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Bernard-Henri Lévy: un illuminista che vuole aprire le porte all’Islam

Analisi e commenti28 Luglio 2020
Testo dell'audio

Bernard-Henri Lévy è un intellettuale e imprenditore francese che scrive per il Wall Street Journal e il Corriere della Sera. E’ stato consulente di Sarkozy, nella sciagurata primavera araba del 2011 ed è ora consulente del presidente Macron. E molto abile nel combinare l’attività culturale con quella economica. Pare che la sua fortuna, in parte ereditata, in parte frutto di investimenti, ammonti a qualche centinaia di milioni di euro. Ma questo ci interessa poco. Ci interessano le sue idee che ha avuto modo di esporre in Italia lunedì 27 luglio, nella trasmissione di Nicola Porro “Quarta Repubblica”.

Lévy proviene dai cosiddetti “nouveaux philosophes” i nuovi filosofi francesi post-sessantottini. In realtà, in questa trasmissione ha dimostrato di essere uno degli ultimi vetero-illuministi, riprendendo vecchi argomenti mille volte confutati e soprattutto smentiti dai fatti.
A parte la curiosa tesi che non ha avuto modo di spiegare secondo cui, se in Europa troveremo un vaccino contro il coronavirus, sarà grazie agli immigrati africani, Lévy ha pesantemente attaccato la posizione critica del Presidente della Lega Matteo Salvini nei confronti dell’Islam e della Turchia. Salvini, e tutti coloro che criticano l’Islam, secondo Lévy, non capiscono niente. Non è vero, spiega l’intellettuale francese, che esiste uno scontro tra la Civiltà occidentale e l’Islam. Il vero scontro che esiste è quello interno all’Islam, tra fondamentalisti e moderati. Noi dunque non dobbiamo criticare l’Islam, ma criticare i fondamentalisti e fare di tutto per aiutare i moderati islamici contro i fondamentalisti. Erdogan poi, secondo Lévy, non è un islamista, ma un nazionalista, che mira alla conquista del Medio Oriente, ma il suo è un progetto neo-ottomano, politico e non religioso.

Ora Lévy, malgrado i suoi studi nelle università radical-chic, o forse proprio a causa di questi, sembra di capirci poco sull’Islam. Tutti gli studiosi seri dell’Islam, di qualsiasi parte, insegnano che la distinzione tra un Islam fondamentalista e un Islam moderato è fasulla. O meglio esiste solo come differenza tra due linee strategiche che tendono al medesimo fine: la conquista dell’Occidente da parte dell’Islam. E tra le due linee strategiche, la più pericolosa è proprio quella cosiddetta moderata, che si propone la conquista dell’Occidente non attraverso le scimitarre, ma attraverso la demografia, come sta avvenendo a Bruxelles, la città dove l’Islam è già oggi la prima religione e nelle scuole e l’insegnamento della religione musulmana ha superato per numero di studenti quello della religione cattolica. Bruxelles, la città che nel 2035 sarà a maggioranza musulmana, è la capitale dell’Unione Europea ed è lo specchio dell’Europa di domani: l’Europa che per combattere il fondamentalismo regala il potere all’Islam moderato, che semplicemente non esiste, così come non esiste la distinzione tra Islam religioso e Islam politico, perché l’Islam assorbe la politica nella religione, e il progetto di conquista di Erdogan è religioso e politico al tempo stesso.
Perciò, il 24 luglio, l’imam Ali Erbaş, presidente degli Affari Religiosi della Repubblica Turca, è montato in cattedra nella basilica di Santa Sofia, convertita da museo in moschea, e dopo aver sguainato l’antica spada della conquista, ha letto i versi del Corano che sono incisi sulla spada, in particolare la sura Maryam e la sura Ikhlas, che negano con vigore la Santissima Trinità, come una blasfemia che merita di essere punita.

Per i Fratelli Musulmani, come per Erdogan l’obiettivo finale della conquista non è Parigi o New York, ma la città di Roma, perché la guerra in corso prima di essere economica, politica, demografica è religiosa e Roma è il centro spirituale del mondo.
Un’ultima contraddizione. Lévy da una parte dice che l’Islam non è un pericolo, dall’altra dice che bisognerebbe aiutare i moderati per spaccare l’Islam e combatterlo più efficacemente: dunque considera l’Islam un pericolo. Ma allora perché gli tende la mano, difendendo il diritto degli immigrati ad invaderci?

Perché è un illuminista e il vero nemico degli illuministi non è l’Islam, ma la Civiltà cristiana, che gli illuministi odiano con la stessa foga con cui essa è odiata dall’Islam. E allora è necessario ritrovare la forza morale che nel 1571 a Lepanto sbaragliò l’Islam, per difenderci sia dall’invasione islamica che da quegli illuministi, come Bernard-Henri Lévy, che all’Islam vogliono aprire le porte.

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