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Santa Casilda di Toledo. Dall’islam al Cristianesimo

Arte e Cultura15 Ottobre 2020
Testo dell'audio

Casilda fu una giovane musulmana, figlia dell’emiro di Toledo al-Mamun. Nacque nel X secolo, nella Spagna conquistata dagli Arabi. Il suo nome, di origine latina, è la forma femminile di Cassio, nome di una gens romana. Casilda venne educata alla fede musulmana. Col tempo, si mostrò molto compassionevole nei confronti dei cristiani fatti imprigionare dal padre e, per pietà, li andava a visitare – spesso di nascosto – in carcere, portando loro dei doni.

Il padre, insospettito dalla compassione di Casilda, decise di farla controllare. Un giorno venne sorpresa, mentre portava dei pani ai cristiani; ma la tradizione vuole che, al momento della perquisizione, le pagnotte si siano trasformate in rose. Un miracolo che accomuna santa Casilda di Toledo a sant’Elisabetta d’Ungheria: anche a quest’ultima, secondo la tradizione, si trasformarono in rose i pani che aveva nascosto per i poveri e gli ammalati, quando il marito le chiese di vedere di mostrargli cosa portasse nel grembiule.

Casilda andò incontro un giorno al suo destino, colpita da un male che nessun medico arabo era in grado di curare. Aveva sentito parlare di una fonte miracolosa tanto venerata dai cristiani, la fonte di San Vincenzo nella zona di Briviesca, a Burgos: pare questa fonte fosse celebre per le sue acque prodigiose, cui facevano ricorso i pellegrini, specie quelli affetti da emorragie. Casilda decise allora di immergersi nelle sue acque. Così facendo, guarì completamente dal suo male. Una guarigione non solo fisica, ma anche spirituale.

Casilda da quel momento decise di convertirsi al Cristianesimo ma senza scalpore: si fece battezzare, lasciò la vita di città e andò a vivere in un eremo presso la fonte miracolosa, che poi prese il suo nome. Secondo la tradizione, Casilda sarebbe morta forse centenaria da eremita nell’XI secolo, quando già correvano voci di miracoli da lei compiuti. Non è noto l’anno esatto del suo ritorno alla Casa del Padre. Il suo corpo venne comunque sepolto presso la chiesa di San Vincenzo.

Il 21 agosto 1750 le sue reliquie vennero solennemente traslate in un nuovo santuario. La sua festa liturgica ricorre il 9 aprile. Viene raffigurata vestita con abiti sontuosi, tipici della loro epoca e spesso con fiori nascosti nell’abito. Dalla morte in poi la santa è stata ed è oggetto di venerazione. La chiesa a lei dedicata a Briviesca, con annesso ospedale, è tuttora meta di pellegrinaggi. Viene invocata contro la sterilità coniugale e le emorragie.

 

Questo testo di Ascanio Massimo è tratto dalla rivista Radici Cristiane. Visita il sito radicicristiane.it

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