Bernardo di Chiaravalle, compendio del Medioevo

San Bernardo nacque nella legione francese della Borgogna, nel 1090, da una famiglia nobile che gli garantì un’educazione religiosa e letteraria di ottimo livello. Intorno agli anni 1112-1113 entrò nel monastero di Citeaux.
Di lì a poco fu nominato abate di Clairvaux (Chiaravalle) e ricevette la consacrazione ufficiale e, contemporaneamente, l’ordinazione sacerdotale. A partire dagli anni 1127-1129, cominciò a intervenire attivamente nelle vicende ecclesiali e nelle dispute teologiche, schierandosi, in particolare, dalla parte del Pontefice Innocenzo II contro l’antipapa Anacleto II.
Tra il 1139 e il 1140 ingaggiò una dura polemica contro il filosofo Pietra Abelardo, del quale fece condannare alcune tesi teologiche erronee. Nel 1146, il Pontefice Eugenio III incaricò Bernardo di predicare la seconda crociata in Francia, Baviera, Germania e Fiandre. Nel biennio 1147-1148 il santo Dottore si impegnò a confutare gli errori teologici del pensatore Gilberto Porretano; poco tempo più tardi fallì il progetto di una nuova crociata che avrebbe dovuto vederlo ancora una volta in prima linea con la sua infiammata predicazione. Bernardo morì il 20 agosto del 1153, consunto dalla malattia e dalle privazioni, eppure sereno e gioiosamente sostenuto da quella fede incrollabile che lo aveva accompagnato per tutta la vita.
Monaco dalla tempra eccezionale, fine letterato e pensatore profondo, personalità dal carattere granitico e leader carismatico, san Bernardo è stato uno dei maestri più illuminati di tutta la tradizione del misticismo cristiano. La riflessione sul tema dell’amore costituisce il vertice e la sintesi della sua teologia Egli. infatti, è convinto che l’uomo ha il dovere primario di amare Dio.
“La causa per cui si deve amare Dio – afferma Bernardo – è Dio stesso; il modo di amarlo è oltremodo”. Il Santo abate, forte di una spiccata sensibilità biblica, muove dalla considerazione che Dio colma quotidianamente tutti gli uomini, anche coloro che non credono, di un grandissimo numero di doni: primo fra tutti il dono della creazione e, accanto a esso e di esso non meno straordinaria quello della salvezza attuata da Gesù Cristo.
Inquadrato entro questi termini, l’amore smisurato di Dio richiede una risposta altrettanto smisurata; una risposta scevra da ogni calcolo egoistico, che si concretezza in un percorso di liberazione dalle forme più basse dell’amore di se stessi, senza comunque che si giunga a una inconciliabilità di fondo tra la dimensione umana, terrena e fisica dell’amore, e quella più schiettamente divina.
San Bernardo ha così delineato uno straordinario itinerario ascetico e mistico che culmina nella perfetta coincidenza della volontà umana con quella divina tanto che si può addirittura amare noi stessi in virtù di Dio.
L’antropologia bernardiana è incentrata su due temi: il primo è quello della grandezza dell’uomo, creato con la prerogativa della libertà; il secondo riguarda invece la sua miseria, conseguenza del peccato originale, che Dio ha tuttavia redento mediante il sacrificio del suo unico figlio Gesù Cristo.
In tale contesto teologico e mistico trova posto una profondissima meditazione sulla figura e il molo della Madonna: il Santo di Chiaravalle è stato infatti uno dei più grandi mariologi di tutti i tempi, un innamorato devoto della Madonna, alla quale dedicò riflessioni di eccezionale fervore e valore.
Bernardo considera Maria sempre in rapporto a Cristo, sino a giudicare la sua divina materni-tà e la sua verginità non privilegi personali, ma condizioni necessarie alla salvezza dell’umanità. Il santo Dottore insiste molto sul ruolo di mediatrice avuto dalla Madonna, la Madre della misericordia che esercita la mediazione perfetta, una sorta di acquedotto (l’ardito paragone è di Bernardo stesso!) che conduce sino a noi il fiume della Grazia.
Inoltre, Bernardo sottolinea l’adesione assoluta che la Madonna seppe dare al progetto di Dio: in ciò Ella si è dimostrata modello insuperabile dell’unione perfetta fra la volontà umana e quella divina, tanto da accettare di scomparire per far posto al Signore e alla sua gloria.
Come ha ricordato Jean Leclercq, uno dei maggiori conoscitori della figura e dell’opera bernardiane, il Santo di Clairvaux vide perfettamente realizzate in Maria le virtù tipiche del monachesimo: il silenzio osante, l’obbedienza incondizionata, la rinuncia a tutto quello che non è volontà di Dio. E ciò gliela fece sentire particolarmente vicina, come una Madre che non abbandona mai i propri figli.
Questo testo di Maurizio Schoepflin è tratto dalla rivista Radici Cristiane. Visita radicicristiane.it