Contemplazione e devozione

+ In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.
Il Concilio di Trento dichiara che la santa Madre Chiesa ha stabilito cerimonie, come le benedizioni mistiche, i lumi, gli incensi, le vesti e molti altri elementi trasmessi dall’insegnamento e dalla tradizione apostolica, per mettere in evidenza la maestà di un sacrificio così grande e con cui le menti dei fedeli siano attratte da questi segni visibili della religione e della pietà, alla contemplazione delle altissime cose che sono nascoste in questo sacrificio.
Possiamo osservare che ciò che si dice della contemplazione sia vero anche della devozione e considerare brevemente l’effetto dei rispettivi riti sulle menti e sui cuori dei fedeli.
Prima guardiamo brevemente alcuni nuovi elementi e poi alcune soppressioni, che incidono negativamente sulla contemplazione e sulla devozione.
Quali nuovi elementi limitiamoci alla santa Comunione, enumerando il segno della pace, il canto dei fedeli mentre si recano all’altare per ricevere il Signore Eucaristico in piedi, la distribuzione da parte di laici e laiche, e nella mano, il ringraziamento seduti e gli annunci subito dopo la santa Comunione. Tutto ciò rende il dovuto raccoglimento quasi impossibile.
In precedenza abbiamo considerato la soppressione di elementi come i segni di croce ed i bei paramenti. Poiché questi elementi non solo esprimono e mettono in evidenza la maestà del santo Sacrificio, ma servono anche a innalzare le menti ed i cuori dei fedeli a Dio, ne consegue che la loro soppressione abbia impoverito la Messa sia in sé stessa che nel suo effetto sui fedeli presenti.
Quale importante esempio di tali elementi, consideriamo il canto gregoriano. Il canto gregoriano per la Messa cantata comprende sia le parti del proprio (cioè l’Introito, il Graduale, l’Alleluia e versetto, l’Offertorio e la Comunione) come pure il Kyriale (cioè il Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus ed Agnus Dei). Vedremo come una parte considerevole di questo patrimonio sia stata eliminata o mutilata e come il resto sia stato malamente adattato alla liturgia. Poiché molti testi del proprio sono stati cambiati nel Nuovo rito ed il Graduale è stato interamente abolito, le rispettive composizioni Gregoriane sono, di fatto, state eliminate [129].
Per quanto concerne il Kyriale: il Kyrie ed il Gloria non sono più obbligatori (secondo le disposizioni precedenti), quindi sono cantate più raramente ed il Kyrie è stato mutilato. Inoltre, il canto gregoriano non si adatta bene al Nuovo rito, né spiritualmente, né liturgicamente.
Per quanto concerne il secondo punto: il canto gregoriano non è stato integrato nel corpo della Messa. Mentre nel Rito antico il celebrante esegue azioni liturgiche durante il canto dell’Introito, del Kyrie, dell’Offertorio, del Graduale, dell’Alleluia, Sanctus, Agnus Dei e la Comunione, nel Nuovo rito questo è impossibile. Egli deve dire ciascuna preghiera a voce alta, poi fare una pausa mentre il coro canta e solo dopo continuare a celebrare la Messa.
Esamineremo ora in particolare le sequenze Dies Irae e Libera Me dalla Messa da Requiem e la preghiera Kyrie Eleison dal comune.
Le prime due sequenze sono collocate tra i più grandi tesori della civiltà occidentale: Mozart disse che avrebbe volentieri dato l’intero suo opus musicale in cambio delle note di apertura della prima sequenza. Nella riforma liturgica entrambe le sequenze sono state soppresse.
La preghiera Kyrie Eleison, istituita con una ripetizione tripla mille anni fa, è stata sostituita con una ripetizione duplice, mutilando così non solo il testo liturgico ma anche la sua espressione nel canto gregoriano [130].
Quale principio liturgico, ci si può chiedere, è operativo qui? Quello di sopprimere elementi «che col passare dei secoli furono duplicati o meno utilmente aggiunti» (SC 50)? O quello di comporre riti che risplendano di «nobile semplicità, chiari nella loro brevità e senza inutili ripetizioni» (SC 34)? – due passi citati con approvazione da monsignor Bugnini nella Riforma Liturgica (1.4).
Se così, i riformatori sembrano essere inconsapevoli (per non parlare del significato Trinitario della ripetizione triplice del Kyrie Eleison) del principio liturgico di ripetizione, sia per istruire, come nel ciclo di letture che si ripete in forma identica ogni anno, sia per commuovere il cuore, come qui.
Sembra piuttosto che considerino la liturgia semplicemente un modo di eseguire una funzione o convogliare un concetto.
Vediamo come sono stati o soppressi o mutilati quei testi profondamente commoventi in un’espressione musicale sublime, che elevano a Dio tutta l’angoscia, la sofferenza, miseria e peccaminosità dell’uomo, per portargli la consolazione [131]. L’insistenza dell’uomo sulla sua indegnità a ricevere il Re dei re sotto il tetto della sua anima è stata zittita.
Questo non è più il culto di Dio dove il cuore dell’uomo è toccato dai testi, dalla musica e dalla ripetizione, ma il culto dell’uomo: un culto vuoto, dove l’esistenza della sofferenza e della colpevolezza non è neppure riconosciuta.
Se è vero che lo spirito del Novus Ordo Missae è il culto dell’uomo, ne consegue che i più sfacciati abusi a cui abbiamo assistito in tempi recenti, come quelli descritti da Michael Davies nei suoi capitoli sul President as Actor (cap. 8), The Children’s Directory (9), Send in the Clowns (10), e Bring on the Dancing Girls (11), non sono accidenti di questo rito, ma piuttosto una conseguenza della sua dinamica interna ed una manifestazione del suo vero spirito [132]: uno spirito che culmina in liturgia concepita come se Dio non esistesse: “etsi Deus non daretur” [133].
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129 O piuttosto profanate (nel vero senso della parola),perché queste composizioni sono state bandite dalla chiesa e trasferite su nastri e dischi, cosicché possano essere suonate per accompagnare qualsivoglia numero di attività secolari, quando non sono eseguite in sale pubbliche sterili od in chiese dove il Santissimo Sacramento è spesso lasciato nel tabernacolo ed ignorato — forse il segno più chiaro del divorzio di queste composizioni dal culto di Dio per il quale erano state create.
130 Anche se a volte il Kyrie gode di una ripetizione tripla nonostante il testo della nuova Messa. In modo simile, la preghiera Domine non sum dignus, che precede immediatamente la Comunione, recitata tre volte prima dal celebrante e poi dal popolo, è stata ridotta ad una singola recitazione fatta tutti insieme.
131 L’autore ricorda come una madre, da molto tempo straziata dal dolore, fu capace di accettare la morte del figlio solo dopo aver partecipato ad una Messa da Requiem cantata per il riposo della sua anima.
132 Che è come noi rispondiamo ai pacifisti nominati nel prefazio. Simili osservazioni possono essere fatte, mutatis
mutandis, del Concilio Vaticano II.
133 Cardinal Ratzinger: La mia Vita, p. 174, versione tedesca.