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Giotto. Apice del Medioevo o precursore dell’Umanesimo?

Arte e Cultura25 Febbraio 2019
Testo dell'audio

Di Giotto di solito si mette in risalto il suo carattere innovativo, perfino rivoluzionario. Si dice che egli ruppe con la tradizione artistica medievale, introducendo la dimensione “umana” in un’arte pittorica fino a quel momento statica e ieratica, di matrice essenzialmente bizantina. È noto, ad esempio, il tagliente giudizio del Vasari: «[Giotto] divenne tanto imitatore della natura, che ne’ tempi suoi sbandí affatto quella greca goffa maniera, e risuscitò la moderna e buona arte della pittura, et introdusse il ritrar di naturale le persone vive, che molte centinaia d’anni non s’era usato».

“Umano” ma non “umanista”

In realtà, il rinnovamento della pittura italiana era già in atto dalla fine del ‘200, con personaggi come Cimabue, Jacopo Torriti e Pietro Cavallini. Giotto continua e perfeziona questa tendenza. D’altronde, la dimensione “umana” era già largamente presente nell’arte gotica, soprattutto nell’architettura e nella scultura.

Basti considerare le incantevoli scene di vita quotidiana nelle vetrate delle cattedrali gotiche e nelle miniature, oppure la grazia squisita delle Madonne del Duecento, per rendersi conto di quanto l’arte medievale europea si fosse ormai distante da quella bizantina. Ma si può anche rilevare che, da buon paladino del Rinascimento, il Vasari stava più perorando la sua causa che emettendo un giudizio equilibrato. Purtroppo è questa lettura “rivoluzionaria”, più ideologica che oggettiva, che è prevalsa nella critica. In realtà, per quanto Giotto potesse avere di “umano”, non aveva proprio niente di “umanista”. E questo non è un gioco di parole.

Ciò che caratterizza l’Umanesimo non è il trattare l’uomo nella sua concreta realtà, ma il centrare tutto su di lui, proclamando la sua “autonomia” e amputandolo quindi dal suo rapporto di sudditanza col Trascendente, con la Morale, con la Rivelazione, insomma con Dio. E tutto questo si inseriva in un processo storico rivoluzionario allora in nuce.

I piaceri mondani cominciavano a diventare un fattore sempre più predominante nella vita quotidiana, dando sempre maggiore ingerenza agli impulsi sensoriali e producendo uno stato d’animo sovreccitato, del tutto estraneo al Medioevo. La visione trascendentale e metafisica della vita, fino ad allora dominante, veniva sostituita con questa visione mondana e materialistica incentrata sulla natura e sull’uomo. Questo nuovo spirito si staccò progressivamente dalla teologia e dalla Chiesa, in nome della libertà del pensiero e della ricerca scientifica.

Non ha nulla di rivoluzionario

Il nocciolo dell’Umanesimo è l’emancipazione dell’uomo da qualsiasi autorità superiore per seguire la sua propria ragione. Un’emancipazione che, anzitutto, si manifestò nei riguardi della filosofia Scolastica (Umanesimo), poi dell’autorità religiosa (Protestantesimo), poi della Teologia (Illuminismo), poi dell’autorità politica (Rivoluzione Francese), poi delle gerarchie economiche (Comunismo), per poi sfociare in quell’emancipazione totale proclamata dal maggio ‘68. Niente di tutto ciò è presente in Giotto. Nei suoi personaggi non v’è alcuna agitazione. Essi sono perfettamente ordinati nello spirito. In loro la Fede illumina la ragione, che guida la volontà, che a sua volta domina la sensibilità.

Anche quando traccia sentimenti molto forti, come la costernazione della Madonna nel Compianto sul Cristo Morto, si tratta pur sempre di sentimenti perfettamente equilibrati. “Il mio pianto è perfettamente razionale — potrebbe dire la Madre di Gesù — esso è determinato da una causa giusta, anzi elevatissima, e si manifesta in modi che sono secondo la mia natura, senza portarmi alla disperazione né sconvolgere il mio interiore equilibro”. Ella sarebbe potuta passare, senza soluzione di continuità, dalla scrosciante costernazione per la morte del Figlio alla soavità misericordiosa e consolatrice d’una Madre disposta a perdonare, nel caso l’Apostolo traditore si fosse inginocchiato davanti a Lei pentito.

Il pittore della Cristianità

Giotto dipinge in una chiave sempre religiosa. Tutti gli elementi dei suoi quadri – personaggi, ornamenti, oggetti e paesaggi – sono immersi in un’atmosfera di sacralità. Nei suoi quadri tutto porta verso l’alto, non v’è niente che tenda al prosaico. Gli sguardi sono limpidi, il contegno altero, le fisionomie distese, i gesti cerimoniosi. Anche quando sono attenti a svolgere attività quotidiane, i personaggi hanno lo spirito rivolto alla contemplazione di qualcosa di superiore.

L’uomo non viene ritratto in modo autonomo, ma inserito in un ordine universale che si spiega dall’alto, cioè nei suoi rapporti con Dio. L’uso profuso del dorato vuole denotare la presenza nel quotidiano d’una luce trascendentale: quella della grazia. Possiamo considerare la grazia divina come la grande protagonista dell’opera pittorica di Giotto.

Non certo materialmente – è impossibile dipingere la grazia – ma nelle sue concrete manifestazioni: anime in stato di grazia fino a raggiungere la santità; indumenti secondo la morale e tendenti al maestoso; costruzioni civili e religiose belle e proporzionate, figlie d’una visione cristiana del mondo; una natura quasi paradisiaca, come uscita dalle mani del Creatore. Insomma, possiamo considerare Giotto, a pieno titolo, il pittore della Cristianità. In questo senso l’Umanesimo, come esso si è storicamente sviluppato, appare più come un tradimento dello spirito che animava il Giotto che non come la sua naturale conseguenza.

Sarebbe stato possibile un movimento innovativo nell’arte – e non solo nell’arte – che portasse il Medioevo a livelli superiori di perfezione senza inquinamenti di tipo umanistici? A nostro parere, la risposta è certamente positiva. Ma allora non si dovrebbe parlare di Rinascimento, giacché non sarebbe la rinascita di niente, bensì di un progresso. Ma qui entriamo nel terreno del “cosa sarebbe successo se…”, e forse è meglio concludere.

 

Questo testo di Julio Loredo è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. È possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it

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