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Gerusalemme I: dalle origini a Sant’Elena

Storia19 Febbraio 2018
Radio Roma Libera -Gerusalemme I: dalle origini a Sant’Elena
Testo dell'audio

Gerusalemme, anno 3795 circa del calendario ebraico, il 14/15 del mese di Nisanh, durante la preparazione delle festività per Pesach. Ponzio Pilato è procuratore romano, regnante è l’imperatore Tiberio Augusto sotto il governatorato di Erode Antipa con Caifa sommo sacerdote. È venerdì.

Yeshùa viene processato e messo a morte tramite crocifissione sulla collina del Golgota, appena fuori dalle mura della città. In quel luogo e in quel momento è avvenuto l’evento che ha diviso in due la storia dell’umanità, si è compiuto quel fatto capace di influenzare la storia mondiale di sempre.

 

Altura di pace

Le prime notizie che si hanno di Gerusalemme risalgono a circa tre millenni prima della nascita di Cristo: il nome di Yerushalayim (Yerushalaim o Yerushalaym) deriva dalla forma verbale yārāh («fondò») e dal nome della divinità semitica Shālēm. Secondo una diversa tradizione, la prima citazione della città su una tavoletta egiziana la indica con il nome RUSHALIM derivante dall’antica lingua cananaaica URUSALIMI, che potrebbe provenire da ur, altura, e shlm, pace. Nel corso della sua storia Gerusalemme è stata distrutta e ricostruita due volte ed è stata assediata, conquistata e riconquistata in decine di occasioni. Oggi è la capitale contesa dello Stato di Israele e città santa per le tre religioni monoteiste: oltre al Cristianesimo, anche per ebraismo e islam.

Verso il 1000 avanti Cristo re David ne fece la capitale del regno giudaico di Israele (a questo tempo si può far risalire uno dei salmi cosiddetti del pellegrinaggio, il 121 [122]: «Quale gioia, quando mi dissero: “Andremo alla casa del Signore”. E ora i nostri piedi si fermano alle tue porte Gerusalemme») e Salomone, al centro dell’acropoli, fece costruire un grandioso tempio (il cosiddetto primo Tempio degli Ebrei), distrutto nel 587 dai Babilonesi, che saccheggiarono la città e presero prigioniera la popolazione. Dopo l’editto di Ciro il grande, nel 538 a.C., i Giudei rientrarono in patria e ricostruirono il Tempio e la cinta muraria.

La città fu poi occupata da Alessandro Magno nel 331 e rimase, in sequenza, sotto la dominazione dei Tolomei d’Egitto, dei Seleucidi di Siria e degli Asmonei fino al 63 a.C., quando fu conquistata dai Romani con Gneo Pompeo Magno. Nel 37 a.C. i Romani affidarono la città a Erode il Grande, re di Giudea, che la ricostruì a partire dal Tempio.

 

La presenza romana

Con Ponzio Pilato procuratore romano avvenne la crocifissione, insieme a due delinquenti comuni, sulla collinetta del Golgota, appena fuori dalle mura della città, di Gesù Nazareno, che aveva parlato della città come di quella del Signore («Non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del gran re», Mt 5,34-35).

Negli anni seguenti i tumulti religiosi insieme al malcontento nei confronti dell’amministrazione romana provocarono due rivolte da parte della popolazione ebraica. Giuseppe Flavio, storico, scrittore di origine ebraica, nato a Gerusalemme, nella sua opera sulla Guerra Giudaica, racconta con dovizia di particolari la rivolta contro i Romani, scoppiata nel 66 e terminata nel 70 con l’assedio di Gerusalemme e la dura repressione ad opera delle legioni guidate da Tito, figlio dell’imperatore Vespasiano.

 

La «Guerra Giudaica»

La città fu prima saccheggiata e poi distrutta, come distrutti furono il Tempio – malgrado l’ordine fosse di risparmiarlo e di questo avvenimento fa ancora memoria la festa ebraica della Tisha BeAv – e le tre cinte murarie, che avevano permesso alla popolazione ebraica di resistere a lungo.

Giuseppe Flavio nei suoi libri sulla Guerra Giudaica parla di 1.100.000 morti; i prigionieri furono 97.000, poi venduti in Egitto o fatti uccidere da gladiatori o da belve nelle arene romane delle province dell’impero. Furono risparmiate solo le torri del palazzo di Erode e un tratto del muro occidentale in modo che servissero da testimonianza e ammonimento. Chi fosse arrivato in quel luogo non avrebbe potuto credere che poco tempo prima vi sorgesse una città.

A Roma, ad imperitura memoria di questa grande e faticosa conquista, sull’arco di Tito si riconosce il bassorilievo in cui è scolpita la scena dei soldati romani, che recano come bottino alcuni dei sacri arredi del Tempio, come le trombe d’argento e il candelabro a sette braccia. L’imperatore Adriano volle ricostruire la città come colonia romana con il nome di Aelia Capitolina. La successiva, ulteriore rivolta capeggiata da Simon Bar Kokeba nel 132-135 terminò con la definitiva vittoria dei Romani, che impedirono per i successivi due secoli l’accesso a Gerusalemme agli ebrei.

Nel IV secolo la madre di Costantino il Grande, Elena, andò a Gerusalemme e vi identificò molti luoghi considerati santi e legati alla vita, alla Passione e alla Risurrezione di Cristo.

I successori dell’imperatore restaurarono e abbellirono questi luoghi santi, legati alle vicende evangeliche, e dettero impulso alla costruzione della prima chiesa cristiana, quella del Santo Sepolcro.

 

Questo testo di Dianora Citi è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. E’ possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it

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