Cracovia, cuore della Polonia

La Piazza del Mercato di Cracovia è la più grande piazza medievale d’Europa: un quadrato di circa 200 metri di lato attorno alla quale sorgono bellissimi palazzi dei secoli XVII e XVIII, alcuni dei quali di impronta veneta: la torre civica del Municipio, il grande Mercato dei Tessuti e soprattutto la Chiesa di Santa Maria, del XIV secolo, con il suo stupendo altare ligneo e l’alta torre da cui ogni ora viene suonata la celebre “chiamata a raccolta”. Con questo intatto sapore di antico e di tradizione si presenta Cracovia, Kraków ovvero la Città di Krak, il mitico re che la avrebbe fondata verso il IV secolo costruendola sulla grotta di un drago.
Città cristiana fin dalle origini
Sita nella Polonia meridionale, prima che nascesse lo Stato polacco, Cracovia fu la capitale della tribù dei vistoliani, probabilmente legata alla Moravia Superiore. La prima citazione di Cracovia nei documenti storici risale a uno scritto dell’VIII secolo, nel quale si annota che il principe dei vistoliani era battezzato.
Cristiana fin dalla fondazione, quindi, dopo la distruzione della Moravia Superiore da parte degli ungheresi, Cracovia divenne parte del Regno di Boemia: al termine del X secolo, la città era diventata uno dei più grandi centri di scambio commerciale dell’Europa orientale; in quel periodo fu assorbita nei possedimenti della dinastia polacca Piast: furono costruiti numerosi palazzi in muratura, tra cui un castello e numerose chiese in stile romanico.
Adesso gli edifici più antichi sono soprattutto di architettura gotica, alla quale si aggiungono i numerosi esempi di arte rinascimentale e barocca: al centro del nucleo medievale, conservatosi praticamente intatto, vi era una possente cinta muraria, oggi quasi interamente abbattuta. Al suo posto ai nostri tempi sorge il bellissimo giardino del Planty.
Ma Cracovia – un po’ come Praga – ha anche un altro quartiere storico, che sorge a sud della Città Vecchia, sulla collina di Wawel, e che fu la residenza dei re di Polonia fino al XVII secolo. Qui si trovano le più importanti vestigia cittadine: la Chiesa dei Santi Felice e Adaucto, risalente al IX secolo; il Castello, con il cortile rinascimentale realizzato dagli architetti fiorentini Francesco della Lora e Bartolomeo Berecci; la Cattedrale, che racchiude le tombe dei Re polacchi a partire dal Trecento e la cappella funeraria di Sigismondo I, d’impronta italiana al pari della chiesa barocca dei Santi Pietro e Paolo, la più bella dell’Europa centrale nel suo genere.
Capitale politica e culturale
Tale fioritura è dovuta al fatto che dal 1038 Cracovia divenne la capitale polacca. Quasi totalmente distrutta dall’invasione dei tartari, nel 1257 la città fu ricostruita da immigrati tedeschi sotto la guida di Boleslao V di Polonia e rimase praticamente inalterata fino a oggi.
Ricevette inoltre lo statuto di città secondo la Legge di Magdeburgo. La presenza notevole di cittadini tedeschi dettero luogo nel 1311 alla “rivolta dei contadini”, interessati a mantenere i legami commerciali con la Boemia: lo scontro spinse la fazione tedesca ad amalgamarsi con la realtà polacca per rafforzare la propria posizione.
Cracovia divenne così di nuovo un centro culturale e nel 1364 Casimiro III di Polonia vi fondò un’Università, la seconda in Europa centrale dopo quella di Praga (anche se fin dal 1150 esisteva già una scuola religiosa, sotto la direzione del vescovo).
La città continuò a crescere sotto la dinastia lituana Jagellone (1386-1572), che conservò una stretta cooperazione con la casa imperiale Asburgo del Sacro Romano Impero e, come capitale di uno Stato potente, Cracovia divenne un centro fiorente per la scienza e le arti: ad esempio, nel 1488 il poeta Conrad Celtes fondò la Sodalitas Litterarum Vistulana, una società letteraria sorta a imitazione delle Accademie Romane; e subito dopo il tedesco Veit Stoss, di Norimberga, terminò il suo grandioso lavoro all’Altare Grande della Chiesa di Santa Maria e più tardi incise anche un sarcofago marmoreo per Casimiro IV; intanto numerosi artisti, principalmente provenienti da Norimberga, lavorarono a Cracovia, mentre dal 1500 Haller stabilì una tipografia nella città.
Qui, nella città in cui Hans Dürer, fratello minore di Albrecht, era il pittore di corte di Re Sigismondo I, venne realizzata la Campana di Sigismondo, la più grande della Polonia.
Decadenza e rinascita
La situazione cambiò nel 1609, quando Sigismondo III trasferì la capitale a Varsavia, più centrale e quindi meglio situata per governare tutto il Paese. Per la mancanza della corte reale comincio il declino di Cracovia, che poi venne anche numerose volte devastata da diverse armate.
