Benedetto XIII

Papa Benedetto XIII (Vincenzo Maria Orsini, 1650-1730) è il quarto e finora ultimo pontefice proveniente dall’Ordine dei Predicatori, secondo della famiglia Orsini, dopo Niccolò III, che resse le sorti della Chiesa dal 25 novembre 1277 alla sua morte, avvenuta il 22 agosto 1280.
Cardinale ancora giovanissimo, dal 22 febbraio 1672 e suo malgrado, perché sua madre, Giovanna Frangipane della Tolfa, pretese nei patti matrimoniali, per le nozze che intercorsero tra il secondogenito Domenico ed una nipote di Clemente X, Ludovica Altieri, che il figlio maggiore fosse elevato al cardinalato. I biografi, tra i quali spicca il domenicano Giuseppe Bartolomeo Vignato, raccontano addirittura ch’egli, trovandosi a Bologna in quel periodo, fuggì e si nascose nel convento di Ronzano. Dovette intervenire il maestro generale dell’Ordine che, per santa ubbidienza, gli impose di accettare la berretta e la dignità cardinalizia.
Da quel momento in poi, fu una scalata continua verso le dignità episcopali, che lo videro protagonista come arcivescovo di Siponto, cioè Manfredonia, dal 1675; arcivescovo di Cesena dal 1680; arcivescovo di Benevento dal 1686; e romano pontefice dal 29 maggio 1724 fino alla morte, 21 febbraio 1730. Pontefice, nonostante le forti e personali resistenze, con le lacrime agli occhi, ad accettare il supremo incarico, se non dopo un altro intervento del suo superiore generale, che lo convinse a cingersi il capo con la tiara.
Di questo santo uomo, dedito solo alle cose di Dio, poco propenso e portato ad occuparsi delle faccende politiche e del mondo, nonostante i giudizi negativi ed affrettati di molti detrattori, nonostante le accuse infondate di debolezza, di poca e scarsa propensione alla gestione degli affari ecclesiastici, secondo Pastor e Montesquieu, recentemente – esattamente il 24 febbraio 2012 – è stata riavviata, a Roma, presso il Vicariato, la procedura diocesana per giungere alla sua beatificazione. Pier Francesco Orsini, questo il nome impostogli al fonte battesimale, nato il 2 febbraio 1650 a Gravina in Puglia (ma per alcuni nacque nel 1649), è il discendente di un’illustre famiglia: gli Orsini, grande casato romano, ramificato in diversi luoghi.
All’epoca erano rimasti solo due dei molti rami familiari: quello di Bracciano, che ha come suo più illustre rappresentante il cardinale Virginio Orsini, e quello di Gravina, dove appunto nasce il futuro Papa domenicano. Il padre è il duca Ferdinando, la madre è Giovanna Frangipane della Tolfa, anch’ella appartenente ad un celebre casato di Grumo. Donna di grande personalità, rimane vedova nel 1658, quando Pier Francesco ha otto anni. Molti anni più tardi, dopo l’ingresso del figlio nell’Ordine, anche la madre entrerà in un conservatorio, trasformandolo in monastero, sotto la regola di san Domenico, con il nome di suor Maria Battista dello Spirito Santo; ma prima di far questo, si opporrà tenacemente per anni alla vocazione religiosa del figlio.
Nei piani della famiglia, il primogenito Pier Francesco è destinato ad essere colui che governerà i grandi possedimenti e le ricchezze del casato, attraverso matrimoni combinati tra classi sociali della stessa stirpe. Così non fu, tanto che il giovane figlio della duchessa, con uno stratagemma, approfittando di un viaggio di istruzione a Venezia, di cui era considerato signore, bussò alle porte del convento di san Domenico di Castello e il 12 agosto 1688 vestì le bianche lane di san Domenico.
Forte fu il suo impegno in termini sociali. Non solo perché durante l’episcopato beneventano dovette far fronte a due terremoti, quello del 1688 e quello del 1702, ricostruendo ex novo la città, sotto il profilo urbanistico e sotto il profilo morale, caritativo, anche da un punto di vista strettamente sociale con l’istituzione dei Monti frumentari per combattere l’usura agraria, cui erano sottoposti i piccoli agricoltori. Esperimento, che aveva introdotto già a Manfredonia e che nel Sannio trovò pieno completamento espressivo, efficace, solidale e concreto. Addirittura, l’onorevole Giustino Fortunato, famoso e noto meridionalista, in alcuni interventi svolti alla Camera dei deputati, qualche secolo dopo l’introduzione e l’istituzione di questi benefici orsiniani, ne esaltò il valore, l’essenza e la validità.
Questo testo di Giuseppe Massari è tratto dalla rivista Radici Cristiane. Visita il sito radicicristiane.it