Corpus Christi

Questo è il pane che discende dal Cielo
Il giorno prima di soffrire, quando Nostro Signore prese nelle Sue venerabili mani prima il pane e poi il calice, e consacrò per la prima volta la Santa Eucaristia, e comandò agli Apostoli di fare lo stesso, aveva almeno tre scopi distinti nella mente. In primo luogo, istituiva il sacrificio della nuova alleanza. Col miracolo della duplice transustanziazione, per cui il pane si mutava nel Suo Corpo e il vino nel Suo Sangue prezioso, donava loro l’immagine viva della Passione che avrebbe subito l’indomani sul monte Calvario. Questo è il sacrificio della nuova alleanza, e a noi che siamo ordinati sacerdoti cattolici è comandato di offrirlo in perpetuo; mostriamo la morte del Signore, come dice san Paolo, fino al giorno del Suo ritorno. Questa è la prima delle tre ragioni per cui Cristo ha istituito la Santa Eucaristia, cioè perché la Sua Chiesa, la Chiesa della nuova alleanza, abbia un vero sacrificio, il santo sacrificio della Messa.
Il secondo motivo per cui ha operato questo miracolo è stato per nutrire i fedeli. Qui pensiamo alla Santa Eucaristia non più come ciò che viene offerto in sacrificio alla Santissima Trinità, ma come ciò che ci viene offerto come sacramento, nella Santa Comunione. I testi dell’odierna Messa del Corpus Domini sono ricchi di questo tema: “Li nutrì con il miele della roccia”, recita l’introito della Messa. Anche il Lauda Sion, la sequenza complessa e molto bella che precede il Vangelo, sottolinea questo tema di comunione: «Ecco, il pane degli Angeli, divenuto cibo dei viatori». E Nostro Signore, parlando nella sinagoga di Cafarnao, dice: Come è vivo il Padre che Mi ha mandato, e Io vivo del Padre, così chi mangia la Mia carne vive di Me.
L’uno e l’altro di questi due temi, il sacrificio della Messa e la Santa Comunione, sarebbero un soggetto appropriato di meditazione per la festa del Corpus Domini, ma parlerò invece del terzo scopo che il Signore aveva in mente nell’istituire il Santissimo Sacramento. Questo terzo scopo è la Sua compagnia. Nell’Ultima Cena, disse agli Apostoli, non vi lascerò orfani; e prima dell’Ascensione disse: Ecco, Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo. Il Santissimo Sacramento è la via principale, la via per eccellenza, mediante la quale Egli adempie queste promesse. La Sua presenza sostanziale nel Santissimo Sacramento è il modo in cui Cristo ci dona la Sua compagnia, rimanendo con i Suoi amici fino alla fine del mondo.
Questa presenza costante di Nostro Signore era stata prefigurata nell’Antico Testamento da uno dei misteriosi riti che Dio comandò di osservare agli Ebrei, e più precisamente ai sacerdoti. Sapete che quando Dio comandò la costruzione di un tempio – prima di tutto sotto Mosè, una specie di tempio portatile, e poi, sotto Salomone, l’edificio in Gerusalemme – diede precise istruzioni sul Suo progetto. La parte interna del tempio consisteva di due camere, chiamate il luogo santo e il santo dei santi. Nel luogo santo dovevano essere sistemate tre cose. Potete leggerlo nel libro dell’Esodo. Al centro, un altare d’oro per bruciare l’incenso. Sul lato sinistro c’era un candelabro a sette braccia. E sul lato destro c’era una tavola con dodici pani. Questi pani erano chiamati il “pane della presenza”, o, come possiamo anche tradurre la locuzione ebraica, “il pane del volto”. In alcune traduzioni della Bibbia, sono chiamati il pane della proposizione, cioè il pane che è esposto. Ogni sabato i sacerdoti mangiavano il pane nel luogo santo e lo sostituivano con dodici pani freschi.
