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I fini della Messa

Liturgia21 Febbraio 2018
Radio Roma Libera - I fini della Messa
Testo dell'audio

+ In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen

Il Concilio di Trento dichiara (s. 22 can. 3): «Se qualcuno dirà che il sacrificio della messa è solo un sacrificio di lode e di ringraziamento o la semplice commemorazione del sacrificio offerto sulla croce, e non propiziatorio […] e che non si deve offrire per i vivi e per i morti, per i peccati, per le pene, per le soddisfazioni e per altre necessità: Sia Anatema».

In altre parole, il Concilio di Trento insegna che la finalità della santa Messa non è semplicemente lode (o adorazione) e ringraziamento[1], ma anche espiazione e supplica.[2] Questa dichiarazione venne fatta in risposta alla negazione protestante che la Messa fosse un sacrificio e, come tale, espiatoria e supplichevole di natura.

Infatti, poiché i protestanti negano che la Messa sia un sacrificio, il “servizio” con il quale la sostituiscono non solo è carente per quanto concerne la finalità di espiazione, ma anche per quanto concerne l’adorazione.

A sua volta, anche il Nuovo rito è molto impoverito al riguardo. La finalità di adorazione, cioè l’adorazione della Santissima Trinità, è stata quasi totalmente soppressa. Il Gloria Patri che appariva tre volte nel Rito antico (nelle preghiere iniziali, nell’introito e nel lavabo) è stato totalmente rimosso; il Gloria in Excelsis Deo viene recitato meno frequentemente[3] e la formula Trinitaria:  per Dominum Nostrum Jesum Christum…, che conclude molte preghiere nel Rito antico, è stata tolta in tutti i casi, fatta eccezione per la colletta[4].

La preghiera all’offertorio, “Ricevete O Santa Trinità”: Suscipe Sancta Trinitas…, e la preghiera alla fine della Messa, “Possa essa piacerVi, O Santa Trinità”: Placeat Tibi Sancta Trinitas… sono state abolite e il prefazio della Santa Trinità non è più recitato ogni domenica (tranne Pasqua, Natale ecc.), ma solo una volta all’anno nel giorno in cui cade la festa rispettiva.

Anche la finalità di espiazione è stata molto ridotta; come spiega l’Esame Critico (III): «Anziché mettere l’accento sulla remissione dei peccati dei vivi e dei morti, lo si mette sul nutrimento e la santificazione dei presenti». In tal modo, i seguenti elementi sono stati soppressi:

I)      la preghiera che Dio potesse darci la vita (nel salmo ai piedi dell’altare);

II)     le preghiere Aufer ed Oramus Te, nelle quali il sacerdote chiede di essere perdonato per i suoi peccati;

III)    il Confiteor recitato dal sacerdote con un profondo inchino, mentre i fedeli sono in ginocchio;

IV)   la recita invariabile[5] e nove volte ripetuta del Kyrie;

V)   le preghiere dell’offertorio che l’Immacolata Vittima, offerta per «i miei innumerevoli peccati, offese e negligenze, possa essere accettata da Dio» e che il calice possa sollevarsi con «odore di soavità per la nostra salvezza»;

VI) tutte le preghiere di umile supplica nel canone romano, che non appaiono più nelle nuove preces eucharisticae;

VII) la preghiera Domine non sum dignus recitata tre volte, sia dal celebrante che dai fedeli prima della santa Comunione.

Allo stesso modo, il memento dei morti e la menzione delle anime che soffrono in Purgatorio sono stati eliminati dalle tre nuove preghiere eucaristiche, come pure l’intera Messa da requiem in tutta la sua straordinaria potenza catechetica.

Mentre le finalità di adorazione ed espiazione si ritirano sullo sfondo, le finalità di ringraziamento e supplica emergono in primo piano (e più “carismatica” è la Messa, più considerevolmente questo avviene), ma con un certo distacco dal loro principale obiettivo, cioè la remissione dei peccati tramite il santo Sacrificio della Messa.

In effetti il termine “santo Sacrificio della Messa” è stato ampiamente sostituito con il termine “Eucaristia (che significa “ringraziamento”)[6] e una sezione di preghiere di supplica, conosciute come “preghiere dei fedeli”, è stata aggiunta alla Messa (spesso per benefici semplicemente materiali e temporali), come se la Messa non fosse essa stessa una preghiera di supplica.

Può essere più accurato dire, infatti, con gli autori dell’Esame Critico, che le vere finalità sono soppresse e vengono inventate nuove finalità: «una riunione di filantropi e un banchetto di beneficenza» (III), dove, ancora una volta, siamo testimoni dello spostamento dal concetto di sacrificio a quello di Cena.
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[1]    Cioè un sacrificium latreuticum ed  eucharisticum.
[2]   Cioè un sacrificium propitiatorium ed impetratorium.
[3]   E’ stato soppresso dai giorni su cui occorrono le feste minori del Rito antico, cioè la maggioranza dei giorni feriali dell’anno e dunque la maggioranza dei giorni dell’anno simpliciter.
[4]   Si veda a riguardo l’eliminazione dell’invocazione della Santissima Trinità nelle Litanie da parte di papa Paolo VI, Quaresima 1969, e quella (almeno nella versione italiana) della dossologia Trinitaria nell’ultimo versetto dell’inno Veni Creator Spiritus.
[5] Nel Nuovo rito viene omesso in ‘Forma C del rito penitenziale’, dopo il rito della benedizione dell’acqua santa (da cui, d’altronde, gli esorcismi sono stati tolti), nella festa della Purificazione, Mercoledì delle ceneri, Domenica delle palme ed in altre occasioni.
[6] Anche qua c’è una precedenza protestante. Lutero aveva scritto della santa Messa: “Chiamiamola Benedizione, Eucaristia o Tavola del Signore o Cena del Signore. Che si dia ad essa qualsivoglia altro titolo, fuorché non si contamini col titolo del Sacrificio o Azione (Formula Missae).

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