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Europa 1914. Da “cittadella orgogliosa” a devastata

Storia02 Luglio 2021
Testo dell'audio

Nel 1914 l’Europa era la “cittadella orgogliosa”, all’apogeo del potere mondiale: controllava il 60% dei territori, il 65% degli abitanti, il 57% della produzione di acciaio, il 57% del commercio. Era consapevole e orgogliosa della sua missione civilizzatrice, della quale era parte rilevante l’opera delle missioni cattoliche, sostenute anche da governi laicisti come quello francese, sia pure per meri fini di prestigio e influenza politica. Tutto ciò fu distrutto con il “suicidio dell’Europa”, come giustamente è stata definita la Grande Guerra.

Causa scatenante della crisi fu l’assassinio a Sarajevo il 28 giugno 1914 da parte del rivoluzionario bosniaco Gavrilo Princip, la cui mano fu armata da circoli dirigenti serbi, dell’Arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo, erede al trono Austro-ungarico, fervente cattolico e anti-massone, fautore di un progetto di riorganizzazione dell’Impero, che avrebbe consolidato la fedeltà al Trono degli slavi, tarpando le ali alla Serbia. Il 23 luglio Vienna inviò un ultimatum a Belgrado, chiedendo una severa inchiesta e la punizione dei colpevoli. Ciò mise in moto un meccanismo diplomatico e militare, che in poco più di dieci giorni precipitò nella guerra gran parte dell’Europa. Ciascun Paese ritenne fosse in gioco un proprio vitale interesse nazionale:

  • L’Austria-Ungheria non poteva perdere l’occasione di regolare i conti con la Serbia, che si poneva come punto di riferimento per gli slavi del sud all’interno dell’Impero.
  • Protettrice della Serbia, non poteva lasciare campo libero nei Balcani alla sua rivale Austria-Ungheria.
  • Non poteva abbandonare la sua alleata Russia, perdendo così l’occasione di riconquistare l’Alsazia-Lorena.
  • Doveva appoggiare la sua unica alleata sicura, l’Austria-Ungheria, sperando anche che dichiarare il suo appoggio potesse servire a localizzare il conflitto.
  • Intervenne perché riteneva che la potenza dell’Impero Tedesco stesse alterando l’equilibrio europeo, al quale era da almeno due secoli attenta;

L’intervento britannico fu facilitato dalla violazione tedesca della neutralità del Belgio, necessaria per attuare il “piano Schlieffen”. Rimase inizialmente fuori dal conflitto l’Italia, pur alleata di Vienna e Berlino; rovesciando tale posizione, entrerà in guerra nel 1914 al fianco di Francia, Gran Bretagna e Russia, le Potenze della Triplice Intesa. I vari Paesi si aspettavano una guerra breve, che non provocasse sconvolgimenti politici e sociali, come era stato per le guerre post-napoleoniche; inoltre essendo venuto meno da secoli il riconoscimento del supremo Magistero pontificio, non ci si poneva più la questione della liceità di una guerra.

È evidente che la Prima guerra mondiale scoppiò per ragioni classiche di politica di potenza. Tuttavia era in agguato la direttiva ideologica cara alla Massoneria internazionale: il risultato del conflitto doveva innanzi tutto essere la “repubblicanizzazione” dell’Europa e soprattutto l’abbattimento dell’unica Grande potenza cattolica, l’Impero asburgico.

Di lì a poco, la Germania prese la decisione cinica e di corte vedute di inviare Lenin in Russia, allo scopo di farla uscire dalla guerra, che il governo borghese nato dalla rivoluzione di febbraio intendeva invece continuare. La Russia si ritirò dal conflitto, ma furono poste le basi per la creazione del primo Stato comunista. Nello stesso anno entrarono in guerra dalla parte dell’Intesa gli Stati Uniti, portatori di un programma di sovvertimento del tradizionale ordine internazionale e di ostilità alle monarchie. Sempre nel 1917, vero anno chiave della guerra, l’Intesa pose o completò le basi del tuttora insolubile problema del Medio Oriente, dividendosi in zone d’influenza tale area, ma allo stesso tempo da un lato fomentando la rivolta araba dall’altro promettendo agli Ebrei un “focolare nazionale”.

Questo testo di Massimo de Leonardis è tratto dalla rivista Radici Cristiane. Visita il sito radicicristiane.it

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