
Una seconda ragione per cui Nostro Signore accetta di incontrare il diavolo in questo combattimento è, mi sembra, per umiliarlo. Non intendo semplicemente dire che fu umiliante per il nemico non scoprire la verità: voglio dire anche che, in seguito, si renderà conto che Cristo gli ha detto quello che voleva sapere, e tuttavia non lo ha capito. Considerate le parole di Cristo. Quando il diavolo gli ordina di trasformare le pietre in pane, risponde: Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. C’è di più in questa risposta di quanto appaia a prima vista. Nostro Signore non sta dicendo solo: “Ho qualcosa oltre al pane di cui vivere”. Mi sembra che dica anche: “Non è con il pane che sono venuto a nutrire gli uomini, ma con le parole della Mia bocca”. Ma se l’uomo vive delle parole che escono dalla bocca di Cristo, allora Cristo è Dio. Questo è esattamente ciò che il diavolo voleva sapere; gli viene detto e non lo afferra.
Possiamo dire lo stesso della seconda tentazione. In risposta al suggerimento di gettarsi dal pinnacolo del tempio, per apparire come il Messia alla presenza degli Ebrei, Cristo risponde: Sta scritto: Non tenterai il Signore Dio tuo. A prima vista, sembra che dica semplicemente che non dobbiamo aspettarci miracoli quando non sono necessari; questo è ciò che chiamiamo il peccato di tentare Dio. Poiché non era necessario che Egli impressionasse gli Ebrei rimanendo sospeso a mezz’aria sopra il tempio, non c’era motivo di chiedere a Dio di compiere questo miracolo. Ma, ancora una volta, c’è un significato più profondo nelle parole di Cristo: Non tenterai il Signore Dio tuo. Perché Cristo è Dio, il diavolo agisce in modo sacrilego mettendoLo alla prova. Ancora una volta, Nostro Signore rivela la verità sulla Sua divinità, ma in un modo che il Suo nemico non può capire. E così il diavolo sarà umiliato più tardi, quando si renderà conto del suo errore: una giusta punizione per il suo orgoglio.
Anche la terza tentazione sarà umiliante da ricordare per il diavolo. Il diavolo ha cercato di indurre il nostro Salvatore a prostrarsi e adorarLo. In risposta, Gesù cita il Deuteronomio: Adorerai il Signore Dio tuo, e solo Lui servirai. Potrebbe sembrare che Cristo si stia semplicemente rifiutando di cedere alla tentazione. In effetti, invece, pronuncia una sentenza contro il Suo nemico. Gli dice: “Tu, Satana, sarai obbligato a cadere davanti a Me, poiché nel nome di Gesù ogni ginocchio si piegherà, e Mi servirai senza volerlo, quando provocherai la redenzione dell’uomo”.
Ma l’ultima ragione per cui Nostro Signore ha subito queste tentazioni e si è persino lasciato trasportare da un luogo all’altro dallo spirito impuro, è stato il suo amore per noi. Non è stato solo nella Sua Passione che il nostro Salvatore ha meritato la nostra salvezza, ma in tutti gli atti della Sua vita. E ciò che Egli ha meritato per noi durante questo singolare combattimento con il diavolo è stata, sicuramente, la grazia di resistere quando siamo tentati. Se mai siamo tentati di peccare, possiamo dire a noi stessi: “Cristo ha guadagnato per me il potere di resistere a questa tentazione”. Perché Colui che è in te è più grande di colui che è nel mondo.