Caterpillar Biden scatenato su aborto e Lgbt

Effettivamente un record il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ce l’ha già, ma è negativo: è il più filoabortista di tutti gli inquilini della Casa Bianca. Peggio addirittura del suo predecessore Obama, pure del partito democratico.
Un rapporto apparso sul Friday Fax, periodico edito dal C-Fam ovvero dal Centro per la Famiglia ed i Diritti Umani di Washington, mostra come nei primi cento giorni di mandato presidenziale, Biden si sia rivelato particolarmente zelante nel cancellare, a colpi di ordini esecutivi, tutti i provvedimenti pro-life assunti da Donald Trump, dicendo di voler così rimediare al «danno» prodotto dalla scorsa Amministrazione, riaffermando lo status quo precedente. Così ha ripristinato i finanziamenti al Fondo per la Popolazione delle Nazioni Unite. Ha incaricato l’Agenzia per lo Sviluppo Internazionale americana di trovar soldi «adeguati» per la promozione della «salute sessuale» e dei «diritti riproduttivi».
Ma Biden, in realtà, ha purtroppo fatto molto di più e di peggio: nel corso della Revisione periodica universale dell’Onu, egli non ha solo «preso nota», come per l’appunto fece Obama, ma ha addirittura «sostenuto» le sollecitazioni giuntegli da diversi Paesi membri di cancellare le restrizioni sui finanziamenti per gli aborti all’estero, proponendosi di riuscirvi grazie ad acrobazie giurisprudenziali per evitare il voto del Congresso ovvero introducendo delle eccezioni all’emendamento Helms.
Non solo: Biden ha anche ritirato gli Usa dalla Dichiarazione di Consenso di Ginevra, con cui 35 Stati hanno dichiarato che non esiste un diritto internazionale all’aborto. Secondo l’attuale inquilino della Casa Bianca, ciò «non sarebbe coerente con le politiche dell’attuale Amministrazione». In più, assieme alla sua vice Kamala Harris, ha promesso di trasformare per la prima volta in legge federale la sentenza della Corte Suprema Roe v. Wade, che di fatto introdusse l’aborto negli Stati Uniti, proposito che solo il Congresso potrebbe bloccare.
Non c’è che dire: Biden sta eseguendo diligentemente ed, anzi, con particolare zelo i compiti assegnatigli da sostenitori e sponsor della sua campagna elettorale, tra i quali figura Planned Parenthood. Gli diedero il proprio appoggio in cambio di una nuova politica filoabortista da parte della Casa Bianca ed ecco fatto. I loro desideri sono stati esauditi. Sulla pelle di milioni di innocenti, uccisi a causa loro ed immolati per il loro business.
Ma non è finita qui, non v’è solo l’aborto certamente nelle politiche rivoluzionarie dello staff presidenziale. Se Donald Trump è stato il primo presidente a partecipare alla Marcia per la Vita, ora Kamala Harris si vanta d’essere la prima vicepresidente in carica ad aver partecipato al «Gay Pride» di Washington. E già da qui si capisce la differenza netta tra le due Amministrazioni ed i valori da esse sostenuti.
La Harris ha promesso così nuovi sostegni alla galassia Lgbtqi e nuove leggi di tutela, sull’occupazione e sulla casa: «C’è ancora molto lavoro da fare e siamo impegnati in questo». A partire dai simboli, quale la cosiddetta bandiera «arcobaleno» esposta alla Casa Bianca e dalle ambasciate Usa in tutto il mondo.
Se approvato, l’Equality Act di Biden ed Harris costringerebbe le agenzie cattoliche per le adozioni ad affidare i propri piccoli alle coppie omosessuali, gli esercenti (fioristi, fotografi, panettieri,…) a fornire i propri servizi anche per eventuali «nozze gay», datori di lavoro ed imprese a tollerare travestimenti e cambi di sesso, indipendentemente dalle proprie politiche aziendali, le donne a condividere senza fiatare camere da letto, docce, spogliatoi e bagni con uomini, che si dichiarano donne.
Per questo, la Conferenza episcopale statunitense ha già dichiarato guerra all’Equality Act, dicendosi pronta a sensibilizzare i senatori, anche con un imponente invio di mail, affinché si esprimano contro tale provvedimento. Provvedimento, che la Camera ha già approvato, sia pure di strettissima misura (224 sì contro 206 no), ma che necessita dell’approvazione anche da parte del Senato per poter essere applicato.
I vescovi americani evidenziano come l’Equality Act calpesti gravemente la libertà religiosa e la missione della Chiesa.
Nessun rimorso tra gli elettori di Biden, disposti a dichiararsi cattolici? Se hanno ancora una coscienza, qualche tardivo senso di colpa, in loro, potrebbe, anzi dovrebbe spuntare.