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Cracovia, città insolita

Tesori del Mondo05 Gennaio 2019
Testo dell'audio

Sławomir Skiba, direttore di Polonia Christiana, parla del ruolo e dell’importanza dell’ex capitale polacca con il noto artista Stanisław Markowski, fotografo, attivista dell’opposizione anticomunista, fotoreporter degli eventi dello Stato di Guerra e autore di numerosi album, tra cui Klimaty Krakowa (Il clima di Cracovia).

Il fotografo Stanisław Markowski

Ma Cracovia è una città davvero speciale nella carta geografica della Polonia?

Diamo un’occhiata su Cracovia dalla prospettiva di un uccello in volo. Non è la città più grande, non è neanche la più ricca, come Firenze o Venezia, ma ha qualcosa che io scopro come un fenomeno straordinario e unico. Le città e le località italiane come Assisi e Spoleto sono dei luoghi affascinanti, che hanno elementi che le accomunano le une alle altre. Per esempio per quanto riguarda la posizione: la maggior parte di esse, con le loro magnifiche chiese, monasteri e castelli, sono situate sulle colline. Si confondono perfettamente con l’ambiente naturale delle rocce, sulle quali spesso si estende l’intera città. Questi luoghi, come tante altre belle città e paesi della Toscana, sono visibili da lontano. Hanno qualcosa in sé per cui, guardando da lontano, ci si chiede se ciò che vediamo è una parte della roccia oppure sono dei contorni di un castello. Questa simbiosi di forma e atmosfera, indotta dalla natura stessa, crea questo fenomeno italiano, che a prima vista sorprende in tutte le città italiane. Esse diventano una specie di coronamento della natura. La Polonia è un Paese che per lo più non ha una forma così varia. Il solo paesaggio, che potrebbe essere paragonato con quell’italiano è Giura di Cracovia e Czętochowa, dove si sono conservate le rovine dei castelli dopo l’invasione svedese, nel XVII secolo. Le città polacche sono state costruite in gran parte nelle valli fluviali. Quindi, a prima vista non si distinguono tanto. Solo dal punto di vista di un uccello in volo si comincia a vedere la loro bellezza e a notare che costituiscono anch’esse parte integrante del paesaggio. E così è Cracovia, situata sul fiume Vistola, accanto alla quale si estendono delle colline non molto alte. Se ci alzassimo con un pallone aerostatico, potremmo vedere le colline più alte, fino a quando non appaiono i maestosi monti Tatra. Ma sia a Cracovia che nelle altre città polacche, come ad esempio a Sandomierz, non ci sorprende la loro dimensione né il loro spazio. È lo stesso fascino delle città e dei paesi italiani più vicini al mio cuore.

Fino a che punto questa città esprime l’essenza dell’anima polacca?

Non abbiamo alcuno schema architettonico o urbanistico rispettato dal punto di vista ortodosso, come qualcosa che deve essere ripetuto dappertutto, essere uguale. Anche quando i nostri antenati costituivano le città, ciascuna di queste città aveva sempre un carattere diverso. Anche se c’erano delle ipotesi comuni negli atti costitutivi per quanto riguarda l’architettura, comunque le norme erano abbastanza flessibili, non tiranniche. Con l’eccezione del periodo comunista, durante il quale sono state distrutte principalmente le case nobiliari polacche, molte cose antiche si sono conservate. Non c’è stato nella storia il grande attacco contro la bellezza antica, come a Parigi, dove per costruire un bellissimo boulevard hanno distrutto la parte storica della città. La battaglia per le mura difensive a Cracovia, che sono state sostituite da “Planty” – il parco della città – è stata forse la più grande scossa urbana della nostra città. Una volta il consigliere comunale Jan Matejko – grande pittore polacco – ha detto, lasciando con rimpianto la camera del Consiglio comunale, che “qui le pietre hanno il cuore, e le persone hanno il cuore di pietra”.  Questo esprime un po’ la caratteristica della borghesia di Cracovia. Da un lato è conservatrice, dall’altro ha il complesso di una piccola città. Purtroppo, mi sembra che di tanto in tanto, la borghesia permette alcune cose che minacciano la storia, perché si è troppo chiusa in se stessa e non apprezza le sue lezioni.

