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Basilicata sacra: l’incanto di una terra

Tesori d'Italia22 Agosto 2020
Testo dell'audio

Seguendo il senso religioso, lungo le tracce del sacro, la terra di Lucania regala “il sorriso di Dio”. Lauree e cenobi, monasteri a cui solo accede l’anima che anela al ristoro dell’Eterno, s’alternano al frastuono dei riti arborei sopravvissuti ai secoli, e divenuti, nel tempo e fra i boschi, cristiani. Perché al turista come al viaggiatore la Basilicata disvela l’intimo misticismo di cui è intrisa la sua gente; i luoghi che segnano le testimonianze del sacro; il tempo che si rinnova secondo le liturgie dei culti mariani, il cielo abbagliante sotto il quale è andata in scena la Vita di Cristo, ripresa da tanto cinema religioso di grande fascino ed eco.

In quella che fu Terra d’Otranto, fra le Gravine e sull’altipiano murgiano, Matera conserva l’incanto di una presenza monastica che seppe affrescare di una sublime religiosità chiese e asceteri rupestri. Nelle cripte, di cui si riesce a contarne 155, è ritratto l’incontro del monachesimo orientale, in fuga dagli estremi e insicuri lembi della Calabria, con gli eremi benedettini; assieme ai basiliani, quando al secolo cessava l’atroce fulgore delle armi, testimoniarono l’eroica virtù dell’ascesi talvolta sino al martirio: un fervore mistico impresso nelle pitture parietali rupestri, di cui la Cripta del Peccato originale resta il segno più significativo di un atteso nuovo mondo a cui accedere attraverso l’ascesi.

Abbandonati i cenacoli delle chiese murgiane, seguendo il sentimento che infonde la pietà popolare, fra i boschi del Vulture e sulle sommità delle Dolomiti lucane trionfa il culto mariano con la Madonna Nera di Viggiano, che, adornata di nastri votivi policromi, sarà portata a spalla sino al Santuario del Sacro Monte, che abbandonerà nuovamente con la fine dell’estate; nel cuore della montagna calabro-lucano, in un santuario edificato alle pendici del monte Pollino, ancora al volto di Maria si indirizza la religiosità popolare, attraverso un rito che richiama migliaia di pellegrini, in una processione che alla testa vede le donne danzare.

La devozione per la Vergine pervade in realtà l’intero suolo lucano: di grande fascino si mostra il volto di Maria nella pittura parietale rupestre, nella stessa città dei Sassi che il 2 luglio a lei consacra il carro trionfale; nel cuore della Lucania, nella lingua ereditata dal Paese delle aquile, le comunità arberesche rivolgono i loro gesti di fede alla Madonna di Costantinopoli, conservando così l’antico costume albanese di protendere ad Oriente lo sguardo.

 

Questo testo di Tommaso Scandroglio è tratto da Radici Cristiane. Visita radicicristiane.it

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