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Con sant’Agata, “schiavi” di Cristo

Storia22 Gennaio 2021
Testo dell'audio

Il 5 febbraio la Chiesa celebra con grande gioia la festa di sant’Agata, vergine e martire. Nel III secolo, quando l’imperatore romano Decio emanò il decreto contro i cristiani, proibendo il culto cristiano e imponendo il culto degli idoli pagani, sant’Agata, una giovane siciliana di notevole bellezza fisica e di profonda pietà cristiana, divenne oggetto della persecuzione condotta da Quinziano, governatore della Sicilia.

Quinziano aveva un duplice motivo perverso, che lo spingeva ad indurre Agata ad abbandonare la fede in Cristo e a dare culto agli idoli. Egli non soltanto voleva l’eradicazione della Cristianità da parte dell’Impero sotto il suo governo, ma desiderava anche soddisfare i desideri carnali, che nutriva verso la bellissima ragazza. Innanzitutto provò a corromperla, affidandola ad una donna di cattivi costumi, che non esitò a minacciare la giovane pur di convincerla ad abbandonare il Signore e la Sua via.

Ma sant’Agata si mostrò sempre più ferma nelle espressioni d’amore per il Signore. Dai testi antichi sulla passione e morte di sant’Agata, sappiamo quanto la giovane vergine, consacrata totalmente a Gesù, soffrì per non tradire l’alleanza di amore, che Cristo aveva stretto con lei. Ella, infatti, confidava eroicamente nelle Sue parole: «Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà» (Lc 9, 24). Agata restò ferma nella fede e nell’alleanza d’amore col Signore.

Come giovane vergine indifesa, sant’Agata fu «debole per il mondo» (I Cor 1, 27). Ma Dio la scelse per «confondere i forti» (I Cor 1, 27), per confondere quelli che si vantano di sé stessi, invece di vantarsi nel Signore e nella Sua Legge. Nella vita e nella morte di sant’Agata traspare quella verità celebrata nell’ispirato inno in lode dell’amore divino, il Cantico dei Cantici: «Perché forte come la morte è l’amore, tenace come il regno dei morti è la passione: le sue vampe sono vampe di fuoco, una fiamma divina (Ct 8, 6)».

L’amore divino, versato nei nostri cuori dal glorioso Cuore di Cristo trapassato è una forza invincibile, che, nonostante tutto quello che il mondo orchestra contro di noi, ci conduce alla vita eterna. Anche il fedele più debole in qualsiasi senso, cooperando con l’effusione della grazia divina nella sua anima, riceve la forza di rimanere fedele all’alleanza che il Signore ha stretto con lui.

Vedendo la resistenza di sant’Agata, Quinziano la fece convocare in tribunale, dove ebbe un dialogo con il giudice, che manifesta il profondo senso dell’amore verginale della santa per il Signore, fedele fino al martirio.

La logica del mondo adoperata dal giudice pagano pretende che la nostra dignità umana, che soprattutto i nobili devono manifestare, debba consistere nel fare quello che lo stato ci permette e le nostre inclinazioni più basse ci spingono a fare. Questa logica, come illustra sant’Agata nella semplicità e chiarezza delle sue risposte al giudice, è profondamente sbagliata, perché ignora il nostro rapporto primario e fondamentale con Dio, che rivela il Suo piano per noi nell’Incarnazione redentiva del Suo unigenito Figlio.

La nostra dignità e nobiltà, con la correlativa libertà, non viene né da noi stessi né dallo stato, ma da Cristo, Dio Figlio Incarnato. Agata, dal punto di vista della logica umana, avrebbe potuto salvare la sua vita rinnegando Cristo, adorando gli idoli e sottomettendosi ai desideri carnali del Governatore Quinziano, ma, agendo così, avrebbe guadagnato soltanto l’infelicità nella vita presente e la perdita della vita eterna. Invece, essendo una fedele “schiava” di Cristo, Sant’Agata godeva di quella piena ed autentica libertà che comporta la felicità già in questo mondo e la speranza sicura della felicità eterna nel Regno dei Cieli.

Sant’Agata, veramente innamorata di Cristo come cristiana ed ancora di più come vergine consacrata, sapeva bene che l’amore del Signore non può essere scambiato con nessuna cosa al mondo, secondo la sapienza del Cantico dei Cantici: «Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa in cambio dell’amore, non ne avrebbe che disprezzo» (Ct 8, 7). La giovane santa, nella profondità del suo cuore, aveva compreso che solo il nostro rapporto d’amore con Cristo ci salva, come ci assicura il Signore stesso: «Io sono la Via, la Verità e la Vita» (Gv 14, 6).

Chiediamo, per l’intercessione di sant’Agata, la grazia di imitare la purezza del suo cuore, unito pienamente al Cuore Sacratissimo di Gesù, cosicché possiamo anche imitare il suo coraggio nella battaglia per la causa di Cristo, la causa della «sapienza per opera di Dio, giustizia, santificazione e redenzione» (I Cor 1, 30). Impetriamo la grazia di essere martiri con sant’Agata, pronti a soffrire l’indifferenza, la derisione, la persecuzione e, finanche, la morte, restando invincibilmente forti in Cristo, nel Suo amore versato senza misura e senza fine nei nostri cuori.

 

Questo testo del card. Raymond Leo Burke è tratto dalla rivista Radici Cristiane. Visita il sito radicicristiane.it

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