Qual era il significato di tutto questo? Perché questi pani erano chiamati “pane della presenza”? Essi rappresentavano la presenza di Dio tra il Suo popolo. Ma come la rappresentavano? Gli Ebrei non lo sapevano; semplicemente obbedivano a ciò che Dio aveva detto loro di fare, tramite Mosè. Noi cristiani possiamo vedere la risposta: questo pane nel luogo santo prefigurava il Santissimo Sacramento. Abbiamo il vero Pane della presenza, il Pane che discende dal Cielo. Gli Ebrei, come ho detto, si riferivano a questi dodici pani come “il pane del volto”; e noi, ogni volta che entriamo in una delle nostre chiese, purché il Santissimo Sacramento sia custodito nel tabernacolo, ci troviamo veramente davanti al Volto di Cristo, al Suo Volto Eucaristico. Presso gli Ebrei, nell’Antico Testamento, il pane doveva rimanere stabilmente nel luogo santo, a differenza dei sacrifici, che si facevano solo a orari stabiliti. Ciò prefigurava la volontà di Cristo di rimanere permanentemente tra il Suo popolo con la Sua presenza reale nel Santissimo Sacramento, anche al di fuori della celebrazione della Messa.
Perché Nostro Signore ha scelto di rimanere sulla terra così, anche dopo la Sua Ascensione? San Tommaso d’Aquino fa questa domanda, e risponde, ne sarete sorpresi, con alcune parole di un filosofo pagano: “è opportuno”, diceva questo filosofo, “che gli amici vivano insieme”. Nostro Signore prevedeva che i Suoi amici avrebbero avuto molte difficoltà da superare prima di potersi unire a Lui nel Regno dei Cieli. Previde che avremmo avuto bisogno di incoraggiamento, consolazione, forza. E così, ha ideato un modo in cui, senza lasciare il Cielo, potesse tuttavia rimanere con noi in quello che gli scrittori spirituali chiamano questo luogo di esilio, la terra. Anche per coloro che non sono credenti, la Sua presenza sulla terra è una benedizione. La città o il villaggio che non ha un tabernacolo, o ha solo un tabernacolo vuoto, non è abbastanza luminoso, o abbastanza caldo. Manca Colui che è il sole di giustizia, Colui il Cui Cuore divino, come diciamo nelle litanie, è una fornace ardente di carità.
Tuttavia, v’è un’altra ragione per la presenza permanente di Cristo sulla terra, e questa è ancora più misteriosa. Il nostro Salvatore Gesù Cristo non desidera solo darci la felicità della Sua compagnia e amicizia durante la nostra vita sulla terra. Anche Lui cerca la felicità della nostra compagnia e della nostra amicizia. Qualcuno potrebbe dire: ma può mancare qualcosa a Cristo, ora che è entrato nella Sua gloria? Ma ricordate che per Dio ogni anima è unica. Nostro Signore desidera perciò un’amicizia unica con ogni anima, specialmente con ogni anima battezzata. Nessun cristiano può dire: “Ma ha già la compagnia dei Santi in Cielo, non può aver bisogno della mia”. No, in qualche modo misterioso, la compagnia dei Santi non Gli basta; Egli desidera anche la nostra, e così ci resta vicino. Abbiamo il potere di rispondere a questo desiderio o di rifiutarlo.
Siamo arrivati al mese di giugno. Questo è un mese tradizionalmente dedicato alla riparazione del Sacro Cuore. Si pensi, ad esempio, a quelli che l’atto di riparazione chiama “i crimini pubblici delle nazioni”, crimini che, ahimè, si stanno moltiplicando, soprattutto in questo mese. Ma possiamo anche pensare a cose che non sono delitti ma che, secondo santa Teresa di Lisieux, feriscono il Cuore di Cristo più profondamente dei peccati dei non credenti, e cioè il poco amore e l’indifferenza di molti Suoi amici; il fatto che i Suoi amici spesso non vengono a vederLo nel Sacramento del Suo amore e che danno per scontata la Sua presenza sulla terra. Come potrebbe il Suo Cuore non esserne ferito, anche se è nella beatitudine? Allora, facciamo atti di riparazione sia per la nostra negligenza passata, sia per quella altrui. Sappiamo che un giorno, come dice il Vangelo, la porta sarà chiusa; allora non ci sarà più tempo per coloro che hanno trascurato di cercare il Suo Volto mentre ne avevano la possibilità. In questo mese di giugno, tanti cristiani, e tanti che non sono ancora cristiani, ascoltino la voce del Signore che li chiama dal tabernacolo. Perché “è giusto che gli amici passino il loro tempo insieme”.