Divisione della Coscienza Morale

Oggi inizieremo a studiare la divisione della coscienza morale. Poiché la coscienza ha influsso sia sulla posizione di un singolo atto sia sul suo contenuto, si distinguono i seguenti tipi di coscienza:
Riguardo a quando la coscienza agisce rispetto all’azione si ha a che fare con coscienza antecedente, concomitante e conseguente.
- La coscienza antecedente, detta così perché precede l’atto da compiersi, è propriamente la regola prossima dell’agire, da cui la coscienza dipende moralmente. Essa trova la sua continuazione nella coscienza concomitante, che a sua volta sfocia in quella conseguente. Nelle due ultime si manifestano la coscienza “buona” e “cattiva”, la coscienza dei doveri compiuti, la tranquillità di coscienza, la “pace del cuore”, o viceversa la coscienza della colpa, l’inquietudine e il tormento della coscienza.
- La coscienza antecedente e promulgatrice delle norme, consiglia, proibisce, vincola, sia nel senso di un comando sia nel senso di una proibizione. Le coscienze concomitante e conseguente dirigono e rimunerano, in quanto approvano, giustificano, premiano o viceversa rimproverano, giudicano e puniscono.
Prendiamo ad esempio uno studente che deve studiare per una verifica o un esame prossimo. La sua coscienza antecedente gli ingiunge di compiere il proprio dovere di studente e dunque di studiare. Se lo fa opportunamente, la coscienza concomitante (contemporanea all’atto dello studio) lo incita a proseguire fin tanto che non avrà acquisito le conoscenze necessarie per il superamento dell’esame. Una volta terminato lo studio, la coscienza conseguente lo rimunererà con quella sensazione di soddisfazione susseguente all’aver fatto bene il proprio dovere. Viceversa, se lo studente non segue l’ingiunzione della coscienza antecedente e decide, di giocare, uscire con gli amici o fare qualunque altra attività fuorché studiare, magari può eludere la coscienza concomitante (che pure farà sentire la sua voce ricordandogli, durante il suo svago, che i libri lo aspettano sulla scrivania), ma, a meno di un’abitudine ben radicata di trascurare i propri doveri, non potrà ignorare la voce della coscienza conseguente che lo rimprovererà per non aver studiato, con la susseguente sensazione di insoddisfazione. Da un lato avrà rovinato il suo svago, passato col continuo pensiero dei libri, e dall’altro andrà male all’esame.
Riguardo al contenuto, la coscienza ha le seguenti proprietà.
- È vera se è conforme all’ordine e alla verità morale (vero ontologico-etico). È retta se il contenuto è espresso in un sillogismo logicamente retto (vero logico-etico). Altrimenti è erronea e rispettivamente falsa.
Ad esempio una coscienza che riconosce che uccidere un essere umano innocente nel grembo materno è una grave trasgressione dell’ordine morale è certamente vera. Per di più è retta se tale contenuto è espresso nel modo seguente: bisogna fare il bene ed evitare il male, uccidere un essere umano innocente è un male, dunque è moralmente obbligatorio evitarlo. Una coscienza però potrebbe anche essere vera e al medesimo tempo non essere retta, laddove riconoscesse ad esempio il principio che bisogna fare il bene ed evitare il male, che dunque uccidere un essere umano innocente è un male, ma propendesse comunque per l’aborto perché non crede che nel grembo materno vi sia un essere umano. La coscienza sarebbe direttamente erronea se ritenesse che uccidere non è una trasgressione della legge morale naturale.
- Se non si tratta di un singolo errore della coscienza, ma ci si trova di fronte a una coscienza ordinariamente errata, i casi possono essere due: o la coscienza è larga o troppo stretta. La coscienza larga restringe erroneamente il campo dei doveri morali e allarga in maniera inadeguata il campo della libertà morale, la coscienza stretta pecca in senso contrario. Ulteriori esagerazioni di questa coscienza abitualmente errata sono la coscienza lassa, quella scrupolosa e quella perplessa che avremo modo di studiare insieme.
- Secondo il grado del consenso dell’agente la coscienza può essere certa, probabile e dubbia. Anche di queste avremo modo di parlare in seguito cercando di delineare alcune regole per risolvere i dubbi di coscienza e pervenire per quanto possibile ad una coscienza certa. Chiaramente, giova ricordarlo sin da subito, dal campo degli atti umani nei quali la coscienza può essere dubbia è escluso tutto ciò che riguarda i principi primi della moralità, (es. dieci comandamenti).
Vedremo che la coscienza può essere seguita solo quando retta e certa, altrimenti si scadrebbe nel relativismo per cui è il soggetto che, secondo coscienza, decide se un’azione è buona o malvagia.
- Sempre secondo la disposizione propria dell’uomo e della sua influenza sulla coscienza, questa può essere attenta, attiva, delicata e rispettivamente pigra (quando non parla nei casi in cui dovrebbe parlare) e ottusa (quando non reagisce nonostante i più energici richiami). Un esempio sublime e altissimo di coscienza attenta, attiva e delicata, ci tengo particolarmente a dirlo, è quello della Santissima Vergine Maria.
- Un insieme di errore, di ottusità e di scrupolosità è la cosiddetta “coscienza farisaica” che stima moralmente considerevole ciò che è di poco conto e che soprattutto agisce ipocritamente nella valutazione degli altri, e fa consistere la moralità in esteriorità, in formule vuote e nell’apparenza esteriore. È il caso dei membri del Sinedrio che condannarono Nostro Signore alla Crocifissione: lo stesso Gesù più volte mise a nudo questa loro coscienza incancrenita definendoli come “sepolcri imbiancati”.
Come forme speciali della coscienza abituale si possono menzionare:
- La coscienza solida e debole. La prima segue coraggiosamente la verità conosciuta, senza lasciarsi distogliere o scuotere da fantasie irreali o da conseguenze poco gradite delle decisioni prese dalla coscienza; la seconda fa precisamente il contrario. Solida ad esempio è la coscienza del medico obiettore che si oppone all’aborto, anche se vi fosse obbligato per legge, anche se questo potrebbe costargli il posto di lavoro. Altro esempio di coscienza solida è quella del cristiano che, pur minacciato di morte, si rifiuta di sacrificare agli idoli pagani. Debole è invece la coscienza del politico che approva l’aborto perché ha paura che cada il governo, oppure di una persona che per rispetto umano, temerarietà, e paura di essere esclusa dal consesso sociale, decide di elogiare leggi ingiuste o atti contro-natura come la sodomia.
- Poi abbiamo la coscienza conservatrice e la coscienza liberale. La prima aderisce unilateralmente alla tradizione, la seconda a tutto ciò che è nuovo e “progresso”. Ambedue le coscienze sono errate per la loro unilateralità. La coscienza vera è conservatrice e liberale nel medesimo tempo: aderisce cioè al vero immutabile e ai principii della tradizione, perché e in quanto sono veri. Ma non disconosce lo sviluppo storico, i cambiamenti nella storia dell’umanità, della società umana e della Chiesa e ne deduce le necessarie conseguenze morali. La coscienza a tendenza conservatrice si avvicina alla coscienza stretta, quella liberale alla coscienza lassa.
Nel prossimo podcast, vedremo altre due tipologie di coscienza: ovvero la coscienza cristiana in senso naturale e quella cristiana in senso sovrannaturale, che meritano una trattazione a parte.