I cori nelle chiese

Durante la pandemia di coronavirus, non è permesso di usare i cori durante le liturgie. Però, non bisogna essere ingenui: i cori nella liturgia sono stati in crisi da decenni. Essi sono stati trattati come intrusi, spesso sciolti o scacciati dalle chiese perché “toglievano il posto all’assemblea“. Questo è stato un vero e proprio abuso.
E poi si richiamano al Concilio. La Sacrosanctum Concilium dice: “Si conservi e si incrementi con grande cura il patrimonio della musica sacra. Si promuovano con impegno le « scholae cantorum » in specie presso le chiese cattedrali. I vescovi e gli altri pastori d’anime curino diligentemente che in ogni azione sacra celebrata con il canto tutta l’assemblea dei fedeli possa partecipare attivamente, a norma degli articoli 28 e 30“. Mi sembra che quello che viene richiesto è esattamente il contrario di quello che è stato fatto. Si dice di promuovere i cori, non di abolirli. Ma questo è soltanto un altro esempio di uso strumentale del Concilio Vaticano secondo. Un Concilio che esiste soltanto nella mente di certi riformatori.