Cracovia è probabilmente una delle poche città polacche, che ha mantenuto la sua materia umana. Abbiamo avuto due grandi metropoli orientali a Lviv e Vilnius, che abbiamo perso dopo la Seconda Guerra Mondiale e la popolazione di quelle zone vive oggi nei territori occidentali della Polonia; Varsavia è stata completamente distrutta e dopo la ricostruzione è un’altra città; invece Cracovia è stata risparmiata. In quale misura tutto ciò rende la natura della Polonia antica?

Per questa mancanza del progresso e per la continuità di alcune famiglie, che ancora esistono e sono un elemento importante della tradizione. Ci sono ancora degli appartamenti dove l’interno non è cambiato molto dal XIX secolo.  La resistenza della tradizione a Cracovia è probabilmente più forte che in tutte le città della Polonia. Questo conservatorismo da una parte proviene dai valori superiori, ma anche, come si può osservare di recente, dal timore che niente venisse cambiato. Questo diventa a volte un inconveniente. Questo conservatorismo funziona quando si tratta di monumenti architettonici, ma chiudendo gli occhi non si notano i diversi pericoli. E i nostri tempi portano delle sfide incredibili e anche in questo i borghesi di Cracovia si perdono. Allo stesso tempo, è una città di molte scuole e di numerosi studenti, di persone giovani che non sono di Cracovia. Queste persone sono affascinate dal luogo, perché vogliono venire qui per studiare. Per loro è un posto da sogno, la più bella città in cui hanno intenzione di rimanere.  Qui tutto è autentico, la città non è stata distrutta dalla guerra, come Varsavia, che nel XIX secolo o anche prima della recente guerra, era molto bella.

Cracovia è più riservata di qualsiasi altra città del mondo?

Questa è una delle caratteristiche più importanti: la riservatezza. La nostra città non fa paura a nessuno, è familiare a ogni visitatore. Chiunque può stare bene qui, anche grazie a una specie di disordine in Piazza del Mercato. Il brusio, i bar, tutto questo ci fa immaginare come se qualcuno ricevesse gli ospiti in una camera e aggiungesse sempre altre sedie per fare sedere tutti. La Piazza del Mercato sta diventando un salotto.

Si può dire che il ritmo della vita di Cracovia è diverso dal resto della Polonia?

Credo di sì. Varsavia da questo punto di vista è per me micidiale, non potrei vivere lì. Nella capitale governa un ritmo di movimento di persone e veicoli tre volte più grande. Si sentono la gran fretta, la corsa, e lo stress. I grandi spazi metropolitani aumentano le distanze che si devono percorrere ogni giorno, e quindi si corre per arrivare in tempo, perché ogni luogo è lontano. A Cracovia non c’è bisogno di guidare la macchina al centro. Qualsiasi posto può essere raggiunto a piedi o in bicicletta, e questa è la velocità massima. E così abbiamo il tempo per organizzarci e per vedere tutto. Qui semplicemente non abbiamo fretta, anche la città stessa ci rallenta. Le stradine strette di Cracovia non permettono il grande movimento e il traffico. Il ritmo flemmatico e il rilassamento aiutano a fotografare, un impegno che esige tanto tempo perché bisogna fermarsi spesso.

Si diceva una volta che questa è la città delle cento chiese. Quali, oltre alla Cattedrale di Wawel e alla Chiesa di Santa Maria, vale la pena di vedere in particolare?

