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Una devozione che supera i secoli

Tesori d'Italia02 Marzo 2018
Testo del video

Da sempre il deposito di usi, memorie e comportamenti rappresenta un patrimonio da conservare ed implementare, senza discostarsi dalla Via maestra: il Trentino è una terra che ha mantenuto e continua a mantenere intatte le sue antiche tradizioni, impegnandosi a farle rivivere attraverso le numerose iniziative che animano le sue meravigliose valli: in gran parte, esse risalgono a secoli lontani e testimoniano dunque una civiltà legata alle pratiche della pastorizia, dell’artigianato, dell’agricoltura ed ai genuini valori della condivisione, della rettitudine, della spiritualità.

Quelle ricorrenze che un tempo, in una società fondata sull’allevamento e sulla vita contadina, costituivano momenti cardine dell’anno attorno ai quali svolgere la vita familiare e dai quali non si poteva prescindere, vengono oggi fatte risaltare con momenti di festa dedicati, affinché le nuove generazioni non perdano il legame col proprio passato e perché il patrimonio immateriale, profondamente radicato nella cultura locale, non scompaia fra le pieghe del tempo e della frenesia odierna: «fare di una tradizione un evento» è l’idea che sta alla base delle tante occasioni nate per rivivere la memoria storica della regione.

 

La festa degli Alpeggi

Scandite seguendo il ciclo delle stagioni, le feste rispecchiano l’ordine naturale delle cose, l’unico che fa progredire la vita nel tempo e che preserva dalla rovina: a partire dall’estate i bacàn, ovvero i guardiani delle mandrie, lasciano le famiglie e la comunità per spostarsi con il bestiame sugli alpeggi, dove dovranno dimorare per tre mesi in solitudine e provvedere al nutrimento degli animali sui pascoli alpini. Il loro ritorno a valle viene celebrato, alla fine di ogni estate, con la Festa degli Alpeggi, giornate di ricongiungimento terminata la transumanza, in cui le mandrie compiono la Desmontegada, la discesa nelle stalle dalle malghe d’alta quota.

Durante i giorni di festa, nei centri montani si possono gustare i prodotti freschi dei pastori, conoscere la tecnica dell’arte casearia e camminare fra ovini e bovini abbelliti con fiori, ghirlande e campanacci, giunti in marcia dalle vette, spinti dalle grida degli alpeggiatori. La sera le storie e le leggende delle montagne prendono vita attorno ai falò, accompagnate da vin brulé, grappe e dal tepore familiare.

La cucina tipica è protagonista anche della Festa de la dòrc e del vin – rievocazione dello sfalcio dei prati – a Siror o della Sagra della mortandela di Caldonazzo, dove si assapora il connubio tra la polenta ed il gustoso salume di carne macinata nel paesino, rinomato per il dolce lago ed il rinascimentale Palazzo Trapp.

La stagione autunnale porta con sé la Festa dell’uva: da ben sessant’anni a Giovo, borgo immerso tra rigogliosi vigneti circondati dal verde dei boschi, si celebra il dono della vite fra le strade e nelle corti del centro con passeggiate naturalistiche, iniziative sportive, spettacoli e buona musica. Il periodo innevato inaugura i suggestivi mercatini e prepara alla primavera, in cui il ciclo della vita ricomincia uguale eppure mai banale.

 

Le feste religiose

Le feste religiose sono l’altra anima delle valli trentine, che accompagnano tutti i momenti dell’anno: a Borgo Valsugana si svolge ogni agosto il Palio della Brenta, che rievoca ad ogni edizione un diverso aspetto della storia cinquecentesca del paese, come la costruzione del convento francescano o la lotta per gli statuti cittadini, e mette in scena la tenzone fra Farinoti (l’élite borghese, che poteva permettersi il pane di farina) e Semoloti, la popolazione povera.

Di grande rilevanza è la Festa del Carmine a Mezzano, che ricorda l’antico culto verso la Madonna del Carmelo: la sagra del Carmenin fa affluire nel centro storico migliaia di persone per assistere alle celebrazioni nella chiesa secentesca di San Giorgio, luogo di pregevoli affreschi di Michele Zorzi. Al termine ha luogo l’originale Palio dei Musati, una corsa di otto simpatici asinelli condotti dai rispettivi fantini, che gareggiano lungo le strade del centro.

 

Le feste Vigiliane

In Val di Non, a Fondo, si rievoca il pellegrinaggio compiuto da alcuni notabili capifamiglia a Santiago di Compostela come ex-voto per essere scampati con i loro congiunti alla peste alla fine del Quattrocento: il Cammino jacopeo d’Anaunia. Ma l’evento indubbiamente più maestoso sono le Feste Vigiliane, oltre una settimana di celebrazioni in onore del patrono di Trento.

Il corteo con i costumi tipici, il Palio dell’Oca che vede la gara di zattere sull’Adige, lo spettacolo di fuochi artificiali sono accessori al grande Pontificale solenne nella cattedrale, concelebrazione presieduta ogni anno da un Vescovo diverso che abbia legami con il capoluogo trentino, invitato dall’arcivescovo: recentemente, hanno presieduto i cardinali Angelo Sodano, Carlo Caffarra, Angelo Scola, Miloslav Vlk.

San Vigilio si dotò di una solida cultura teologica e filosofica ad Atene ed, intorno al 385, venne nominato terzo Vescovo di Trento da papa Siricio per evangelizzare la regione, edificare chiese e combattere l’idolatria: proprio mentre celebrava una messa in Val Rendena, scaraventò nel fiume una statua di Saturno e venne ucciso dai pagani. Fu sepolto nel Duomo che egli stesso aveva fatto costruire, dove ancora oggi viene onorato dalla fervida devozione popolare, che fa del Trentino una terra, che mantiene salde le proprie radici nel trascorrer dei secoli.

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