La Cina finanzia il Vaticano? Accuse dagli Stati Uniti

Torniamo a parlare della Cina, ahimè, con alcunoe notizie. La prima viene da una giornalista statunitense, Bree A Dail @breeadail, che la riprende da altri siti, e che in pratica consiste in questo. Citiamo: “Il Vaticano riceve fino a due miliardi di dollari in tangenti, mantenendo il silenzio sulle atrocità del Partito Comunista contro i credenti religiosi. Il 20 giugno Guo Wengui, il fondatore e leader della rivoluzione (a Hong Kong, chiariamo), ha rivelato i dettagli dell’uso del partito del programma BGY per corrompere i paesi stranieri in un’intervista con la Battle Room di Steve Bannon. Il Vaticano, l’Italia e l’Australia ricevono ogni anno enormi tangenti dal Partito, mentre il Vaticano riceve fino a 2 miliardi di dollari all’anno. Guo Wengui ha rivelato che “il Partito Comunista Cinese stanzia 2 miliardi di dollari all’anno in BGY” per corrompere il Vaticano per influenzare il processo decisionale all’interno del Vaticano, mettendo a tacere la repressione della libertà religiosa da parte del partito”. Il piano BGY sta per: B per Blue, controllo con Internet; G per Gold, uso del denaro; Y per Yellow, uso di strumenti di seduzione e sesso.
In seguito a questo DeAnna Lorraine, una politica repubblicana statunitense, l’avversaria della portavoce del Partito Democratico, Nancy Pelosi, ha annunciato che chiederà ufficialmente alla Santa Sede di rendere pubblico l’accordo segreto siglato con Pechino.
Che cosa pensare? Ovviamente una notizia del genere ha bisogno di conferme – ufficiali è impossibile – ma almeno ufficiose prima di poter essere accettata senza se e senza ma. Ma il problema reale è che nella situazione in cui siamo una notizia come questa possa essere diffusa (i siti di cui abbiamo parlato hanno centinaia di migliaia di followers) e soprattutto che possa essere letta con il beneficio del dubbio anche da noi. C’è da chiedersi: questo sarebbe potuto accadere, ai tempi del pontificato di Giovanni Paolo II, o di Benedetto XVI? Lasciamo a voi la risposta…
E a rafforzare tutti i dubbi e le perplessità, dai più tenui ai più selvaggi sul contenuto dell’accordo (ma perché segreto? Che cosa c’è da nascondere?) arriva la notizia che il vescovo coadiutore Augustine Cui Tai di Xuanhua, 70 anni, è stato portato da funzionari cinesi in un luogo segreto secondo i cattolici locali, come ha riferito domenica UCA News. Il vescovo Cui è agli arresti domiciliari dal 2007.
Durante il suo periodo di arresti domiciliari, il vescovo Cui è stato periodicamente detenuto e rilasciato dalle autorità, compreso un arresto nel marzo del 2019 da parte di funzionari della provincia di Heibei. È stato rilasciato nel gennaio del 2020 e, secondo quanto riferito, è stato nuovamente arrestato il 19 giugno.
Cui è stato ordinato vescovo nel 2013, da allora è stato coadiutore del vescovo Thomas Zhao Duomo di Xuanhua, che ha 96 anni. Secondo un rapporto di AsiaNews del 2019, Cui è stato più volte detenuto, e ha trascorso periodi in campi di lavoro forzato, per aver intrapreso attività di evangelizzazione senza l’autorizzazione del governo. Si è anche espresso contro la Chiesa cattolica sponsorizzata dallo Stato in Cina, dicendo che sta costruendo una Chiesa “indipendente” dalla Santa Sede. Intanto, a seguito dell’accordo, e in linea con il programma di “sinicizzazione” del governo comunista, i funzionari statali in diverse regioni del Paese hanno continuato a rimuovere le croci e a demolire gli edifici ecclesiastici e i cattolici e il clero clericale clandestino continuano a denunciare molestie e detenzioni.