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Come Eterno Sommo Sacerdote

Liturgia15 Luglio 2021
Testo dell'audio

Come Eterno Sommo Sacerdote secondo l’ordine di Melchisedech Cristo non cessa e non cesserà fino alla consumazione del tempo di offrire Se stesso nella Messa al suo Padre Celeste; ma ora non lo fa più da solo in modo personale e visibile, come ha fatto nell’Ultima Cena e sulla Croce, ma in modo invisibile e con l’assistenza di un rappresentante umano. Cristo è infatti il celebrante principale presso l’altare, perché Egli ha la parte primaria e principale nella celebrazione del Sacrificio Eucaristico; tuttavia Egli non svolge questa azione da solo e senza assistenza, ma impiega per essa servitori e strumenti appositamente autorizzati, cioè sacerdoti validamente ordinati.

Il sacerdote visibile opera come vivente e libero rappresentante di Gesù Cristo; pertanto, egli esegue, anche se solo come strumento del Signore, ma in modo reale, l’atto di consacrazione o sacrificio presso l’altare. Alla sua ordinazione riceve l’eccelso potere sovrumano e divino di trasformare gli elementi del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di Cristo, cioè di celebrare la Messa; perché solo Dio può impartire tale potere. Questo potere, come i santi Ordini in generale, non può essere né perso né distrutto; così come il carattere sacerdotale non può essere cancellato dall’anima del sacerdote, allo stesso modo, il potere del sacrificio non può essergli tolto. Ogni sacerdote validamente ordinato, e solo uno di essi, può offrire il Sacrificio dell’Eucaristia.

In questa azione egli rappresenta sempre la persona di Cristo e, come ministro autorizzato, agisce in Suo nome. Qui il carattere privilegiato e la dignità del sacerdote officiante si contrappongono alla condizione dei fedeli, ai quali non è stato conferito un tale potere sacrificale celeste.

All’altare, il sacerdote officiante agisce non solo come rappresentante e come organo di Cristo, ma anche nel nome e sotto l’autorità della Chiesa. Perché l’Eucaristia è patrimonio della Chiesa Cattolica: ad essa nostro Signore ha lasciato in eredità il Sacrificio Eucaristico, perché possa sempre rendere all’Altissimo l’onore e la gloria dovuti, così come dispensare con mano generosa ai suoi figli bisognosi la pienezza e la ricchezza di tutte le benedizioni. Cristo nostro Signore, nell’eccesso della Sua divina munificenza e bontà, ha trasferito alla Chiesa il Suo Corpo e il Suo Sangue, Se stesso insieme a tutti i tesori della Sua grazia, ponendo questo come offerta nelle sue mani, perché lo offrisse in sacrificio a Dio.

Per Chiesa intendiamo tutti i fedeli nella misura in cui essi, uniti gli uni agli altri e sottomessi al loro legittimo Pastore, formano un solo ovile e un solo regno, l’unico corpo mistico e l’unica sposa di Cristo. – Tutta la Chiesa, quindi, offre il Sacrificio Eucaristico; perché è un atto di culto pubblico e solenne, che si celebra sempre in nome e per il bene di tutto il popolo di Dio. Ora, la Chiesa non può celebrare senza un sacerdote; egli è ordinato per essere il rappresentante degli uomini (constituitur pro hominibus Eb. 5,1), cioè, in modo che egli può davvero celebrare e offrire il sacrificio in nome dei fedeli come mediatore tra Dio e il popolo.

Pertanto, presso l’altare, il sacerdote è il rappresentante autorizzato di Gesù Cristo e della Chiesa, ma in un duplice modo: Gesù Cristo, il Divino Sommo Sacerdote, celebra per mezzo del Sacerdote che è Suo ministro subordinato; la Chiesa, al contrario, celebra nella persona del sacerdote, che è il mediatore superiore dato da Dio. Quando consacra, cioè celebra il Sacrificio Eucaristico, il sacerdote rappresenta, innanzitutto, la persona di Gesù Cristo, e poi la Chiesa. Quindi anche lui agisce e parla in nome della Chiesa, in quanto compie i restanti atti di culto divino, cioè le cerimonie e le preghiere liturgiche che accompagnano e attorniano la funzione sacrificale. 

Da ciò, ne consegue che le preghiere della Messa non sono preghiere private del sacerdote, ma preghiere pubbliche, ossia, le preghiere della Chiesa; e come tali è collegato ad esse uno speciale ed efficace carattere impetratorio, indipendente dalla disposizione del sacerdote che celebra (valor ex opere operato).

Il sacerdote, pertanto, celebra in nome della Chiesa, a nome di tutto il popolo cristiano, in modo che, nella misura in cui essi sono membri della Chiesa, tutti i fedeli almeno abitualmente offrono attraverso di lui come loro rappresentante il Sacrificio Eucaristico. Per questo anche il Principe degli Apostoli chiama tutti i cristiani “un sacerdozio santo e regale” (1Pt 2, 5-9), cioè chiamati “ad offrire sacrifici spirituali, graditi a Dio per mezzo di Gesù Cristo.”

La partecipazione effettiva di ogni singolo fedele al Sacrificio Eucaristico avviene in modi diversi e in gradi diversi, a seconda che la loro azione e cooperazione sia solo interiore o anche esteriore. Per esempio, colui che assiste devotamente alla Messa, colui che comunica durante la Messa, colui che serve all’altare, colui che ha detto una Messa o che contribuisce a ciò che è necessario per il Sacrificio, partecipa in modo più speciale alla celebrazione del Sacrificio stesso, rispetto a colui che solo interiormente, cioè, senza essere presente fisicamente, unisce la propria intenzione con il santo Sacrificio e le preghiere del sacerdote all’altare.

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