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Amore e giustizia di Dio nell’invenzione del Purgatorio

Catechesi11 Maggio 2020
Testo dell'audio

Oltre alla santità, il Purgatorio manifesta ammirabilmente la sapienza e la bontà di Dio. Egli infatti non può soffrire impurità dinanzi a sé, perché la sua santità infinita vi si oppone. Siccome però quelle infelici sono morte in istato di grazia e nell’esercizio attuale dell’amore e del pentimento, e quindi non possono essere condannate agli odii e alle disperazioni eterne dell’Inferno, e siccome d’altra parte sono chiuse per loro tanto le porte del Cielo quanto quelle dell’Inferno, Iddio ha creato un luogo intermedio, un soggiorno destinato alle espiazioni temporanee, nel quale regni l’amore accanto alla giustizia e alla santità divina.

Sì, l’amore, il più tenero amore fu quello che creò il Purgatorio. Per ben comprendere questa verità, dice S. Caterina da Genova, bisogna pensare che quel che d’ordinario gli uomini ritengono come perfezione, è difetto dinanzi agli occhi di Dio, perché tutte le cose che fa l’uomo portano sempre con sé macchie ed imperfezioni quand’egli non riconosca che la perfezione in quel ch’egli fa è puro dono di Dio. Attesa perciò la corruzione del cuore umano, il Purgatorio era il solo mezzo che a Dio rimanesse per salvarci; poiché chi è mai fra noi che potrebbe ripromettersi di presentarsi senza colpe al tribunale divino? Se non vi fosse stato il Purgatorio, bisognava o che la giustizia di Dio avesse lasciato il peccato impunito, il che ripugna all’essenza sua, o che la quasi universalità delle anime fosse rimasta priva per sempre dalla vista di Dio; mentre ora, grazie a quest’amorevole invenzione del Purgatorio, possiamo ancora aspirare alle gioie della visione beatifica.

Così nessuna delle perfezioni divine, venendo lesa la misericordia e la verità, s’incontrano in quel soggiorno del dolore, la giustizia e la pace si tendono la mano e tutto si compie in perfetto ordine, sicché dopo espiato il peccato, segue subito il premio delle buone opere, e l’uomo è salvo. – Ed é appunto perché le anime del Purgatorio comprendono questa verità che invece delle grida di rabbia e di disperazione che si sollevano di continuo dall’Inferno, esse innalzano al cielo fra le loro pene canti sublimi d’amore ed inni di grazie. Ma, dirà qui taluno, come potrà mai esercitarsi nel Purgatorio la misericordia di Dio, se Iddio si trova quasi impotente verso quelle povere anime, dovendo la sua giustizia aver libero corso?

Risponderò che è tale l’armonia delle perfezioni divine, che non mai una nuoce all’altra, e mentre la giustizia è pienamente soddisfatta, la misericordia trova anch’essa sempre modo di esercitarsi; e Iddio che è amore per eccellenza, fa sempre penetrare in quelle oscure prigioni qualche raggio della sua immensa chiarezza. Come poi possa ciò accadere senza ledere la divina giustizia, sarà manifesto da quanto diremo. Per quattro canali la divina misericordia si spande continuamente su quelle povere anime, ed ecco come.

In primo luogo bisogna convenire che quasi sempre le anime sono mandate in Purgatorio in virtù di una disposizione di misericordia, e d’una misericordia tutta speciale. Infatti chi è fra noi che almeno una volta in vita sua non abbia meritato l’Inferno? Se ora passeggiamo per le vie della città o respiriamo l’aria pura della nostra campagna, e godiamo tutti i comodi della vita invece di contorcerci fra le eterne disperazioni dell’Inferno, non è forse per misericordia di Dio, che avrebbe potuto farci morire già in tante occasioni, coglierci all’impensata e farci piombare in quel baratro dove si trovano tante anime forse meno colpevoli di noi?

Ma ammettiamo per un momento d’aver conservato la nostra innocenza battesimale e di non esserci macchiati giammai di peccato mortale, chi potrà assicurarci di perseverare nel bene? E se in grazia della perseveranza finale, non commettendo nessun grave peccato, noi arriveremo un giorno in Purgatorio, non sarà forse anche questo un dono immenso della divina misericordia? In realtà però il caso dell’innocenza conservata fino alla morte è cosa rarissima, perché la maggior parte delle anime cadendo più o meno spesso in peccato mortale, si rendono degne dell’Inferno. Eppure per una misericordia gratuita del Signore anche molte di queste si salvano, perché dopo una vita tiepida e negligente, dopo una serie di cadute e di ricadute nel peccato, purificate da un’ultima confessione ben fatta, sono salve dalle pene eterne.

Resterà loro, è vero, una più o meno lunga e dura pena da scontare in Purgatorio, ma potrebbero forse lamentarsene se considerassero quante volte abbiano coi loro peccati meritato l’Inferno? Che dire poi di coloro che si salvano con un atto di perfetta contrizione concepita nei momenti dell’agonia? Queste anime che hanno forse passato tutta la lor vita nel peccato, accumulando confessioni nulle a comunioni sacrileghe, e intorno alle quali il demonio andava già tripudiando credendole sua preda, in virtù d’una grazia tutta gratuita e assai immeritata, s’illuminano ad un tratto, e sulla soglia dell’eternità e in mezzo agli spasimi dell’agonia mandando un grido supremo di pentimento, innalzando al cielo un atto di perfetta contrizione, si trovano perdonate e salve, e invece dell’Inferno che meritavano, non soffrono che le espiazioni temporanee del Purgatorio. Oh misteri della misericordia e dell’amore di Dio!

Il P. Ravignan era di parere che a’ di nostri, nei quali pure tante anime ingolfate nei pregiudizi si tengono lontane da ogni pratica di religione, molte se ne salvino per intervento diretto della divina misericordia, la quale non di rado agisce su loro negli ultimi momenti di vita. È vero che in questo caso lo spirito deve purificarsi dalle sue colpe con un lungo e duro Purgatorio, ma che importa quando l’eternità e assicurata? Anche se i supplizi di quelle anime venissero prolungati fino alla fine dei secoli, credete voi che se ne lamenterebbero?

Niente affatto; che anzi nel momento in cui presentatesi al divin Giudice ascoltano la loro sentenza, gioiscono esse in cuor loro sapendosi condannate alle temporanee espiazioni di quel carcere, non altrimenti che il condannato a morte, il quale venisse a sapere essergli stata commutata la pena del capo in pochi anni di prigionia. – In secondo luogo la misericordia divina si manifesta laggiù anche nell’applicazione della pena. Infatti per quanto terribili siano i supplizi del Purgatorio, bisogna convenire che son sempre molto inferiori a quello che merita il peccato. Ogni offesa fatta a Dio, per quanto sia leggera, essendo stata fatta verso una Maestà infinita, importa un’espiazione infinita.

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