Disprezzare il demonio

Il nostro atteggiamento verso il demonio dev’essere quello del disprezzo. Sant’ Antonio dice (c.42): ‘Se vogliamo disprezzare il Nemico, pensiamo sempre al regno dei cieli, e l’anima si rallegrerà nella speranza. Guarderemo agli scherzi dei demòni, come si guarda il fumo, e li vedremo fuggire invece di inseguirci. Sono infatti essi… del tutto vili, poiché sempre in attesa di un fuoco preparato per loro.’
Un altro motivo per disprezzarli è la loro impotenza. Per tentarci o attaccarci devono chiedere il permesso a Dio, come viene raccontato nella storia di Giobbe, e anche là il permesso non sarà dato oltre alle nostre forze. San Giovanni Cassiano ci ricorda (Col. VII 22) che gli spiriti maligni devono chiedere permesso pure per entrare in dei porci (Mt 8.31): il loro potere di entrare in un essere umano creato secondo l’immagine di Dio sarà ancora più inferiore.
Dice Santa Teresa d’Avila a riguardo: ‘vedo che non si possono muovere senza il permesso del Signore’. Anche quando ricevono il permesso di tentarci, lo fanno solo con l’inganno, presentando il falso come il vero ed il male come il bene, poiché, come abbiamo fatto notare sopra, non hanno nessuna propria forza per farci commettere il peccato.
Come li disprezziamo? Una volta che ci accorgiamo di ciò che ci tentano di fare, rigettiamo la tentazione, prendiamo coraggio, e resistiamo risolutamente. Prendiamo come esempio un demonio che suggerisce ad un’anima sofferente che Dio Padre non l’ami, che l’abbia abbandonata, e che Lui sia indifferente o persino un tiranno crudele. Questi suggerimenti, il demonio li fa passare come pensieri proprii del soggetto. Questa sarebbe dunque una tentazione allo scoraggiamento, alla sfiducia verso Dio, ed alla disperazione. Quando il soggetto capisce che questi pensieri provengono dal demonio, deve rigettarli e far ricorso subito a Dio con un atto di fiducia in Lui: ‘Gesù io confido in Voi!’, ‘Aiutatemi Gesù!’, ‘Deus in adiutorium meum intende!’
Il soggetto può anche affrontare il demonio direttamente, dicendo qualcosa come: ‘Tu chi sei? Via da me in nome di Gesù Cristo!’ Il demonio, che è debole e codardo, si allontanerà subito, gridando miseramente. Scrive santa Teresa a riguardo (c.31) che i veri cristiani devono ‘disprezzare questi spauracchi che il demonio mette lì per cercare di spaventarli. Sappiano che ogni volta che un’anima disprezza i demoni, essi si indeboliscono, mentre l’anima acquista dominio su loro.’(Vita c.25). Non bisogna, dunque, avere paura del demonio. Infatti lui ha paura di noi in quanto battezzati e cresimati, e, se siamo sacerdoti in quanto ordinati, lo siamo anche al fine di scacciarlo.
Aggiungiamo che se il demonio appare davanti a noi in persona, visibilmente o invisibilmente, nelle parole di santa Teresa d’Avila (Vita c.31): ‘… so per esperienza che per mettere in fuga i demòni in modo che non ritornino, non vi è cosa migliore dell’acqua benedetta. Essi fuggono anche innanzi alla Croce, ma subito ritornano. Ben grande deve essere la virtù dell’acqua benedetta!’ (Facciamo notare che ‘l’acqua benedetta’ a cui si riferisce santa Teresa, è quella esorcizzata, e i fedeli che la desiderano, ciò che è il loro diritto, devono specificare al sacerdote che sia esorcizzata – che non è da dare per scontato oggigiorno.)