Al termine del XVIII secolo lo Stato polacco, ormai indebolito, venne assorbito dalle nazioni vicine, preponderanti dal punto di vista politico-militare nell’Europa centro-orientale: la Russia, l’Austria e la Prussia.
Cracovia divenne parte della provincia austriaca della Galizia. Tadeusz Kosciuszko organizzò una rivolta, nella zona del mercato di Cracovia nel 1794, ma l’esercito russo-prussiano soffocò la rivolta e saccheggiò il tesoro reale polacco conservato nella città.
Quando Napoleone Bonaparte invase quella che una volta era la Polonia, stabilì un Ducato di Varsavia (1807) come Stato indipendente, ma subordinato all’Impero francese. Il Congresso di Vienna ristabilì la spartizione della Polonia, conferendo però l’indipendenza a Cracovia, come capitale della omonima repubblica.
La città cominciò a concentrarsi sull’indipendenza nazionale, sfociata nella Rivolta di Cracovia del 1846. I moti non raggiunsero il loro obiettivo di coinvolgere le altre terre abitate da polacchi: venne quindi soffocata e la città perse la sua autonomia tornando sotto l’Austria.
Dopo la guerra austro-prussiana del 1866, l’Austria concesse l’autonomia alla Galizia, stabilendo che il polacco fosse impiegato come lingua di governo e installando una Dieta provinciale. Di fatto, il dominio austriaco fu molto più morbido di quello russo e prussiano: e Cracovia divenne il faro della nazione polacca e un centro di arte e cultura.
Durante la Prima Guerra Mondiale, le truppe di Cracovia, guidate da Jozef Pilsudski, si batterono per la liberazione della Polonia, in alleanza con le forze austriache e tedesche. Nonostante la sconfitta degli Imperi centrali, il Trattato di Versailles stabilì il primo Stato sovrano polacco da oltre un secolo.
La Polonia fu poi spartita nuovamente nel 1939 con la campagna di Polonia, casus belli della Seconda Guerra Mondiale, e le forze naziste entrarono a Cracovia a settembre dello stesso anno. Divenne così capitale del Governatorato Generale, guidato da Hans Frank.
L’occupazione fu pesante, soprattutto per l’identità culturale della città. Oltre 150 professori e studiosi della Università Jagellonica vennero convocati per un incontro, arrestati e inviati in un campo di concentramento a Sachsenhausen. Molte reliquie e vestigia della cultura nazionale furono distrutte o saccheggiate. Comunque gran parte del suo centro storico sopravvisse alle distruzione della guerra.
Al termine del conflitto il governo comunista ordinò la costruzione della più grande acciaieria dello Stato, Nowa Huta, avendo come obiettivo quello di ridurre l’influenza dei circoli intellettuali e artistici e attrarre le masse operaie; oggi la sua funzione è scomparsa e rimane soltanto un grosso quartiere popolare dall’aspetto alienante pieno di grossi palazzi dormitorio, tipico esempio di edilizia popolare socialista.
Uno squillo per ricordare il pericolo delle invasioni straniere
Tornata negli ultimi anni al suo naturale ruolo di città culturale, Cracovia si rispecchia nel suo stemma araldico, che ricorda le sue mura turrite e ineguali. E anche la sua chiesa più famosa è caratterizzata da una mancanza di simmetria e la tradizione fornisce la motivazione della diversa struttura delle due torri: si narra infatti che l’incarico per costruire le torri sia stato affidato a due fratelli, ognuno dei quali avrebbe dovuto erigerne una.
Sorse presto tra loro una accesa rivalità fra i due e ognuno di essi tentò di costruire una torre più alta dell’altro. Il fratello minore uscì sconfitto dalla competizione e accecato dall’invidia colpì a morte il maggiore con un coltello per poi, in preda al rimorso, utilizzare la stessa arma per togliersi la vita: a ricordo di questi eventi, il coltello è conservato all’ingresso orientale del Palazzo del tessuto.
Al di là delle leggende, la torre maggiore è di proprietà comunale: in passato veniva impiegata come torre di guardia e tutt’oggi, a ogni ora, da essa risuonano squilli di tromba. Sta suonando l’Hejnal, la “chiamata a raccolta”: una breve melodia a ricordo di quella che nel 1241 cercò di suonare la sentinella di allora per avvisare dell’imminente invasione da parte dei tartari. Gli assalitori furono più veloci e una freccia trafisse la gola della sentinella sin dalle prime note, ragione per cui l’attuale trombettiere interrompe ancora oggi la melodia nel bel mezzo di una battuta.
L’Hejnal è oggi suonato quattro volte (uno per ogni lato della torre) ogni ora tutti i giorni dell’anno, e viene ritrasmesso ogni mezzogiorno dalla radio nazionale polacca.
Questo testo di Attilio Conte è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. È possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it