Devo dire che per me una delle prime (perché era collegata con la figura di Tadeusz Kosciuszko) era ed è la chiesa e il convento dei Padri Cappuccini. È una perla bellissima, paragonabile alla cappella nella Chiesa di Santa Maria degli Angeli. Lì c’è una piccola chiesa Porziuncola, che fa parte del tempio grandioso. Si potrebbe dire che una specie di Porziuncola si può trovare nella cappella di Loreto nel convento dei Cappuccini, dove c’è una piccola chiesa e dentro di essa si trova una cappella. La chiesa accoglie poche persone, qualche decina. Si può anche passare intorno ad essa e vedere sulle pareti molti epitaffi e targhe commemorative dei polacchi più noti nella storia. Queste targhe ci introducono nel cerchio della storia della Polonia durante il quale si combatteva per l’indipendenza, dove le parole: Dio, Onore, e Patria avevano una dimensione particolare.  Il nome di Tadeusz Kosciuszko è stato nominato non senza ragione, perché qui – oltre che giurare a tutta la nazione sulla Piazza del Mercato – ha giurato anche alla Madre di Dio, che avrebbe combattuto per una patria libera. Possiamo parlare delle altre piccole chiese: di Sant’Idzi, Sant’Andrea, Sant’Adalberto, San Giovanni. Una bellissima chiesa dei Padri “Scolopi”, è la piccola chiesa di San Marco, che appare improvvisamente in mezza della strada. Queste chiese creano un clima della città molto riservato. Cracovia è anche una città di conventi e monasteri, tra cui: francescani, domenicani, cappuccini, bernardini, paolini, agostiniani, scolopi, gesuiti, e molti ordini religiosi femminili, tra cui alcuni di clausura. È anche impossibile non vedere la Chiesa dei padri riformatori. Questo è un luogo straordinario, misterioso, che vale la pena di vedere in pace. Bisogna venire qui da soli a pregare e poi domandare ai monaci la possibilità di visitare le cripte. All’interno delle cripte si trovano i corpi dei monaci mummificati in modo naturale. Vediamo le loro facce, le mani incrociate, i vestiti, e possiamo stare da soli con loro. È un insolito Memento Mori. Il fatto che i loro corpi si siano conservati crea un microclima unico non presente altrove. Di fronte alla chiesa, dall’altro lato della stretta Strada Riformata abbiamo un piccolo cortile circondato da alberi alti con le stazioni della Via Crucis messe sul muro. Questo elemento costituisce un tutt’uno col monastero e le sue mura. Vi è un’insolita atmosfera, la notiamo anche dalla strada. Prima di entrare dentro sentiamo già che siamo in un luogo sacro. Vale anche la pena aggiungere che Cracovia è l’unico posto in Polonia dove vi sono tante reliquie dei santi: San Giacinto, San Stanislao Adalberto, San Floriano, Santa Jadwiga, Santa Faustina Kowalska e altri. Forse grazie a queste reliquie Cracovia ha evitato sempre i disastri, come quello della grande alluvione del 1997, che ha quasi allagato la città. Si dice che le reliquie esposte nella Cattedrale abbiano fermato l’acqua… Bisogna aggiungere che le chiese di Cracovia sono piene di fedeli ogni domenica. Sì, è una città conservatrice e religiosa. Basta vedere le nostre processioni del Corpus Domini. Questo è un grande merito del vescovo di Cracovia Karol Wojtyla e dei suoi predecessori. Forse in parte ciò è dovuto alle condizioni della lotta contro il comunismo e la necessità di manifestare la devozione a Dio e alla costante preghiera per la liberazione. A Cracovia le processioni sono molto importanti, sono analoghe a quelle in Messico, in Spagna, vivaci e colorate ma molto più tranquille, piene di riflessione. Sono più vicine al pellegrinaggio penitenziale, perché eravamo sempre in difficoltà, quindi chiedevamo l’intercessione.  Queste processioni sempre sono state molto belle e suggestive per i visitatori. Le bandiere, i vessilli, gli altari ben decorati, affondati nel verde, e la tradizione che dice che dopo la processione bisogna portare a casa ogni frasca verde, ogni foglia con le quali erano addobbati gli altari. Le processioni sono state sempre un luogo di incontro per le comunità.

