Esigenze ecumeniche

+ In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.
Don Cekada individua tre categorie (WHH p. 270-1): 1) i non-credenti e il nostro comportamento nei loro confronti; 2) Giudei; 3) eresia, eretici e il loro destino. Dei sette esempi che don Cekada dà della prima categoria citiamo II Ts 1, 6-9: «Si manifesterà il Signore Gesù dal cielo con gli angeli della sua potenza in fuoco ardente a far vendetta di quanti non conoscono Dio e non obbediscono al vangelo del Signore nostro Gesù. Costoro saranno castigati con una rovina eterna, lontano dalla faccia del Signore e dalla gloria della sua potenza».
Degli 8 esempi della seconda categoria citiamo Tt 1, 10: Vi sono, infatti, «soprattutto fra quelli che provengono dalla circoncisione», molti spiriti insubordinati, chiacchieroni e ingannatori della gente» [146].
Dei 7 esempi della terza categoria citiamo II Cor 11, 13-14: «Questi tali sono falsi apostoli, operai fraudolenti, che si mascherano da apostoli di Cristo. Ciò non fa meraviglia, perché anche Satana si maschera da angelo di luce».
Per quanto riguardano i cambiamenti fatti ai vangeli e alle epistole in genere, notiamo con mons. Gamber nella sua opera Riforma della Liturgia Romana (cap. 5), che «ciò che in parte costituisce una tradizione di mille e cinquecento anni è stata interrotta senza che niente di meglio sia stato messo al suo posto». Concludiamo che se, in rapporto al desiderio del Concilio di «apparecchiare più riccamente la tavola della Parola di Dio», le nuove letture sono più ricche quantitativamente, sono più povere qualitativamente, cioè nel loro contenuto dottrinale.
Infine, la critica di mons. Bugnini sulle letture del Rito antico può, come don Bernward Deneke (nella foto) acutamente osserva, essere più accuratamente applicata alle letture del Nuovo rito: poiché qui la Parola di Dio è davvero «alterata, mancante, deformata, scheletrita» (La Riforma Liturgica, p. 59).
Il destino del nuovo lezionario, come osserva un suo creatore, padre Adrien Nocent (Parole de Dieu, p. 136), era «a lungo termine, ma inevitabilmente, tale da cambiare la mentalità teologica e la stessa spiritualità del popolo cattolico». In una parola è accaduto con il Consilium quanto era accaduto con i riformatori liturgici protestanti: il lezionario è Scrittura, «ma interpretata, scelta e presentata da uomini, di cui lo scopo è quello di creare qualcosa di nuovo. È una trappola pericolosa per anime semplici. E solo molto tempo dopo, ci si accorge che si è stati ingannati e la Parola di Dio, quella spada a doppio taglio, ha inflitto grandi ferite, poiché è stata un’immagine che possiamo vedere sviluppata nelle nuove versioni delle feste dei Santi ed ancora di più nell’anno liturgico stesso».
Dietrich von Hildebrandt (p. 69, op. cit.) scrive che la figura del santo era «luminosamente prominente nella meravigliosa composizione dell’intera santa Messa», non solo nella Colletta e nella Postcommunio, come accade ora, ma «nel testo dell’Introito e del Graduale, nella scelta dell’Epistola e del Vangelo». Egli cita come esempi le feste di san Francesco d’Assisi, di san Martino, sant’Agnese, sant’Andrea e soprattutto la festa della conversione di san Paolo, e quelle dei santi Pietro e Paolo. Difatti, come spiega don Cekada (WHH p. 265), il messale antico aveva assegnato letture proprie a 177 feste dei santi e degli angeli, mentre il messale nuovo le assegna solo a 30; e per le [147] feste che rimangono, raccomanda le letture del “ciclo temporale”.
In questo modo i santi sono meno onorati [148] ed i fedeli sono meno ispirati ed incoraggiati ad imitare il loro esempio di santità.
L’eliminazione e sostituzione dei propri ha anche diminuito e diluito l’anno liturgico stesso: Avvento, Natale, Epifania, Settuagesima, Quaresima, la settimana di Passione, Pasqua, Ascensione e l’anticipazione della Pentecoste stessa. Un effetto simile hanno avuto la meccanica reiterazione dei quattro vangeli in una sequenza che non rispetta le feste liturgiche, e «la catastrofica eliminazione della gerarchia delle feste, ottave e molte grandi feste dei santi» (Hildebrandt p. 71 ibid.).
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146 Quanto all’ecumenismo verso gli ebrei, prendiamo in considerazione anche la preghiera per loro nella liturgia riformata del Venerdì santo: «Preghiamo per gli ebrei: il signore Dio Nostro, che le scelse primi fra tutti gli uomini ad accogliere la sua Parola, li aiuti a progredire sempre nell’amore del suo nome e nella fedeltà alla sua alleanza». La preghiera, secondo il suo senso prima facie (ed è difficile intenderla in un altro senso), suggerisce che gli ebrei si possano salvare tramite la propria fede. Questo senso però è eretico, perché è dogma che la fede cattolica, il battesimo e l’appartenenza alla Chiesa cattolica siano tutti indispensabili alla salvezza.
147 Dom Guéranger Institutions Liturgiques I 399, vedi WHH p. 273.
148 Ancora un’iniziativa ecumenica nella direzione del protestantesimo?