Volevo chiedere anche della recente triste storia di Cracovia, i tempi del comunismo. Cracovia è una città che ha combattuto per la conservazione della tradizione e della cultura polacca. Lei ha assistito a questi eventi, ci dica come i comunisti hanno cercato di distruggere l’identità polacca.

Panorama di parte del quartiere di “Nowa Huta”.

Chi viene a Cracovia, dopo qualche tempo scopre che a est della città, a una distanza di pochi chilometri, è stato costruito negli anni cinquanta “Nowa Huta”, un quartiere di Cracovia. È una strana città contemporanea, con una grande fabbrica, oppure meglio dire una fabbrica con la città, che doveva essere la base della manodopera. Questo luogo è completamente social-realistico, è cresciuto nell’odio per la storia, per la cultura e per la Chiesa. La fabbrica metallurgica, creata qui, probabilmente la più grande in Europa, è stata orientata verso la produzione di armamenti. Ci hanno lavorato più di 30.000 persone. Si potrebbe dire che all’inizio c’era questa dissonanza e gli abitanti di Cracovia hanno percepito che questo quartiere era costruito per colpire la società legata alla cultura, alla storia, all’Università Jagellonica, ai professori, e anche per dimostrare che questi elementi non sono essenziali per la vita umana. Questa cultura poteva essere eliminata e creata una nuova. Possiamo paragonare questa situazione a un laboratorio. Per alcuni anni sembrava che i comunisti avrebbero avuto successo. Ma ben presto la gente ha cominciato a ribellarsi. Si è creato un grande desiderio che una chiesa fosse eretta lì. Un tempio nel luogo in cui non avrebbero dovuto esservi luoghi sacri. Infine, sotto una forte pressione sociale e dopo numerose proteste, i comunisti hanno ceduto e hanno dato il consenso per costruire la chiesa per quietare l’atmosfera ribelle del pubblico. Non avevano comunque nessuna intenzione di contribuire alla costruzione del tempio. I fedeli molto impazienti hanno costruito la croce, che è stato motivo di lotte feroci. La situazione è arrivata al punto in cui i comunisti hanno cominciato a sparare contro le persone, ci sono state delle vittime. Questo non ha scoraggiato nessuno ma, al contrario, la gente ha iniziato con più determinazione a lottare per il diritto alle chiese. In quel momento appare la figura del cardinale Karol Wojtyla, il futuro Papa Giovanni Paolo II. Ad un certo punto, la gente ha detto: no al comunismo. È stata costruita la prima chiesa Arca del Signore, poi la seconda e la terza, e improvvisamente si è scoperto che queste chiese erano piene dei fedeli, e lì, nei momenti più difficili, si è creata l’opposizione più forte di Cracovia. È nata dalla classe operaia, di cui i comunisti volevano appropriarsi. L’opposizione la cui base intellettuale è stata Cracovia. E quando si tratta della fermezza e della determinazione nel combattere con il sistema, l’opposizione di Nowa Huta era molto più forte rispetto a quella di Cracovia stessa. Ogni combattimento ebbe luogo vicino alle chiese, i comunisti odiavano questi posti. Tutti gli interventi di “pacificazione” servivano ai comunisti per punire, perché la gente andava in chiesa e dopo che usciva veniva attaccata con le armi ad acqua, gas… E così è successo che sullo sfondo delle mie foto più interessanti si trova sempre la Chiesa, perché quello era il centro della vita.

In Polonia vi sono due luoghi importanti per la nostra anima: Jasna Gora e Cracovia. Lei come li vede oggi?

Entrambi i posti in qualche modo fanno parte della nostra forza spirituale. Mentre Jasna Gora è una capitale spirituale, il centro che irradia attraverso la storia, Cracovia è la capitale della cultura e dell’identità polacca. È molto importante essere in grado di sviluppare un terzo elemento della difesa di questi valori, che sono i nostri bastioni in un’Europa laica e relativista.

 

Questo testo di Sławomir Skiba è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. È possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it

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